Alexis Tsipras è un traditore. La Grecia sta vivendo ore cruciali e la sua condanna a morte sta per essere ratificata a ore dal parlamento ellenico. La Germania, per i propri interessi di bottega, ha condannato a morte l’Europa e l’euro, mentre gli altri Stati di Eurolandia (Italia in testa) si sono rivelati quello che si temeva: vassalli senza pudore. Questa, in estrema sintesi, la cronaca della crisi greca degli ultimi 3 giorni.
Ma andiamo per ordine, cominciando col dire che la farsa greca è quanto di meno serio sia mai avvenuto dall’avvento della moneta unica. Si consideri solo che si è fatto un referendum e poi il governo ha fatto l’esatto contrario di quanto scritto nel referendum medesimo. L’accordo bocciato da cittadini, infatti, era addirittura migliore di quello che ha portato a casa Tsipras e che ora sarà sottoposto al parlamento Greco. Come dire che la democrazia diretta è stata ammazzata a pugnalate. Da chi? Dal Bruto ellenico, al secolo Alexis Tsipras.
Lo spiega bene in un’intervista l’ex ministro delle Finanze greco, il centauro Varoufakis, che un piano, per la Grecia post referendum, lo aveva già elaborato. Ma non è stato appoggiato, anzi Alexis Tsipras ha deciso malgrado il “No” ulteriori concessioni e «ha accettato il fatto che qualsiasi fosse stata la posizione dei creditori, lui non li avrebbe sfidati, dice nell’intervista Varoufakis.
L’ex ministro su NewsStatesman ripercorre i cinque mesi della sua battaglia per cercare di salvare la Grecia. L’ex ministro greco afferma di non aver firmato la precedente offerta della Troika, che sembra generosa rispetto al nuovo salvataggio, perché «impossibile, tossica, una di quelle proposte che si presenta quando non si vuole raggiungere un accordo». La Troika, a suo avviso, non ha mai trattato in modo «genuino»: il governo Tsipras è stato eletto per rinegoziare un programma di austerity che aveva chiaramente fallito, che negli ultimi cinque anni ha lasciato senza lavoro un terzo dei greci e creato la peggiore depressione in un paese avanzato dal 1930. Ma tant’è, e ora non resta che raccogliere i cocci.
Gli inglesi sono furenti perché i burocrati di Bruxelles hanno chiesto di contribuire con miliardi al salvataggio greco, entro domani notte il parlamento greco si piegherà al colonialismo di Berlino e, a quel punto, inizierà il secondo tempo della tragedia. Già, perché gli armatori greci stanno progettando di spostarsi in massa se toglieranno i vantaggi fiscali, e questo provocherà un’emorragia di 200mila posti di lavoro che verranno a mancare (che sulla popolazione greca di circa 11 milioni di perso, sono davvero un sacco), l’aumento dell’iva ai turisti rendera’ meno competitiva la Grecia per il turismo o ridurra’ i profitti dei greci che decideranno di chiudere o ridurre il livello dei servizi.
Da ultimo, poi l’accorpamento degli istituti di credito ellenici porterà a un aumento enorme di disoccupati nel campo bancario. ll piano di punizione della Grecia, scritto dai Francesi (sono i tecnici del ministero delle finanze della Francia ad averlo dettato a Tsipras), e fatto ingoiare dai tedeschi a Tsipras che lo ha portato a Bruxelles, non contiene nessun elemento che faccia anche solo presumere che in un qualsiasi momento del prossimo futuro la Grecia possa tornare una nazione non dico solvibile, ma che almeno possa dare una speranza ai suoi cittadini di un futuro migliore. Perché non sono previste misure capaci di far uscire la Grecia dallo stallo in cui l’hanno impantanata.
La Germania e i vassalli europei se avessero avuto un minimo di visione strategica avrebbero dovuto fare ingoiare ai Greci l’unico boccone amaro che avrebbe ridato loro speranza: uscire dall’Euro, e contemporaneamente avrebbe dovuto offrire aiuti per la ricostruzione della Grecia fuori dalla moneta unica, qualcosa di simile al piano Marshall. Ovviamente in questo caso la Germania avrebbe dovuto fare qualcosa che non ha mai fatto, assumersi le sue responsabilità di leadership e dunque subirne anche il costo. Invece no ancora una volta ha prevalso l’interesse di bottega. Il grande bottagaio con i suoi piccoli bottegai vassalli appresso.
Il risultato? Che le forze anti-euro e gli euroscettici avranno campo libero ed, elezione dopo elezione, aumenteranno i consensi e, grazie alla punizione senza sviluppo inflitta alla Grecia, tramonterà definitivamente il sogno di Eurolandia. Colpa della Germania, certo, ma anche dell’inettitudine degli Stati vassalli della signora Merkel.