Pisa – A Londra si è chiuso il Giubileo di Platino della regina Elisabetta II, 96 anni, entrata nell’albo dei record per aver passato gli ultimi 70 anni sul trono della monarchia britannica. Arco temporale attraversato da indubbi successi, tragedie e scandali di corte. L’ultimo imbarazzo che ha investito la famiglia reale ha riguardato le accuse di abusi sessuali al principe Andrea.
Durante il suo regno Elisabetta ha saputo mantenere uno stile inconfondibile, facendo della propensione al sacrificio la chiave della notorietà e del consenso che ha. Gradimento che non riscuote invece il figlio Carlo, erede alla corona più longevo di sempre. Il futuro re a cui tutti guardano con interesse è comunque William, che con la moglie Kate e i piccoli figli già rappresenta la continuità della tradizione regale di domani. Su cui però pesano le divisioni e frizioni con il fratello minore Harry, fonte inesauribile di gossip.
In una famiglia che sembrerebbe spaccata da odi e veleni, solo l’immagine della regina resiste imperitura alle critiche esterne. Rafforzandosi come icona della nazione. Non una despota o una minaccia alla democrazia ma semplicemente simbolo unificante del Paese. Funzione che Elisabetta ha svolto con profondo rispetto “costituzionale” (e ancor di più del protocollo). La monarchia britannica è una istituzione che per sua natura non è in grado di alterare il quadro politico e prudentemente la regina si è sempre astenuta da esprimere giudizi partigiani.
Il carisma che aleggia sulla Casa dei Windsor ha principalmente poggiato sul mantenimento dell’equilibrio tra il sapersi elevare al di sopra degli altri e il manifestare umanità per la realtà dei propri sudditi, soprattutto nei momenti più drammatici e difficili. Le spettacolari e suggestive immagini delle celebrazioni a Buckingham Palace tra parate, luci e musica, con l’aria di festa che si è respirata nei pub londinesi nel weekend non nascondono tuttavia evidenti crepe.
Lontano da Londra crescono le spinte indipendentiste e l’ideologia repubblicana è tornata a farsi sentire. Nella prossima tornata elettorale non sono pochi a prevedere un risultato di stallo che lascerebbe il parlamento di Westminster “impiccato”. L’attuale governo conservatore di Johnson è in caduta libera nei sondaggi, aggrovigliato dallo scandalo dei festini organizzati al numero 10 Downing Strett in piena pandemica. Mentre, la lenta ripresa economica combinata con l’inflazione (salita al 9%) stringe la Gran Bretagna nella morsa della stagflazione.
Il divorzio da Bruxelles ha aggravato le carenze di manodopera a tutti i livelli occupazionali. Inoltre, l’impennata dei prezzi, quelli alimentari sono cresciuti del +6%, e in generale del costo della vita pagano ovviamente “l’intralcio burocratico” connesso alla Brexit e gli effetti della guerra in Ucraina: +54% sulle bollette di gas e luce. In un quadro che taluni economisti definiscono apocalittico. Dio salvi la regina, ma qualcuno pensi anche a salvaguardare le casse, che languono.
Alfredo De Girolamo Enrico Catassi