Il 14 giugno alla Biblioteca Umanistica di Firenze presentazione con l’autore della raccolta di versi che ha vinto il premio della giuria al Viareggio-Rèpaci 2015 e il Premio Pisa 2015. Intervengono Martha Canfield ed Ernestina Pellegrini, docenti dell’Università di Firenze. Coordina Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore, che organizza l’incontro. Ingresso libero.
«Giovanni Parrini è un poeta che cerca nel visibile la via per l’invisibile, nella finitezza delle cose e nello scorrere del tempo la dimensione dell’infinito». La sua è «una poesia di natura meditativa e di forte tensione metaforica, che obbliga il lettore a confrontarsi con il significato della vita, a discendere nelle profondità del tempo e della memoria, “affinché – come leggiamo nei versi conclusivi della raccolta – dilaghi l’invisibile nelle nostre evidenze»”».
Così Giancarlo Pontiggia definisce, nella prefazione del volume, l’autore e i versi di ‘Valichi’ (Moretti & Vitali Editori, Bergamo 2015), che sarà presentato martedì 14 giugno, alle 17, presso la Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze in un incontro organizzato dalla Fondazione il Fiore. Si tratta di Giovanni Parrini, poeta fiorentino sempre più quotato, che ha pubblicato con alcune delle principali case editrici e riviste italiane dedite alla letteratura poetica e che con questa sua ultima raccolta di poesie, ‘Valichi’, ha vinto il premio della giuria al concorso Viareggio-Rèpaci 2015 e il Premio Pisa 2015.
All’appuntamento con Giovanni Parrini, che aveva già ricevuto con precedenti pubblicazioni di poesie altri riconoscimenti fra cui il Premio Luzi 2011, interverrannomartedì prossimo due docenti di letteratura dell’Università di Firenze: Martha Canfield, che insegna Letterature ispano-americane, ed Ernestina Pellegrini, ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate. L’incontro si aprirà con il saluto di Floriana Tagliabue, direttore della Biblioteca Umanistica, e verrà coordinato da Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore. L’ingresso è libero.
«’Valichi’, quarto libro di Giovanni Parrini, è una lunga, serrata meditazione sul senso dell’esistere – si legge nella prefazione di Pontiggia -. La compattezza del libro, la volontà di non disperdere l’energia severa e pensosa dei versi, è testimoniata dalla disposizione stessa delle poesie, articolate in due sole sezioni – con una poesia-prologo, un intermezzo in forma di sonetto e una poesia-epilogo – che vanno di fatto a comporre un unico blocco, quasi un carme continuo posto sotto l’egida di una memorabile elegia duinese». «Già in limine – aggiunge Pontiggia – cogliamo un aspetto che appartiene a gran parte delle poesie di questa raccolta, che partono da uno stato di desolazione, da un sentimento di estraneità e di oscurità, per aprirsi gradatamente al miracolo di una grazia inaspettata. Parrini non giunge mai al momento epifanico, liberatorio; né mai è tentato da un discorso di ordine strettamente religioso: semplicemente cerca, ogni volta, il punto in cui l’opacità del mondo sembra incrinarsi. Sono proprio questi, fisici e metafisici insieme, i valichi indicati nel titolo».
Valichi «che compaiono – come osserva Pontiggia – anche in una poesia di mezzo della seconda parte, ambientata in uno dei classici non-luoghi del mondo contemporaneo, un supermercato dove “serpeggia la fatica d’esserci / la perdita di sé”, e dove i conti della spesa si intersecano con altri conti che non quadrano, quelli di un’esistenza in cui “speranza” e “necessità” sembrano pericolosamente equivalere, arrendersi alla neutralità degli eventi quotidiani». E che si possono manifestare, ad esempio, in versi altamente evocativi come i seguenti (citati in un testo di Matteo Bianchi): «vedi gli storni prendere le misure del cielo / con quella gratuità / che ti fa un nodo in gola di passione e di pena».
Come ha scritto Maurizio Cucchi nella recensione a ‘Valichi’ del 13 giugno 2015 su Tuttolibri, «Parrini usa un verso duttile, che si apre e restringe secondo il respiro irregolare del discorso. In alcuni casi, quando la materia si fa più densa e concreta, passa utilmente alla prosa, introducendo figure e situazioni, personaggi e intrecci metaforici, in un continuo gioco di passaggi tra l’astratto e il concreto che è tra le sue migliori risorse».
Per ulteriori informazioni, Fondazione Il Fiore. Tel.: 055-225074
Giovanni Parriniè nato a Firenze, città in cui vive.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: ‘Nel viaggio’ (Lietocolle, Faloppio, 2006 − prefazione di Neuro Bonifazi); ‘Tra segni e sogni’ (Manni, Lecce, 2006 − prefazione di Maurizio Cucchi); ‘Nell’oltre delle cose’ (Interlinea, Novara, 2011 − prefazione di Giovanna Ioli); ‘Valichi’ (Moretti & Vitali, Bergamo, 2015 − prefazione di Giancarlo Pontiggia); ‘Le misure del cielo’, rivista Poesia n° 284 – a cura di M.G. Calandrone (Crocetti Editore, Milano), ‘Tra poco, nell’aurora’, rivista Nuovi Argomenti n° 73 (Mondadori, Roma, 2016)
Quindici poesie sono presenti nell’Almanacco dello Specchio 2010-2011 (Mondadori).
Una selezione di quattro poesie da ‘Valichi’, tradotte in inglese da Dominic Siracusa (University of California, Los Angeles), è stata pubblicata sulla rivista internazionale Equipeco, n° 43 (a cura di F. Ermini).
Molti lavori poetici sono presenti in riviste, fra cui “Atelier, gli artigiani della parola” (Ladolfi Editore, Borgomanero), “Bollettino 900” (Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna), “Specchio” (mensile del quotidiano La Stampa), oltre ad essere presenti in siti web.
È uno dei collaboratori della rivista di arte e cultura Caffè Michelangiolo (Polistampa, Firenze) dove pubblica, occasionalmente, saggi su poeti contemporanei, italiani e stranieri.
Riconoscimenti:
Poesie inedite
– premio “Casentino” 2009
– premio “Firenze Europa” 2004.
‘Nell’oltre delle cose’
– Premio Mario Luzi 2011; finalista premio “Il Ceppo” di Pistoia 2013.
‘Valichi’
– Premio Giuria-Viareggio 2015; Premio Pisa 2015.
Giovanni Parrini è un poeta che cerca nel visibile la via per l’invisibile, nella finitezza delle cose e nello scorrere del tempo la dimensione dell’infinito. Una ricerca ardua, disseminata di dubbi, di esitazioni, smarrimenti. Gli uomini paiono sperduti in un mondo di cui ignorano il senso e in cui sembra prevalere la legge della sofferenza, che non risparmia nemmeno la materia inerte, o gli oggetti della nostra vita quotidiana, come il lampeggiante di un’autoambulanza che all’improvviso sembra percepire «il volto vero» del fato. Eppure, proprio questo è il compito che Parrini assegna alla poesia: vincere l’aridità del cuore, l’indifferenza dello sguardo, spingersi «nell’oltre delle cose», come recitava il titolo del libro precedente. Questo doppio movimento – della mente che indaga e giunge alla percezione di un nulla cosmico; del cuore che si ribella e s’inoltra per vie nuove, che aprono a una forma più misteriosa di conoscenza – si rispecchia nel movimento strappato dei versi, ora brevissimi ora lunghi, quasi al limite del respiro. Una poesia di natura meditativa e di forte tensione metaforica, che obbliga il lettore a confrontarsi con il significato della vita, a discendere nelle profondità del tempo e della memoria, «affinché – come leggiamo nei versi conclusivi della raccolta – dilaghi l’invisibile nelle nostre evidenze».
Giancarlo Pontiggia
Dalla prefazione di Valichi