All’indomani dello scioglimento della riserva del CT azzurro Cesare Prandelli riguardo alle convocazioni dei 23 per i Mondiale in Brasile, è opportuno fare alcune brevi, ma doverose considerazioni. In primo luogo naturalmente tiene banco la vicenda dell’esclusione di Giuseppe Rossi. Personalmente non condanno il Cesarone nazionale per aver escluso Pepito dopo averlo messo nei 30 pre-convocati – si parla pur sempre di un giocatore fortissimo ma con 50 minuti di gioco nelle gambe negli ultimi 4 mesi – quanto per averlo convocato nei 30.
Prandelli l’errore lo ha commesso quando ha convocato Rossi tra i 30 papabili avendo, parole sue, già deciso che non lo avrebbe portato in Brasile. “Era una bella storia” si è giustificato il CT dell’Italia. Ma questa bella storia aveva alimentato le speranze di migliaia di tifosi, non solo della Fiorentina, che volevano alla fine vedere Pepito sull’aereo per il paese carioca. Se Prandelli sapeva dall’inizio che non lo avrebbe portato con sé, era inutile chiamarlo già nei 30, perché significava mettere in conto da subito che il suo Mondiale sarebbe partito col piede sbagliato, ovvero con le pesanti critiche per l’esclusione di Rossi ed una prima, immediata antipatia nei confronti della sua selezione. E visto e considerato il rapporto d’amore/odio della Nazionale con i propri tifosi e che questa squadra partiva già svantaggiata dalla mancanza di leader vero e proprio, forse questo passo falso poteva essere evitato.
Secondo punto dolente: l’esclusione di Mattia Destro, attaccante che in metà campionato appena l’ha buttata nel sacco ben 13 volte. Premessa: se davvero il ragazzo, alla domanda del Mister che gli chiedeva la disponibilità ad andare al Mondiale partendo da riserva ha risposto “ci penso”, l’unico destro in questione sarebbe quello che gli sarebbe dovuto piovere sul grugno. Mi chiedo come sia possibile per un giocatore di 23 anni, con meno di 10 presenze in Nazionale e appena una trentina di reti realizzate in quattro anni di serie A, arrivare a rifiutare un Mondiale in Brasile.
Detto questo, per quale motivo il CT dell’Italia deve chiedere a un giocatore se vuole venire o meno a un Mondiale? Quale motivo psicologico si celerebbe dietro una domanda del genere? Per quanto ne sappiamo, un allenatore fa le sue scelte, punto. E dopo, eventualmente, ne paga le conseguenze: gioie o dolori. Si parla di una manifestazione che dura al massimo sette partite. Esiste uno scheletro di formazione, non riserve. C’è bisogno di tutti, e ancor più di una prima punta vera, l’unica forse. Sarei proprio stato curioso di vedere se Prandelli avesse convocato Destro nei 23 senza confrontarsi con lui se l’attaccante ascolano gli avrebbe detto di no…
Comunque sia ormai è andata, e i conti si faranno alla fine. Certo, l’attacco azzurro è un freak show: due scugnizzi partenopei, uno che in casa ha un maialino e una fontana gigante con le sue iniziali e il numero di maglia sul tetto, un genio del pallone che se non fosse stato matto si sarebbe messo nel taschino Leo Messi e infine il più sobrio di tutti, che ai tempi di Firenze girava con un gatto al guinzaglio. Come si fa a non tifare questa Italia?
foto: calcioweb.eu