Firenze – Hanno ancora senso, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, enti come le Pro Loco? Giriamo la domanda a Sandro Corona, uno che, avendo fatto di mestiere tutt’altro (editore di una prestigiosa casa editrice fiorentina, la Vallecchi) ma rivestendo a tutt’oggi la funzione di presidente della Pro loco Vaglia e nel contempo Coordinatore della Pro loco Mugello, si trova nella posizione di poter parlare con distacco ma nello stesso tempo con passione di ciò che rappresenta questa istituzione; ma, soprattutto, se è ancora al passo con i tempi o no. E anche di cosa sono questi tempi.
“Il ruolo che enti come le Pro loco rivestono – dice Sandro Corona – rimane fondamentale per la difesa delle tradizioni territoriali che comprendono molteplici aspetti, dalle feste del patrono agli appuntamenti enogastronomici al patrimonio culturale del luogo. Proprio in un ‘epoca di globalizzazione come quella che stiamo vivendo è importante mantenere radici identitarie che affondano nell'”anima” di una o più comunità”.
Quali sono le iniziative che vengono messe in campo in Mugello per quanto riguarda l’Autunno?
“Il periodo autunno-inverno nel territorio mugellano è deputato alle sagre, dal cinghiale alle castagne alla schiacciata. Ma è il periodo in cui viene a galla con maggiore impatto il problema delle strutture, dal momento che freddo e maltempo spesso ostacolano la riuscita dei vari appuntamenti. Anche se i mercatini tradizionali fioriscono proprio in questo periodo, tenendo vivo il rapporto col territorio”.
Territorio e globalizzazione dunque non confliggono?
“No, anche se in questo momento di “trionfo” di un particolare tipo di globalizzazione economica, quella finanziaria, mettere in relazione i due termini è vissuto come un ostacolo serio sulla via di quel processo, che definirei “sano”, di globalizzazione politica e identitaria che viene riassunta nella formula esemplare “Europa dei Popoli””.
Cosa intende?
“Forse mi spiego meglio lanciando una provocazione: dal punto di vista di gestione della situazione odierna, che senso ha (e che ruolo riveste) affidare la gestione ad un politico? Molto meglio un amministratore delegato, che interpreta la visione finanziaria staccata dalla gente, intesa come individui ma anche come popolo, che è la cifra vincente di questi tempi. Lo dico con amarezza, dal momento che ciò significa che il premier, qualsiasi premier, si trasforma fatalmente nell’Amministratore delegato di una banca, o se vogliamo delle banche o ancora del sistema bancario. Il che porta a compimento la frattura della connessione con i sistemi “democratici”, “politici”: a cosa servono elezioni , referendum, parlamenti, ecc…? …”.
Eppure i paesi europei hanno una forte tradizione democratica e alcuni Paesi si sono dichiarati “contro” l’Europa della finanza.
“A chi si riferisce? A quanto emerge, lo stesso Tsipras, che pure è stato votato come alternativa al sistema delle “troike” e dei “comitati” ora fa il cagnolino. Renzi, il nostro premier, potrebbe essere indifferentemente Pd o altro senza cambiare politiche, dal momento che lo spazio di manovra all’interno dell’Europa si riduce a piccoli scatti di ribellione che vengono vagliati in base a interessi non proprio squisitamente politici, o se vogliamo rischiare di essere “populisti”, diciamo pure “popolari”. La riprova di quanto dico sta nel fatto che la Spagna, pur in assenza di governo, continua a presentare indici economici in miglioramento. Dunque, chi gestisce il vapore? Si può anche prendere atto che sia questo il cambiamento, che siano i nuovi comitati finanziari a reggere le sorti dell’Europa e dei Paesi, ma almeno si abbia l’onestà di dirlo. Alla fine, la domanda legittima è: a cosa servono i politici, se il metro è questo? …”
Ma cosa vede dunque nel futuro dell’Italia?
“La prima preoccupazione, perché intravedo in questo lo specchio di tempi poco illuminati, è quello del silenzio degli intellettuali. Gli intellettuali tacciono, i giornali, tranne rarissimi casi, sussurrano e male. L’informazione su Internet ha le modalità e la diffusione, ma anche il livello, del gossip. Ciò che manca è la forza critica del pensiero, un dato imbarazzante. Cosa ci resta da fare? Proponiamo una nuova Woodstock. Altrimenti voglio Marchionne capo del Governo”.