Si è spento all’età di 94 anni Giuliano Gori uno dei protagonisti più appassionati dell’arte moderna e contemporanea e socio fondatore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Conosciuto ed apprezzato collezionista di fama internazionale anche per la sua capacità di intrecciare relazioni con gli artisti di tutto il mondo ne ha promosso la loro presenza in Toscana, invitandoli nella Fattoria di Celle, a Santomato, nel Pistoiese in quel meraviglioso parco di 45 ettari che circonda la villa.
È stato ideatore e artefice della più grande collezione di arte ambientale contemporanea con decine e decine di opere e installazioni di artisti come Alberto Burri, Christo, Jean Michel Folon, Keith Haring, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, Dani Karavan. E gli italiani Marino Marini, Eliseo Mattiacci, Emilio Vedova, Mimmo Paladino. Un insieme artistico site-specific, scaturito dal suo dinamismo e lungimiranza, lui che, imprenditore tessile, si appassionò al mondo dell’arte sin dagli ’50, cominciando ad acquistare opere provenienti da tutto il mondo. Convinto sostenitore che la concezione dell’opera dovesse nascere in funzione dello spazio scelto da parte dell’artista, aveva intuito la grande portata dell’arte quale mezzo di diffusione della bellezza immanente e trascendente coinvolgendo la moglie Pina e i quattro figli, Patrizia, Fabio, Paolo e Stefania.
«Grazie a lui la Toscana ha potuto ospitare una delle esperienze di land art più importanti in Europa» ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ricordando l’imprenditore e collezionista pratese. E l’assessore regionale Stefano Ciuoffo ha aggiunto: «Giuliano Gori ha saputo unire le qualità del grande uomo d’impresa con quelle dell’appassionato d’arte, accompagnando la sensibilità per i nuovi linguaggi del contemporaneo con la valorizzazione dei contesti ambientali chiamati a sposarsi con le creazioni degli artisti».
«Con Giuliano Gori se ne va il Novecento dell’arte della nostra città e della sua relazione con il mondo», hanno dichiarato il sindaco Matteo Biffoni di Prato e l’assessore alla cultura Simone Mangani. Dalle prime installazioni inaugurate nel 1982, alla “Serra dei Poeti”, nel 2015, con cui Gori inaugurò una nuova opera d’arte a quattro mani, progettata dallo scrittore Sandro Veronesi e circondata da 30 cipressi voluti dal paesaggista Andrea M.N. Mati, ognuno dedicato a un poeta, in ricordo delle 500 piante cadute a causa del vento. A Giuliano Gori si devono anche nel 1973, insieme a Loriano Bertini, “Forma squadrata con taglio” di Henry Moore, installata a Prato e la monumentale “Tempo” a Calenzano: un’enorme ruota posizionata proprio all’uscita del casello autostradale, dello scultore ed amico israeliano Dani Karavan. Negli anni la Collezione Gori ha avuto importanti riconoscimenti, tanti i musei che hanno esposto la documentazione di tutte le opere di arte ambientale (i lavori sono inamovibili), accompagnate da un nucleo di capolavori della collezione storica.
Nel 1999 per un intero anno la Collezione è stata esposta nei musei giapponesi a rotazione, nel 2003 è stata portata all’Ivam di Valencia, nel 2012 alla Fondation Maeght di Saint Paul de Vence con la quale è nato un gemellaggio artistico. E nell’aprile dello scorso anno è arrivata la notizia che l’UNESCO aveva inserito l’opera di arte ambientale «I Cerchi nel Tempo» del newyorkese Alan Sonfist, realizzata a Celle nel 1987, nel sito del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La motivazione espressa nella nota: “L’opera d’arte visualizza la transizione delle terre da un’antica foresta primordiale a un sito agrario”.Un ulteriore riconoscimento a quell’arte ambientale scaturita da una visione: Giuliano Gori aveva intuito che l’arte,se ispirata dal genius loci, si inserisce nella natura rimanendo essa stessa inalterata e immutata nel tempo divenendone testimonianza a futura memoria.
PER QUELLI CHE VOLANO di LUIGI MAINOLFI
Allestita per la prima volta, in forma parziale, alla Biennale Internazionale della Scultura di Carrara del 2010, l’opera “Per quelli che volano”è stata realizzata l’anno successivo alla Fattoria di Celle in memoria di Pina Gori. La seduta, sistemata sul bordo del tetto della fattoria, è vicina alla residenza della famiglia e alla terrazza da cui Pina amava spesso ammirare il tramonto. Questo lavoro ricorda la stima e l’affetto che gli artisti hanno sempre nutrito per lei e, al tempo stesso, ne evoca lo spirito e la presenza.
Nella foto, Giuliano Gori con Robert Morris e la sua installazione Labirinto (1982).