Il Mic, Management per l’Impresa Cooperativa, è il corso di alta formazione per quadri e dirigenti cooperativi che utilizza docenti di varie università selezionati e coordinati in un progetto formativo originale da Qua.Dir, società di Legacoop Reggio Emilia e Legacoop Modena. Quest’anno al corso base Qua.Dir affianca ‘Aperitivo con il futuro’, una iniziativa sperimentale che riunisce i precedenti corsisti reggiani e altri dirigenti delle maggiori cooperative del territorio per un aggiornamento formativo con alcuni dei migliori docenti del Mic. “L’obiettivo – spiega Raffaella Curioni, presidente di Qua.dir – è quello di raccontare ciò che si muove oggi nella società, nell’economia, nella politica e nelle aziende per inquadrare nuove logiche di azione nella generale incertezza che mette in discussione le convinzioni e i prodotti accademici acquisiti.
Il secondo appuntamento ha visto come protagonista Fabio Sdogati, che insegna Economia Internazionale nel Corso di laurea in Ingegneria Gestionale, Istituzioni di Economia, presso la II Facoltà di Ingegneria del politecnico di Milano ed è docente al Corso Master per la gestione d’impresa del MIP-Politecnico di Milano. Sdogati, che ha insegnato anche tra il 1985 e il 1990 nella School of Business Administration, Marquette University di Milwaukee, in Wisconsin, ha svolto importanti ricerche sui temi del commercio internazionale, dell’integrazione economica internazionale, della frammentazione internazionale e della produzione.
“Scenari di follia?”: questo è stato il tema del seminario con Fabio Sdogati, che ha visto la partecipazione di numerosi dirigenti cooperativi di Reggio Emilia, Modena e Parma. “La follia – ha spiegato Sdogati – è la rottura di una convenzione. Follia è stato affossare un modello di sviluppo che durava da vent’anni, per una crisi finanziaria creata dalla speculazione finanziaria americana e trasformata dai governi europei in crisi economica e oggi in recessione generalizzata. E la ricerca delle soluzioni innovative non consiste nella ricerca del nuovo in sé ma nel cambiamento del modo di vedere le cose”.
L’economista ha affrontato alcune questioni oggi drammaticamente di grande attualità, come il debito sovrano, l’internazionalizzazione, le liberalizzazioni. Per Sdogati “la misurazione di efficienza di un paese non è il rapporto debito/pil: il Giappone ha un rapporto enorme ed è in recessione da molti anni, ma nessuna agenzia di rating ne parla; Portogallo e Irlanda avevano un rapporto bassissimo eppure sono stati attaccati pesantemente dalla finanza internazionale. Né può essere l’attesa di sviluppo, o meglio la probabilità di restituzione dei finanziamenti ottenuti, un criterio decisionale: chi lo decide e su quali basi? A Obama, con la quantità enorme di incremento della spesa pubblica che è stata deliberata, si chiede se sarà tra vent’anni in grado di restituire i prestiti internazionali?”
Su un tema attualissimo in questi giorni, Sdogati ha affermato “che non è vero che le “liberalizzazioni”, su cui è concentrato il dibattito oggi in Italia, sono fondamentali per lo sviluppo (forse, alla lunga, servono per migliorare la competitività del paese), mentre è la spesa pubblica a generare sicuramente sviluppo”.
Secca l’opinione dell’economista sullo stato dell’Europa: i dirigenti europei “reagiscono ad un vero e proprio attacco che avviene attraverso il pensiero dominante del neo-liberismo, per cui lo Stato deve ritirarsi da tutte le attività economiche e dal finanziamento del welfare, perché ci penseranno i privati a investire e a gestire. Lo stato deve limitarsi a garantire i diritti di proprietà, cioè a tutelare la regola individualistica che consente ad un numero sempre più ristretto di cittadini (l’1%, dice il movimento no-wallstreet) di speculare e accumulare rendite finanziarie. Di qui il ricatto percepito in Europa, che imporrebbe il pareggio dei bilanci dei paesi europei e quindi i tagli alle gestioni pubbliche. Ma questo è un problema esclusivamente europeo. Negli USA destra e sinistra hanno nel 2010 mediato i rispettivi interessi approvando un piano di 85 milioni di dollari di nuovi investimenti pubblici (salario sociale, detassazione dei redditi elevati). Noi pareggeremo i bilanci pubblici ma saremo morti come stato sociale e avremo una disoccupazione insopportabile”. In conclusione, per Sdogati, gli scenari di follia sono quelli di un’Europa che si avvia con pochi dubbi verso la recessione, la povertà, il disagio sociale.