“Giuseppe ti dico sono gente che… i voti ti porteranno in cielo … guarda… però devi essere tu a consigliare e dire quello che bisogna fare…”. E’ un pezzo della telefonata del 4 febbraio 2012, contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare, tra il forzista Giuseppe Pagliani, accusato di concorso esterno in associazone mafiosa e Alfonso Paolini, arrestato per associazione di stampo mafioso, considerato elemento di riferimento di Nicolino Sarcone. Pagliani è accusato sostanzialmente di aver siglato una sorta di patto dalla primavera del 2012 con alcuni personaggi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta servendosi della sua carica politica per cercare di appoggiare le rivendicazioni dei calabresi contro le interdittive antimafia del Prefetto che stavano colpendo le loro aziende e strumentalizzando – si legge nell’ordinanza – la battaglia già in corso nei confronti della Presidente della Provincia Sonia Masini. Pagliani è stato prelevato questa mattina poco prima delle 7.00 dalla sua casa di Arceto di Scandiano e portato in carcere a Piacenza. Dalla sua casa sarebbe stato sequestrato diverso materiale. Giuseppe Pagliani, di professione avvocato, che si occupa prevalentemente di diritto societario, finanziario e penale, è da molti anni uno dei referenti della destra reggiana, specie della zona ceramica, ed oggi consigliere provinciale e comunale per Forza Italia, nonché principale referente di questo partito in terra reggiana. Cresciuto in Alleanza nazionale, poi nel Partito della libertà prima di Forza Italia, già consigliere comunale a Scandiano, era entrato in Provincia come consigliere sotto la Presidenza di Sonia Masini di cui è sempre stato strenuo oppositore. Dopo la famosa cena cosiddetta dei sospetti, primavera 2012, si difese strenuamente: “su di me – disse – solo speculazioni politiche”. Ultimamente era al centro della cronaca politica per le sue battaglie dopo il fallimento delle società matildiche che gestivano il complesso munumentale di Montefalcone vicino a S.Polo e di cui chiese conto agli enti pubblici che di quelle società tenevano le fila