Prato – Prato ricorda la tragica fine di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso la notte del 25 gennaio e trovato morto con segni di tortura il 3 febbraio a Giza,nella periferia del Cairo. Un incontro,promosso e organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale, che ha lavorato per formalizzare l’adesione del Comune di Prato alla campagna per la verità sulla morte di Regeni.
“Il 3 maggio saranno tre mesi da quando il corpo di Giulio Regeni venne trovato senza vita al Cairo e in questi mesi non abbiamo saputo niente di più al riguardo a chi l’ha rapito, torturato e ucciso”, ha dichiarato in apertura la presidente del Consiglio Comunale Ilaria Santi e “intanto in Egitto il numero delle persone scomparse ha superato il centinaio,sono aumentate le minacce nei confronti dei medici che non collaborano con il governo locale, i giornalisti e i sistemi di informazione subiscono continue coercizioni”.
“Tutto questo”, continua la Presidente, “avviene senza che la comunità internazionale agisca in maniera chiara nei confronti del regime egiziano e per questo con Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty International, cercheremo di capire come poter essere sempre più protagonisti attivi nella lotta contro la tortura e la prevaricazione,come Amnesty,ormai da decenni ,ci ha dimostrato possibile.”
“Il Comune di Prato ha aderito all’appello di Amnesty International”, spiega il vicesindaco Simone Faggi,“perché vogliamo sapere al più presto la verità sulle circostanze che hanno portato alla morte un giovane dottorando italiano”.
“Poche settimane fa è stato organizzato un flash mob in piazza del Comune e oggi, invitando Riccardo a Prato, speriamo di avere notizie più precise e cosa sta accadendo in Egitto, che è purtroppo un paese con un sistema politico malato da cui non riusciamo ancora a comprendere cosa è veramente successo”.
“Come amministrazione comunale”, ha concluso il vicesindaco,”ci impegneremo al massimo per continuare a tenere alta l’attenzione su quanto è avvenuto ,e supporteremo questa campagna “verità per Giulio Regeni”,invitando nuovamente Riccardo Noury a tornare a Prato,per aggiornarci su fatti nuovi.”
“Giulio era la persona più bella che non abbiamo mai incontrato”, comincia così il portavoce nazionale di Amnesty International, Riccardo Noury,”non era una spia, perché altrimenti oggi sarebbe vivo e sicuramente in un altro posto;non era un giornalista e tanto meno un giornalista del Manifesto e il suo unico sbaglio è stato quello di oltrepassare inconsapevolmente una linea, quella labile linea rossa, oltre la quale c’è la morte per mano della polizia di Al Sisi, che ad oggi ha ucciso e torturato, avvocati, medici,
“Giulio è stato definito dalla sua mamma”, ricorda Noury, “ragazzo del futuro, ma la sua tragica fine non puoi non farci pensare a Enzo Baldoni,(giornalista italiano,rapito e ucciso nel 2004 in Iraq,da una sedicente organizzazione fondamentalista musulmana,legata ad Al-Qaida, i cui resti rientrarono in Italia solo nel 2010),o al “Io so”,quel celebre articolo scritto da Pier Paolo Pasolini e pubblicato il 14 novembre del 1974,sul Corriere della Sera”.
“È evidente che la verità su Giulio”, continua Noury, “in molti la sanno,gli italiani la sanno,ma questa verità deve arrivarci dalle autorità egiziane, che apertamente hanno violato i diritti umani, arrestando arbitrariamente Giulio, torturandolo,
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“Con la morte di Giulio”, fa notare e conclude Noury,”il nostro governo, se prima aveva assunto un atteggiamento di non aperta rottura nei rapporti con l’Egitto ora, invece, di fronte alle risposte evasive e alle false verità da parte delle autorità egiziane, ha deciso che prenderà misure proporzionate alla nostra insoddisfazione,o meglio se ci sarà una seria collaborazione da parte dello Stato egiziano, allora i rapporti diplomatici tra i due Paesi potranno ritornare sereni,perché sulla morte di Giulio non deve calare il silenzio,come avvenuto per la giovane giornalista Ilaria Alpi e lo dobbiamo innanzitutto ai genitori, alla sorella, alle persone che hanno conosciuto e amato Giulio e a noi tutti.”