Gli Usa e il Qatar: intrighi di potere nella guerra di Gaza

Pisa – In questa estate 2014 tanto si sta scrivendo sul conflitto israelo-palestinese, meno si discute invece degli intrighi di potere internazionali e delle dietrologie che questa guerra nasconde. Per capire più attentamente i vari attori coinvolti partiamo dagli ultimi eventi diplomatici. Non è del tutto fallita la trattativa al Cairo, gli israeliani hanno ritirato la delegazione poco dopo la cessazione della tregua, rotta dal lancio di missili di Hamas. La risposta dell’esercito di Tsahal è arrivata immediata con bombardamenti mirati delle città nella Striscia di Gaza, e aprendo la caccia all’uomo ai capi dell’ala armata di Hamas.

In queste ore è stato sparso altro sangue di civili dall’una e dall’altra parte prima che il dialogo per una nuova tregua riprendesse. Il tentativo diplomatico voluto dal neo presidente egiziano Al-Sisi, caldeggiato da Obama, supportato da alcuni paesi europei, ben visto da Israele e in particolar modo apprezzato dal presidente palestinese Abu Mazen muove in acque turbolente, comunque la bozza del documento stilato dagli egiziani ha nel complesso l’approvazione di Hamas, restano da definire alcuni dettagli.

C’è da dire che sia i rappresentanti di Hamas che la delegazione israeliana non siedono allo stesso tavolo, è una trattativa indiretta. Tuttavia, lo stallo trova nell’organizzazione terroristica che governa Gaza il principale, ma non unico, ostacolo. Hamas aveva già più volte chiarito che avrebbe preferito altro mediatore al posto degli egiziani. Il nuovo Egitto è tornato in mano ai militari e si sta sbarazzando celermente dei Fratelli Musulmani ovvero della fazione islamica che ha generato Hamas. Proprio per questi ultimi i prediletti a trattare un cessate il fuoco duraturo in loro nome sono la Turchia di Erdogan e il Qatar dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. Qatar e Turchia che erano in passato tra i pochi stati del Medio Oriente più vicini ad Israele e meno interessati alla questione palestinese. L’inversione delle storiche relazioni tra il governo di Gerusalemme e quello di Ankara è cosa recente.

A sancire la fine dell’alleanza tre episodi: l’assalto israeliano alla nave Mavi Marmara che tentava di rompere il blocco di Gaza, l’affermazione elettorale di Erdogan leader del moderato partito islamico e la decisione israeliana di aiutare militarmente i curdi. Questi eventi sommati ad altre “schermaglie” diplomatiche ed economiche hanno certamente pesato sui rapporti. Inutile il tentativo americano di mantenere in “amicizia” i due paesi. Entrambi militarmente strategici contro il nemico iraniano e siriano. Nemesi storica per gli USA che inizialmente hanno criticato il regime di Bashar al-Assad, preso posizione netta in favore dei rivoltosi nella guerra civile in Siria ed oggi hanno proprio in Assad e nell’Iran un potenziale “alleato” nella lotta contro l’Isis in tutta la regione, come si suol dire: “il nemico del mio peggior nemico è mio amico”.

Sul piano delle relazioni internazionali la proposta di collaborazione militare tra Obama e Assad provocherà, quasi certamente, una reazione stizzita dei turchi che da tempo “alimentano” i sovversivi al regime di Assad. Oltre alla Turchia anche il Qatar è attivo in Siria: “Le consegne di armi alle formazioni ribelli attraverso l’Arabia Saudita e il Qatar sono state uno degli elementi che hanno permesso l’offensiva di gennaio”, riportava in questi giorni Le Monde. Fondi neri che dal Qatar finiscono anche nelle casse di altre organizzazioni terroristiche. Nella lista c’è Hamas che a Doha ha trovato asilo politico e rifugio per i suoi leader.

“Club Med per terroristi” così ha definito, l’ambasciatore israeliano Ron Prosos, il Qatar in una lettera aperta al New York Times: “in questi anni gli sceicchi di Doha hanno incanalato milioni di dollari a Gaza”, sono le parole del numero uno della diplomazia di Gerusalemme al Palazzo di Vetro. Prosos scrive: “Ogni missile, tunnel che Hamas ha costruito dovrebbe riportare la scritta, leggibile, reso possibile grazie alla gentile donazione degli emiri del Qatar.” E poi ancora: “è il momento che il mondo si svegli e che senta gli odori del gas”. Ed infine: “I paesi occidentali devono comprendere che il Qatar non è parte della soluzione al conflitto, al contrario è parte integrante del problema.”

I rapporti tra Israele e il Qatar sono andati sempre più deteriorandosi a partire dagli anni ’90. Insomma se l’Egitto non era il partner più idoneo per svolgere la trattativa secondo Hamas, è quanto mai impensabile che il Qatar possa esserlo per Israele. E allora viene da chiedersi quale sia il reale significato delle trattative in corso tra Fatah e Hamas che si stanno tenendo in Qatar. A Doha il Qatar ha indetto una riunione con le varie anime palestinesi promettendo molti finanziamenti o sotto c’è qualcosa di più? Ma soprattutto, l’incontro in Qatar non è andato giù ad Israele che ha espresso giudizi negativi, però nessuno a livello ufficiale negli USA di Obama ha preso posizione contro l’iniziativa del Qatar.

Il piccolo regno del golfo Persico conta una popolazione inferiore ai 2 milioni di abitanti, è al primo posto al mondo per PIL pro capite (avendo superato a parità di potere d’acquisto il PIL del Lussemburgo); i suoi porti ospitano la flotta con la bandiera a stelle e strisce; non dimentichiamo che il Qatar è anche base dell’aviazione americana nel Golfo. A riguardo il noto diplomatico israeliano è diretto: “tentare di convincere gli americani a boicottare il Qatar equivale a prendere a testate un muro.” Il Qatar ospiterà nel 2022 i campionati mondiali di calcio, per organizzare al meglio l’evento calcistico più importante al mondo, dovrà investire molti soldi, in aggiunta a quelli già sborsati in maniera poco lecita per ottenere la sede. Attenzione! E se i mondiali servissero per coprire altri finanziamenti alle organizzazioni fondamentaliste che insanguinano il Medio Oriente, nel silenzio più assoluto della comunità internazionale?

 

Alfredo De Girolamo – Enrico Catassi

 

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