Governo impugna legge del territorio. Rossi: Non vogliamo limitare concorrenza

Firenze – Lo scorso 24 dicembre il Consiglio dei Ministri ha deliberato l’impugnativa contro la legge regionale toscana n. 65/2014, recante “Norme per il governo del territorio“, in quanto “alcune disposizioni, riguardanti l’approvazione di previsioni urbanistiche per le medie e grandi strutture di vendita, costituiscono ostacolo alla libera concorrenza, in violazione della competenza esclusiva statale in materia di tutela della concorrenza di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione. Altre disposizioni, in materia di edilizia, si pongono in contrasto con la normativa statale di principio in materia di governo del territorio, in violazione dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione“. Oggi la prima reazione del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, all’impugnativa da parte del Governo: “non intendiamo affatto limitare la libera concorrenza”. “Secondo quanto si è appreso – aggiunge la nota della Regione – sarebbero gli articoli 25, 26, 27, 207 e 208 a presentare, secondo l’esecutivo nazionale, profili di incostituzionalità”. “Non appena prenderemo visione del testo completo dei rilievi di costituzionalità alla nostra legge urbanistica, annunciato per il 12 gennaio, chiariremo meglio – conclude Rossi – la nostra posizione sugli articoli oggetto di osservazione”.

Proprio oggi Fi vuole ribadire al presidente Rossi, alla luce della decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge urbanistica toscana, di “revocare il piano del paesaggio”, in quanto la legge impugnata “investe anche i temi del piano del paesaggio e quindi, una volta approvato definitivamente, anche il piano del paesaggio è a rischio impugnativa”. Il coordinatore regionale azzurro Massimo Parisi, il capogruppo in Consiglio della Toscana Giovanni Santini e il consigliere regionale Nicola Nascosti, annunciano di voler dare battaglia contro il piano “fino all’ostruzionismo se necessario”, definendo  il piano paesaggistico un “blocca Toscana”. Riguardo a questo Rossi risponde che “il legame del ricorso annunciato dal governo con il piano del paesaggio è logicamente indimostrabile e di nessun rilievo, frutto solo della strumentalizzazione politica che si è voluta fare di questa importante delibera della legge regionale sulla quale si è avuta, dopo un intenso lavoro di confronto, piena convergenza con il mondo agricolo”.

Le osservazioni della Regione Toscana divulgate oggi
I primi tre articoli della legge toscana riguardano le previsioni urbanistiche in materia di medie e grandi strutture di vendita che riprodurrebbero meccanismi di tutela degli esercizi di vicinato e quindi costituirebbero un ostacolo alla libera concorrenza. “Su questo punto – precisa Rossi – la nostra posizione è nota: non intendiamo affatto limitare la concorrenza ma piuttosto, attraverso motivazioni urbanistiche, favorire una presenza razionale del commercio sul territorio, tale da evitare squilibri ambientali e impatti insostenibili sul piano delle infrastrutture. D’altra parte lo stesso Osservatorio nazionale sui prezzi ha indicato la Toscana come la regione dove, proprio grazie a questa politica, si sono prodotti i maggiori vantaggi per i consumatori”.

“Rispetto poi agli articoli 207 e 208, pare – prosegue – che la critica riguardi la previsione di sanzioni per alcune tipologie di abuso antecedenti il 1967 che, a giudizio del governo, dovrebbero essere sempre demoliti, mentre per la norma regionale a dover essere abbattuti sono solo quelli per cui il Comune ravvisa un evidente contrasto con l’interesse pubblico. Si tratta in tutta evidenza – continua il presidente – di due questioni di dettaglio che non inficiano la nostra legge urbanistica: la più rivoluzionaria che si stata fatta in Italia, stabilendo il consumo zero del territorio per nuove edificazioni”.
“Rispetto poi ad alcune critiche avanzate da parte di esponenti dell’opposizione, il presidente ribadisce che il legame del ricorso annunciato dal governo con il “piano del paesaggio è logicamente indimostrabile e di nessun rilievo, frutto solo della strumentalizzazione politica che si è voluta fare di questa importante delibera della legge regionale sulla quale si è avuta, dopo un intenso lavoro di confronto, piena convergenza con il mondo agricolo”.

 

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