Leggiamo i preoccupanti dati sulla disoccupazione giovanile, arrivata ormai oltre il 40%, e tiriamo un sospiro di sollievo alla notizia che, forse, l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori verrà finalmente abrogato: era ora, basta ingessature, finalmente un po’ di coltello dalla parte del manico alle aziende, ce n’era un fortissimo bisogno. Che poi, è l’altra faccia della medaglia del ripulisti tra i vari contratti di lavoro possibili, cresciuti come un sottobosco giurassico dal Pacchetto Treu in avanti: per gli imprenditori è un gravissimo sacrificio privarsi di questo maelstrom di contrattini a strozzo con i quali, una volta chiarito che non si creava né occupazione né tantomeno produzione, almeno ci si divertiva un sacco negli uffici del Personale, bisogna che i lavoratori in cambio cedano pur qualcosa, perbacco.
Il fatto che ogni concessione all’imprenditoria in materia di risparmio, detrazione, defiscalizzazione, licenza di uccidere, sottomettere, soffocare, schiavizzare non abbia portato nemmeno un briciolo di competitività in più in settant’anni di storia d’Italia pare non sia argomento di pubblico interesse; e neppure sembra degno di interesse presso gli imprenditori stessi, che a questo punto, dobbiamo per forza ipotizzare, coltivino in segreto scopi reconditi che nulla hanno a vedere con la salute delle aziende che possiedono e dirigono. Altrimenti non si spiegherebbe questa corsa al suicidio stile post-atomico sulla pelle di chi, in fin dei conti, i lavori li svolge, bene o male. D’altro canto, le aziende italiane, a causa della confluenza di molti diversi fattori – tra i quali ricordiamo principalmente la scarsa propensione nazionale al buonsenso e al diritto e l’amore per il concetto che qualunque cosa tu faccia tutto ti è dovuto – sono veramente ingessate, e lungi dal capire che potrebbero assumere personale capace e qualificato e licenziare i cialtroni in eccedenza con una stretta di mano e qualche stipendio, preferiscono continuare ad assumere parenti, amici e raccomandati di vario genere, pagandoli con pacche sulle spalle e promesse di gloria, salvo poi arrabattarsi in cause senza via d’uscita per tre anni e dilapidare risorse che avrebbero potuto destinare al Fondo Saint Tropez con l’amante di turno.
Che l’abolizione dell’articolo 18 porti occupazione, non ci crede ovviamente nessuno; tanto come nessuno crede veramente al fatto che, tolto quello, gli imprenditori saranno liberi di esercitare lo Jus Primae Noctis nei confronti di dipendenti che, giova ricordarlo, non ci sono più da nessuna parte. Presto o tardi tornerà in voga quell’antica usanza che vuole che, se non ti vuoi fare da solo il lavoro, dovrai trovare qualcuno che lo faccia per te, e pagarlo di conseguenza. Nel frattempo, mettiamoci comodi e godiamoci questo ennesimo teatrino all’italiana mentre, con l’oliva che va su e giù nel Martini, consideriamo come i Paesi che hanno una regolamentazione del lavoro più forte sono anche quelli la cui competitività è maggiore; però loro non ci hanno mica il clima bello e il mangiare buono, eh.