Grecia e Portogallo: Il nuovo feudalesimo del debito pubblico

Nessun giornale oserebbe giustificare un tale comportamento  ritenuto ILLEGALE e degno della peggiore usura mafiosa. Questo é invece  ciò che sta accadendo alla Grecia, al Portogallo, alla Spagna ed all'Italia. Il Belgio non vi é lontano e nemmeno la Francia. La differenza consiste che l'azione viene condotta da istituzioni pubbliche, da quelle dell'Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale. Nel caso della Grecia le suddette componenti pubbliche operano congiuntamente come i cavalli di una troika russa che tirano la slitta. Ma la troika del capitale istituzionalizzato non fa scivolare elegantemente sulla neve la slitta greca bensì la affonda. Le lettrici ed i lettori avranno notato che  mentre Atene bruciava sia la troika che il cosiddetto eurogruppo non erano mai soddisfatti degli accordi estorti al governo tecnico ed ai partiti della coalizione che lo appoggia. Da Bruxelles ritornavano sempre alla carica esigendo ulteriori tagli. Tuttavia anche l'accordo  imposto durante l'incendio di Atene si é arenato tra Bruxelles e Francoforte, sede della Bce. Il Financial Times ha creato un link (http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/ecofin/128014.pdf ) con la lettera inviata ad Atene dal presidente del cosiddetto eurogruppo preposto all'erogazione dei prestiti per il pagamento dei buoni che arrivano a scadenza. In essa si chiede un'ulteriore decurtazione della spesa di 325 milioni di euro e si esprimono riserve sull'analisi circa la sostenibilità del debito greco. Il prestito, di cui Atene non avrebbe comunque visto un euro in quanto sarebbe andato direttamente alle banche creditrici, è nuovamento slittato.

La sibillina frase sulla sostenibilità è la chiave per capire l'insieme della situazione europea ed ha una ricaduta immediata sul Portogallo.  Con la crisi che si aggrava giorno dopo giorno i dati arrivano quasi in tempo reale. Quelli di gennaio hanno mostrato che malgrado il forte aumento dell'IVA da parte del governo greco gli introiti fiscali sono diminuiti di circa un quinto. L'evasione fiscale, benché presente, non c'entra: è l'attività che sta crollando, i negozi e le aziende vanno in fallimento e la disoccupazione aumenta rapidamente; è logico quindi che il gettito fiscale diminuisca. Sta avvenendo anche in Italia sebbene non ancora ai ritmi della Grecia. Ne consegue che l'implosione dei redditi causata dall'austerità fa aumentare il peso del debito pubblico. Di fronte al fallimento delle politiche di austerità, fallimento lampante in Grecia, Portogallo e Spagna, la Troika e l'eurogruppo hanno deciso di accelerare i tempi per la Grecia. I calcoli di sostenibilità del debito effettuati ieri non sono più validi oggi e quelli di oggi non saranno più validi per domani. Quindi, dicono Troika ed eurogruppo “dato che domani avrete meno soldi per via dell'austerità che vi imponiamo, tagliate (cioé pagate) di più oggi. Anzi bisogna aumentare le decurtazioni in funzione del calo del reddito”. Ecco dove emerge il comportamento da usurai mafiosi della Troika e dell'eurogruppo. La Grecia è ormai senza via di uscita se non attraverso un abbandono dell'Unione Monetaria Europea. Ma anche questa mossa, se effettuata dalla Grecia da sola, avrebbe sul paese dei contraccolpi non inferiori ai danni provocati dall'austerità attuale e forse maggiori dei danni che possono subire paesi come la Germania, l'Olanda, l'Austria e la Finlandia. Infatti é nei circoli ufficiali di questo gruppo di paesi che sta prendendo piede l'idea di lasciar andare la Grecia.

Il Portogallo é in procinto di cadere nel pozzo senza fondo made in Europe per la Grecia. Lisbona ha applicato alla lettera le indicazioni di Bruxelles, Bce e Fondo Monetario (indicazioni che poi si riassumono sempre nell'entità dei tagli di bilancio e nei programmi di privatizzazione e liberalizzazione). Lo scorso maggio il governo  ha ottenuto un prestito di 78 miliardi di euro per onorare il debito. La rigorosa applicazione dei criteri di austerità ha causato la recessione ed ha innalzato il debito pubblico dal 107% al 118% del cosiddetto PIL.  Come la Grecia, il Portogallo non ha la struttura economica necessaria per poter trovare una via d'uscita tramite la crescita dell'economia. Il paese quindi non sarà mai in grado di pagare il debito pubblico. Tuttavia lo stesso ragionamento vale per la Spagna ed anche per l'Italia. In quest'ultimo caso, di fronte alla massiccia caduta del potere di acquisto intermo ci vorrebbe un vero boom delle esportazioni per creare una crescita che alleggerisca il peso del debito. Ma l'Italia ha un notevole deficit con l'estero  per cui il boom dell'export dovrebbe essere tirato da una crescita mondiale che semplicemente non c'é e non ci sarà. Vi è un termine eonomico inglese che definisce la servitù da debito: debt peonage. Usualmente l'espressione viene applicata a società agrarie ove contadini e mezzadri si ritrovano infeudati a causa del debito ad usura contratto con la grande proprietà terriera.  Le legislazioni borghesi contemporanee hanno reso questo fenomeno illegale ma esso viene ora reintrodotto a livello istituzionale europeo dato che un numero signficativo di paesi sarà costretto a pagare gli interessi in prepetuità senza mai liberarsi dal debito. L'Europa è la punta più avanzata nella trasformazione e regressione feudale del capitalismo.

Joseph Halevi, economista

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