Firenze – Dopo l’anteprima al Teatro Era di Pontedera, da martedì 29 gennaio a domenica 3 febbraio debutta in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze I Fratelli Karamazov di Dostoevskij con Glauco Mauri e Roberto Sturno diretti da Matteo Tarasco.
Un inferno dantesco, una “comédie humaine” alla russa, dove bestie umane si agitano sulla scena del mondo, dove denaro, fango, sangue scorrono insieme. Un capolavoro che ci restituisce il coraggio di essere nuovamente eloquenti e profondamente umani.
“Dostoevskij non giudica mai – afferma Glauco Mauri – racconta la vita anche nei suoi aspetti più negativi con sempre una grande pietà per quell’essere meraviglioso, e a volte orrendo, che è l’essere umano. È un grande poeta dell’animo e anche da una terribile storia riesce, comunque, a donarci bellezza e poesia”.
I Fratelli Karamazov è una storia assoluta, spietata, estrema, senza margini di riscatto, senza limiti; un duello tra figure completamente sopraffatte dai nervi e avvinghiate in un ineludibile legame economico, rappresentato in scena con (in ordine di entrata) Paolo Lorimer, Pavel Zelinskiy, Laurence Mazzoni, Luca Terracciano, Giulia Galiani, Alice Giroldini.
Si tratta dell’ultimo romanzo scritto da Fëdor Dostoevskij. È ritenuto il vertice della sua produzione letteraria, un capolavoro della letteratura dell’Ottocento e di ogni tempo Le vicende della famiglia Karamazov, i loro feroci conflitti nel cui contesto matura l’assassinio di Fëdor, il capofamiglia, e il conseguente processo nei confronti di Dmitrij, il figlio primogenito accusato del parricidio, appassionarono i lettori del “Messaggero Russo”, il giornale dove, da gennaio 1879 alla fine del 1880 (pochi mesi prima della morte dello scrittore), il romanzo fu pubblicato a puntate. L’ansiosa attesa dei numerosi lettori dell’uscita sulla rivista dei nuovi capitoli del romanzo, per conoscere lo sviluppo dei complotti, intrighi e amori libertini che ruotano attorno alla famiglia Karamazov, si può paragonare all’attesa e al successo delle serie televisive più amate dei nostri giorni.
Mauri, che da giovanissimo (22 anni) ottenne un grande successo personale nel ruolo del fratellastro-servo Smerdjakov diretto da Andrè Barsacq, accanto a Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Enrico Maria Salerno, è oggi il dissoluto e senza scrupoli Fëdor Pavlovič Karamazov. Roberto Sturno dà voce e corpo a Ivàn Karamazov, il più intellettuale e tormentato dei Fratelli. Accanto a loro Paolo Lorimer (lo Starec Zosima), Laurence Mazzoni (Dmitrij Karamazov), Pavel Zelinskiy (Alekséj Karamazov), Luca Terracciano (Smerdjakov), Giulia Galiani (Katerina Ivanova), Alice Giroldini (Grušen’ka). Le scene sono di Francesco Ghisu, i costumi di Chiara Aversano, le musiche di Giovanni Zappalorto, le luci di Alberto Biondi.
“La famiglia Karamazov – prosegue Mauri – devastata da litigi, violenze, incomprensioni, da un odio che può giungere al delitto, oggi come oggi appare, purtroppo, un esempio di questa nostra società così incline all’incapacità di comprendersi e di aiutarsi. Anche il sentimento dell’amore spesso viene distorto in un desiderio insensato di violenza. Così sono i Karamazov: così siamo noi?”
Una produzione Compagnia Glauco Mauri-Roberto Sturno in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana. Dopo Firenze, sarà a Roma, al Teatro Eliseo, dal 5 al 17 febbraio, e poi in tournée in tutta Italia.