Firenze – Il Pegaso vola alto, questa mattina, e sulle sue ali volano di nuovo libertà, democrazia, solidarietà. Sì, la commozione c’è, c’è l’orgoglio, c’è la tristezza, c’è la volontà di proseguire una lotta che ha colto la vita di Lorenzo Orsetti nel suo pieno vigore per renderlo, al di là della retorica, al di là delle celebrazioni, al di là di tutto quello che avviene in questi casi (“non fatene un santino”, si raccomanda il padre Alessandro) un esempio. E in quel Gonfalone d’Argento che è stato consegnato stamani alla famiglia tutti questi sentimenti si intrecciano e diventano emozione. Sobria la cerimonia, sobrie le parole e l’atteggiamento della famiglia.
“Sono contento – dice il padre, Alessandro Orsetti, mentre in prima fila sono sedute la madre Annalisa e la sorella di “Orso”, insieme alla nonna – sono contento per Lorenzo ma anche per la rivoluzione curda. E sono contento per ciò che può rappresentare, in questo momento, l’idea di un giovane che ha scelto da che parte stare, è partito per una importante missione spinto da una causa importante. Non facciamo però di Lorenzo un santino, col rischio di non occupaci più di lui, una volta detto che è un eroe. Ci sono tante battaglie veramente che possono essere intraprese oggigiorno, qui a casa nostra e nel mondo”. La sollecitazione è : “Ognuno riprenda a modo suo ciò che dell’esperienza di Lorenzo gli è piaciuto, per poi cominciare a metterlo in pratica”. Intanto, mentre i popoli fanno le loro rivoluzioni, “aspetto ancora la famosa rivoluzione italiana che non è ancora partita”.
Un vero e proprio partigiano del nostro tempo: è così che vuole ricordarlo il consigliere regionale di Sì Toscana Tommaso Fattori, “motore” della mozione con cui è scattato il percorso che ha portato all’attribuzione alla memoria di “Orso” del Gonfalone d’Argento, votato all’unanimità da tutto il consiglio regionale. “Lorenzo ha deciso di dare la propria vita per gli altri e di stare a fianco del popolo kurdo, che non sta solo combattendo contro l’Isis, ma sta costruendo una società multietnica, multireligiosa ed ecologista, che pone al centro giustizia ambientale e giustizia sociale e l’emancipazione femininile, in una delle aree più complesse del mondo. E’ l’opposto del progetto del califfato dell’isis, ma è anche l’opposto di qualsiasi progetto di società autoritaria, fondamentalista, razzista che anche l’occidente ha partorito in passato e sta continuando a partorire. Questo è il motivo per cui ho proposto di conferire il Gonfalone d’argento alla memoria di Lorenzo Orsetti E’ un modo con cui l’intera comunità toscana abbraccia la famiglia e la comunità kurda e il popolo kurdo nel suo insieme. Voglio anche ricordarne la gentilezza, di questo combattente per la libertà. Lorenzo, partigiano gentile”.
Istituzioni un po’ tiepide su questa vicenda, almeno all’inizio? “Non mi riguarda – dice il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, che ha consegnato il gonfalone alla famiglia con il consigliere Fattori – questo riconoscimento vuole dare il senso dell’esempio di Lorenzo Orsetti. Non un eroe, una persona semplice, un giovane uomo di Firenze, accanto a un popolo che ha messo sin dall’inizio i suoi giovani migliori a contrasto dell’isis, questa terribile sciagura di integralismo islamico che si proponeva come realtà produttrice di attentati e violenza quotidiana, lncoando quelle immagini di drammatiche uccisioni che rendevano evidente come l’integralismo porta alla caduta dei valori. A fianco del popolo kurdo, un fiorentino, Lorenzo Orsetti, che ha dato la sua vita, ma con semplicità, per il disinteressato amore verso gli altri, come abbiamo tutti sentito nella sua ultima intervista. Un popolo, quello kurdo, che è diventato suo fratello. Il Gonfalone d’argento ad Orsetti è qualcosa che ci rende partecipi dell’orgoglio verso un uomo che ha dato la sua vita per i valori con cui, nel ’44-45, si lottò per la libertà e la democrazia”.
Non si ferma qui, il presidente Giani: “Mi sento anche di andare oltre e di proporre un gemellaggio, che in Regione chiamiamo legato d’amicizia, con il popolo del kurdistan iracheno. Perché tutti hanno parlato degli equilibri fra le grandi potenze, dell’atteggiamento della Turchia, della Russia, degli Stati niti, di fronte a un conflitto in cui, con più trasparenza e con più apertura, si è mosso il popolo kurdo. Oggi, attraverso Lorenzo Orsetti, possiamo dire che siamo vicini al popolo kurdo”.
Foto: Luca Grillandini