Firenze – Il nuovo libro di Gabriele Parenti La svolta del Piave. Da Caporetto a Vittorio Veneto e alla ” difficile” pace (Edizioni EDA del Consiglio regionale della Toscana) è il seguito ideale de Il giorno in cui i fanti marciarono muti nel quale l’autore esaminava le origini della prima guerra mondiale con particolare riferimento al ruolo dell’Italia.
In questo nuovo saggio, uscito nel centenario della Conferenza di pace di Parigi che pose fine al conflitto, Parenti affronta una rilettura della vicenda di Caporetto, alla luce della più recente storiografia sia italiana che austriaca ma anche inglese e francese.
L’autore sottolinea l’importanza di “riscrivere” la storia con l’aiuto delle nuove acquisizioni come ad esempio la riabilitazione effettuata dal Parlamento italiano, alla luce di quanto era già stato fatto in Francia di molti che furono fucilati per ribellione o per decimazioni. ( Proprio sulla decimazioni si narrano alcuni episodi aberranti).
In particolare quello che definisce il paradosso di Caporetto, perché dopo la rottura del fronte gli austro-tedeschi si attendevano il collasso definitivo. Invece in poco tempo il nostro esercito riuscì ad attestarsi sul Piave. Gli sbandati tornarono a combattere e la spallata austriaca subì un insuccesso che fu l’inizio della fine.
Parenti sottolinea gli errori strategici di pare italiana ma anche degli austro-tedeschi che per avanzare il più possibile non riuscirono a circondare il nostro l’esercito italiano e a metterlo fuori combattimento. Ma il vero paradosso – sottolinea l’autore – è che dopo due anni di inutili attacchi frontali e di crescente sfiducia, proprio questa gravissima sconfitta, trasformando la guerra da offensiva a difensiva del suolo nazionale, dette una scossa all’esercito e al Paese.
Nei mesi febbrili che precedettero l’ultima spallata austroungarica, si concretizzò la svolta. Poi si spiega come si giunse allo sfondamento del fronte a Vittorio Veneto agevolato dalla definitiva crisi dell’Impero austroungarico.
La seconda parte del libro è dedicata alla Conferenza di pace, e l’autore mette in rilievo come l’Italia che pur facendo parte formalmente dei “quattro grandi” si trovò, di fatto, ad avere un peso minore rispetto a Gran Bretagna Francia e Stati Uniti che si opposero alle acquisizioni promesse dal Patto di Londra. .
D’altronde chi gridava alla “vittoria mutilata” dimenticava che i vantaggi territoriali richiesti in Dalmazia si scontravano con la dottrina Wilson sull’autodeterminazione e con il principio di nazionalità che erano che l’Italia aveva invocato per rivendicare Trento e Trieste.
L’aspetto più rilevante di questa parte del libro è la presenza delle truppe d’occupazione italiane negli stati ex austroungarici e quella poco nota delle rivendicazioni italiane in Albania, in Turchia e in Africa. Rivendicazioni che hanno oggi un sapore colonialista ma che all’epoca apparvero un modesto tentativo di replicare alla spartizione anglo – francese dell’ ex Impero ottomano e delle colonie tedesche.
Parenti ritiene che in definitiva l’Italia non fosse stata penalizzata dal trattato di pace che la propaganda nazionalista non era quindi motivata e che l’impresa di Fiume avesse acuito l’idea della vittoria mutilata consentendo al fascismo avrebbe cavalcò in modo spregiudicato l’ondata dello scontento e delle recriminazioni.
Il libro parte dal convincimento che sia importante riscrivere la Storia sulla base delle nuove acquisizioni, della maggiore cognizione che abbiamo di quanto avveniva dall’altra parte del fronte, degli studi che vengono pubblicati in tutta Europa.
Gabriele Parenti è giornalista e regista Rai conosciuto ed apprezzato in Toscana. Come molti suoi colleghi, all’attività di professionale ha associato quella di storico e autore di numerose pubblicazioni. Con questo volume – scrive il Presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani nella prefazione- ritroviamo il Gabriele Parenti storico che si confronta con una delle pagine più importanti della nostra vicenda nazionale, La svolta del Piave.
Giovanni Casalini presidente Circolo Fratelli Rosselli Valdisieve che ha proposto la pubblicazione alla Regione rileva che “questo libro vuole essere un contributo alla conoscenza della guerra, delle sue atrocità e quindi un contributo alla cultura della pace e, al tempo stesso, vuole rendere omaggio a quanti caddero in combattimento mostrando che il loro sacrificio salvò l’Italia dall’invasione e dall’occupazione”.
Foto: Gabriele Parenti