Gran Bretagna, dopo Brexit e dopo Johnson chi salverà gli inglesi?

Firenze –  C’era una volta la fiaba della Brexit raccontata da Boris Johnson, dove tutti sarebbero stati felici e contenti lontani dall’Ue. Il finale, reale, della favola del divorzio da Bruxelles purtroppo ha avuto un risveglio brusco e doloroso per i britannici. Mesi di disagi e non solo, in una storia tragicomica senza fine. Durante la quale il Regno Unito è definitivamente entrato nella crisi economica più nera degli ultimi 40 anni. Con il tasso di inflazione che a luglio ha raggiunto il 10,1%. A trainare l’aumento dei prezzi sono stati inevitabilmente energia e prodotti alimentari, lievitati oltre misura rispetto alle previsioni (+9,8%). E il peggio, secondo molti economisti, deve ancora venire. La profonda e prolungata recessione peserà nel prossimo inverno sulle spalle delle categorie più svantaggiate, che rischiano di sprofondare sotto la soglia di povertà. Per il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) britannico l’arrivo del freddo costringerà le famiglie a scegliere tra il riscaldamento e il cibo in tavola. Case umide e gelide o pasti poco nutrienti potrebbero provocare la morte di 10mila persone. Una vera e propria “emergenza umanitaria” alle porte, che investirebbe in primis gli anziani, più esposti sul fronte della salute. Intanto, dalla prima settimana di settembre riparte la campagna di vaccinazione al Covid, con un nuovo booster che copre le ultime varianti del ceppo Omicron. Anticipata nella corsa, anche questa volta, l’Europa. Il tentativo è di correre ai ripari da una combinazione letale e insostenibile: influenza, pandemia, crisi energetica ed economica. Tempi duri quindi per i sudditi di Sua Maestà. Persino la tradizionale, e popolare, birra al pub sta diventando un lusso. A giugno nei locali londinesi il costo di una pinta ha sforato le 8 sterline (nel 2020 ne bastavano meno di 4). E nel 2025 potrebbe tranquillamente salire a 14 £, diventando un bene decisamente fuori mercato per tanti. Sul fronte politico il premier Johnson ha tirato i remi in barca, in attesa di passare la polpetta avvelenata al futuro inquilino di Downing street. Che con molta probabilità dovrebbe essere Liz Truss, favorita dai pronostici sull’ex cancelliere Rushi Sunak alla successione di Johnson. Nomina che è attesa il 5 settembre. Comunque vada, il prossimo primo ministro conservatore si troverà a gestire una fase complessa. Tanto per il paese quanto per il partito Tories, saldamente maggioranza in parlamento ma non nei sondaggi. Che lo relegano in caso di elezioni all’opposizione, dietro ad una eventuale alleanza tra laburisti di Keir Starmer e area lib-dem. Avvisaglie di un tracollo annunciato che ha causato l’allontanamento prematuro di Johnson, travolgendolo. Di quella congiura di palazzo Sunak resta uno dei principali animatori. Operazione di cesaricidio che tuttavia molti elettori di destra non sembrano aver compreso appieno. A settembre Truss o Sunak avranno le chiavi del partito della Thatcher e di Churchill, ma per essere leader c’è da togliere la base a Johnson e riconquistare gli inglesi.

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