Botta e risposta culturaleQuando l’assessore risponde per le rime al direttore

Osannato senza pudore in tempi assai sospetti, ora apparentemente in un angolo, ecco in esclusiva la fenomenologia dell’assessore. Che è stato meglio di molti suoi predecessori

Ora che è un uomo solo al timone di una cultura dileggiata, Giovanni Catellani ci è ancor più simpatico. Certo, non è stato un assessore facile e ad inizio della passata consiliatura pareva invincibile, primus inter pares della trimurti degli amministratori in ascesa sull’onda anomala Delrio. Se la tirava un po’ in sostanza e, all’apice di una presunta onnipotenza, propose anche una lettura critica pubblica della dua discografia preferita. Ma tutto sommato i numeri c’erano. La recente pantomima nel salotto buono di Telereggio, un Catellani imbronciato pronto a staccarsi dalla poltrona, il primo cittadino che lo riacciuffa severo per i capelli (vieppiù fluenti e ingrigiti dal tempo e dal fascino) come un figliol prodigo di serie B e l’amaro finale da volemose bene, si inserisce più che altro nella schiera delle non-notizie. Afferendo il variegato mondo della tragicommedia di cui la politica rappresenta ormai il proscenio principale. E che alla gente non frega proprio più niente. Che Catellani avesse già un piede lungo il viale delle rimembranze municipali era risaputo da tempo. Bastava scorrere il triste elenco dei tagli ai bilanci assessorili e constatare l’assoluto primato di quello alla cultura. Manco più due spiccioli per una notte bianca qualsiasi, con quattro bevitori dalle vesciche pronte ad esplodere.

Si intuiva in lui, homo tutto sommato novus della cosa pubblica locale, nonostante dicesse di vantare frequentazioni consolidate abbellendo un po’ il curriculum cattolico-democratico, un non so che di diverso, differente dal fare burocrate ed infido che i partiti instillano fin dalla più tenera età. Il primo Catellani venne circondato da adulatori e corteggiatori mediatici di ogni risma e lui un pochino, ma solo un poco, si specchiava in modo vanesio nelle paginate sdilinquistiche. Ingenuamente se vogliamo ma si beava. Al contrario, chi scrive adottò col lanciatissimo assessore la tecnica (a noi decisamente più congeniale) del fuoco amico. Nessuna leccata biforcuta, al contrario una critica schietta (e vagamente ruspante) con fini costruttivi. Sempre a viso aperto però e a volte, riconosciamolo a distanza di anni, anche con più d’un pretesto. Quello che oggi gli ex di lui codini pontificano su fotografia, eventi una tantum e consulenze, da questa parte lo si scriveva in tempi non sospetti.

Vabbè coi Teatri il rapporto non è mai stato idilliaco (ma il Valli è territorio off-limits) e sul fronte della letteratura (a lui più distante) ha lasciato carta bianca ai soliti noti. Ora però, ribadiamo, che l’avvocato Giovanni Catellani appare (e sottolineiamo pare) al tramonto, deluso da uomini e prospettive, lo diciamo apertamente. Tanto nessuno ci incolperà di anelare magari ad un ruolo di leccafrancobolli allo spazio Gerra. E’ stato uno dei migliori nel suo ruolo. Per carattere e preparazione. Innanzitutto perché la cultura gli interessa e ne mastica, almeno sul fronte generico del pop e in particolare della musica. Deciso e diplomatico il giusto, amicale e distante l’altrettanto, politicante e innovatore in dosi sane, dovesse scomparire per motivi sacrificali (sull’altare di una sempre più blasfema ragione di ente locale), la giunta Delrio perderebbe uno dei suoi uomini più rappresentativi e liberi. E la città un buon assessore. Quello che si doveva scrivere, è stato scritto. Noi gli offriamo, con malcelata ironia, il vacante ruolo di responsabile del settore cultura di 7per24. Il vitto sarà anche scarso ma troverà amici che non gli volteranno le spalle nel momento del bisogno. Chissà se l’ha capita.

LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE

Caro direttore, mi hai sorpreso anche stavolta.

In passato, quando pensavo di poter raccogliere il tuo plauso, non sono riuscito a convincerti della bontà di alcune proposte; oggi con una generosità che ti fa onore esprimi un giudizio estremamente lusinghiero sul sottoscritto quale assessore alla cultura.

Evidentemente hai una propensione, sicuramente nobile, a difendere chi è in difficoltà…

A prescindere però da elementi personali, vorrei ribadire quattro questioni che mi sembrano importanti:

1) La giunta Delrio ha creduto all’importanza della cultura per la vita della città

e al suo rapporto coessenziale tra cultura e politica;

2) per questo la giunta Delrio ha fortemente investito in cultura;

3) le nostre proposte culturali hanno permesso a molti cittadini, soprattutto giovani, di esprimersi come mai era successo in passato in ambito culturale;

4) abbiamo rivoluzionato il rapporto tra pubblico e privato, trovando molte più risorse e abbiamo interrotto la spirale dell’assistenzialismo culturale a beneficio dei soliti pochi.

Come vedi, direttore, non voglio fare l’elenco delle tante iniziative di questi anni: sono state proposte di successo, ma possono non essere piaciute o forse potevano  ssere migliori.

Il punto non è questo. Quello che voglio dire è che noi ci abbiamo creduto davvero sull’importanza della cultura per la politica di una città.

Sarò io a continuare in questo bellissimo impegno, a proseguire con Delrio nel ruolo di assessore alla cultura della propria città fino al 2014? Sarà un altro?

Non si può sapere, ma l’importante è che si continui a credere che gli investimenti in cultura fanno bene alla politica e soprattutto alla città.

Su questo, tu ed io siamo sempre stati d’accordo.

Ancora un grazie.

Un caro saluto.

Giovanni Catellani

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