Migliorano le previsioni macroeconomiche per la provincia di Reggio Emilia nel 2021.
Secondo le ultime stime contenute negli “Scenari per le economie locali” di luglio elaborati da Prometeia e analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, il valore aggiunto provinciale dovrebbe crescere del 6,8%, in rialzo, quindi, rispetto alla previsione del +6% formulata nell’aprile scorso. La crescita del Pil reggiano, anche se su livelli più contenuti (+4,3%), dovrebbe poi continuare anche nel 2022.
La ripresa sarà influenzata dall’andamento di tutti i comparti dell’economia provinciale, seppure segnati da crescite differenziate.
L’aumento più consistente del valore aggiunto si prevede sarà registrato dal comparto delle costruzioni che dovrebbe crescere del 20,2% nel 2021, grazie anche alle agevolazioni del super ecobonus finalizzato a migliorare l’efficienza energetica degli immobili.
Per l’industria manifatturiera reggiana l’incremento del valore aggiunto dovrebbe raggiungere il 10,1%, quasi un punto e mezzo percentuale in più rispetto alle stime di aprile.
In ripresa anche il settore dei servizi: secondo le stime di luglio, il Pil del terziario dovrebbe crescere del 4,3%, in linea con le precedenti elaborazioni quando si ipotizzava un +4,2%.
Dopo la flessione stimata ad aprile in un 1,1%, anche l’agricoltura si riporta in terreno positivo, con un valore aggiunto che dovrebbe segnare un aumento dello 0,1%.
A trainare la ripresa sarà il trend registrato dall’interscambio commerciale; infatti, le esportazioni del “made in Reggio Emilia” sono ritenute in aumento del 16,5%.
Un leggero miglioramento si osserva anche per quanto riguarda il mercato del lavoro, con un +0,6% del numero di occupati (era +0,2% in aprile), percentuale che dovrebbe ulteriormente aumentare nel 2022 raggiungendo il +2,4%.
Infine, accelera di quasi un punto percentuale la crescita prevista per il reddito disponibile delle famiglie reggiane, che passa da +4,7% delle stime di aprile al +5,6%, mentre si riduce leggermente l’aumento previsto per la spesa per i consumi finali delle stesse famiglie, che dal 5,1% di aprile passa al 4,8% di luglio.