Gli spari, il disagio, i cambiamenti, le speranze

Chi spara commette un crimine ma il disagio sociale esiste eccome. I cittadini si aspettano cambiamenti radicali dalla classe politica. Bene il discorso di Enrico Letta

“Questo incidente che è successo a papà possa far capire tante cose a tutti” questa la conclusione della toccante conferenza stampa tenuta da Martina, la figlia del carabiniere ferito a Roma, durante le celebrazioni del giuramento dei nuovi eletti al Governo Letta. È agghiacciante pensare che non si sia trattato del gesto di uno squilibrato ma di una persona ritenuta fino a quel momento tranquilla anche se tormentata da un insieme di problematiche, non da ultima quella di non poter far fronte al disagio economico provocato dalla mancanza di lavoro. Questa la cornice che fa da contorno a un microcosmo umano di disperazione e che sempre più spesso detta l’agenda della cronaca più drammatica del nostro paese. In questo caso si scontra con un’altra realtà: una famiglia che dignitosamente cerca di tirare avanti e di colmare un grave lutto. La famiglia del carabiniere ferito è stata da soli tre mesi colpita dalla perdita della giovane moglie. Drammi diversi ma che si intrecciano e ora occupano le prime pagine dei giornali. Il timore che si fa spazio in questo nostro tempo è che non ci sia la speranza di vedere una luce oltre le tenebre. Ciò che più preoccupa in questa fase di passaggio è che non ci sia corrispondenza tra la gravità di certi gesti e il bisogno urgente di gesti altrettanto forti e sostanziali. Bisogna fare presto perché il clima è pesante e i sacrifici si devono ispirare a un giusto principio di equità. È più che mai urgente adottare misure drastiche per dare un segnale forte di volontà di cambiamento. Ci attendiamo scelte che vadano nella direzione di accorciare le distanze tra un mondo fatto di ricchezze e privilegi e un altro mondo che non vede nell’immediato risposte al proprio disagio sociale. Sono passati già diversi mesi da quando abbiamo riportato alla cronaca il fenomeno della protesta dai tetti e dalle gru. Nulla che sia servito a dare uno scossone alla classe politica affinché uscisse da una fase di inconcludenza e si mettesse veramente a servizio del paese. Per mesi si è continuato a discutere, a scontrarsi, a guardare ognuno al proprio piccolo o grande potere politico mentre il paese veniva lasciato in balìa di un profondo malessere che è degenerato in malattia grave. Abbiamo assistito impotenti alla incapacità di discernere il nostro tempo e di dare risposte adeguate. Ora la cura dovrà essere ancora più efficace ma in questo caso i medici dovranno essere competenti e in grado di trovare la giusta terapia. Oggi il presidente incaricato Letta ha fatto un discorso ineccepibile richiamandosi al “linguaggio sovversivo della verità”, ma occorrono misure drastiche per colmare le profonde disuguaglianze che affliggono il paese e per accorciare il solco che divide la politica dalla società civile. Quali scelte radicali si metteranno in campo per riconquistare la credibilità messa- a ragione- a così dura prova? Gli spari dell’altro giorno, che tutti avremmo voluto venissero da un pazzo piuttosto che da un disperato, avevano un obiettivo preciso, che non era quello di colpire un servitore dello Stato che rischia la vita per portare a casa alla fine del mese un modestissimo stipendio. Erano indirizzati ad altri servitori dello Stato che non hanno un modestissimo stipendio, ma non per questo in questi ultimi anni hanno dato le risposte che il paese attendeva con urgenza, prima di tutto per abolire quei privilegi che allontanano il cittadino dalle istituzioni.

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