E’ stato presentato questa mattina, nell’aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia gremita di gente, il volume ‘Gli Etruschi e gli altri’, promosso dalla Fondazione Manodori e realizzato in collaborazione con i Musei Civici di Reggio Emilia.
Sono intervenuti Gianni Borghi, presidente Fondazione Manodori, Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, Marco Edoardo Minoja, soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Giuseppe Sassatelli, direttore dipartimento Storie Culture Civiltà dell’università di Bologna, e Roberto Macellari, curatore del volume.
La ricerca contenuta nel libro propone un bilancio delle conoscenze in quest’ambito, tenendo conto anche di recenti studi e acquisizioni.
Dopo quadro della realtà etnica e culturale dell’Italia settentrionale nel primo millennio a.C., l’itinerario storico accompagna il lettore ad indagare il territorio reggiano dalla fase delle prime frequentazioni del VIII sec. a. C. fino all’ultima età dell’Etruria padana, nella quale profughi etruschi vivono accanto ai Galli invasori e ai Liguri, signori delle montagne, nel IV sec. a.C.
Un’attenzione particolare viene dedicata agli aspetti religiosi e alle testimonianze di cultura scritta, che fanno del reggiano uno dei territori più “letterati” dell’Emilia etrusca.
Il volume, edito da Skira, è a cura di Roberto Macellari, responsabile delle collezioni archeologiche dei Musei Civici di Reggio Emilia e si avvale di un ricco apparato iconografico con foto di Carlo Vannini.
Reggio Emilia è stata luogo d’incontro tra culture diverse, crocevia di legami tra popoli come Etruschi, Liguri e Celti e Umbri che individuarono nel Reggiano un territorio in cui fermarsi. Nel 1864, don Gaetano Chierici dava notizia di un’iscrizione etrusca trovata a Castellarano. Da allora, 150 anni di scavi e ricerche ci hanno restituito il quadro di una società in cui gli Etruschi detenevano le leve del potere ed erano depositari della cultura scritta, in un rapporto di convivenza e di scambio con Liguri, Celti e Umbri. Le indagini sulla presenza etrusca tra il Po, l’Enza e l’Appennino hanno messo in evidenza il rilievo che Reggio Emilia aveva assunto anche rispetto ad altre province vicine.
Il lavoro scientifico dei Musei Civici e della Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna, il rapporto con le associazioni operanti sul territorio, nuove ricerche e recenti rinvenimenti hanno rinnovato l’interesse per un popolo con il quale la città ha iniziato a “fraternizzare” nell’Ottocento e del quale restano affascinanti reperti custoditi nei Musei Civici cittadini.