Basterebbe recarsi una volta almeno in consiglio comunale per avere da subito un’idea precisa su come certe dinamiche stiano cambiando rispetto agli ultimi più paludati decenni. In meglio ma anche in peggio.
Certo, l’argomento era di quelli ghiotti che ti possono spianare una carriera o asfaltare le aspirazioni a seconda di come ti comporti ma insomma non è stato e non sarà l’ultimo banco di prova.
La discussione sull’acqua bene comune o interesse privato a seconda di come la guardi sta facendo saltare gli schemi, delinea nuove, estemporanee alleanze, modifica le cordate social network che in genere vivono lo spazio d’un mattino e presentano l’interlocutore di ieri come l’avversario di domani e viceversa.
Per esempio chi l’avrebbe mai detto che, dopo la risicata bocciatura di sala Tricolore della richiesta grillina di trattare immediatamente l’argomento H2O, il consigliere Pd Lanfranco De Franco, assieme alla collega Sel (di maggioranza ma anche “contro” la maggior parte della maggioranza) Lucia Lusenti, scendessero le scale del municipio per arringare la mini-folla di 50 indignados per le decisioni dello stessa assemblea al grido di “vergogna, vergogna”? De Franco è stato uno dei tres amigos del Pd che in direzione provinciale (assieme a Mirko Tutino e al sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini) avevano votato a favore della totale ripubblicizzazione dell’acqua. La Lusenti invece, figlia dell’ex assessore regionale alla sanità, fa parte di quella corrente giovanile sellina che vorrebbe rompere a tutti i costi col Partito democratico per provare finalmente, come direbbe Nanni Moretti, a “fare qualcosa di sinistra”. I due poi hanno destinato il gettone di presenza della seduta idrica allo stesso Comitato che da tre giorni a quella parte cercava di sensibilizzare gli animi sull’importante partita in atto. Dopo essere stato scacciato, nottetempo, dai portici del palazzo.
L’assessore Mirko Tutino invece guardava soddisfatto anche perché, in qualsiasi modo andrà la faccenda, lui ci avrà fatto comunque la sua figura: o come martire dell’acqua pubblica negata o come principe dell’acqua pubblica realizzata. E poi non gli pareva vero vedere tutto quel movimento, numericamente scarso d’accordo ma simbolicamente assai ricco di contenuti (ricordate “la foresta d’amorosi sensi”?). Il capogruppo Andrea Capelli poi, le cui posizioni a favore della società pubblica sono note ma meno sbandierate nei girotondi di protesta, ha tenuto un atteggiamento poco pasionario e più lucido-istituzionale conscio del suo ruolo da mediatore e memore dei recenti strali delle Madonne dem sue colleghe dopo il voto malandrino a favore del referendum leghista per abbattere la Merlin.
La stessa Lusenti, passando dal reale al virtuale che sui social si applica una dialettica meno buonista nei toni poi aggiustata con le faccette ridenti, ha poi ingaggiato un confronto serrato con un altro giovane rampante del Pd, Dario De Lucia, il ragazzo d’oro del dirittismo civile (accanito detrattore delle Sentinelle in piedi) che però sull’acqua ha tenuto le posizioni più “borghesi” del suo partito e per questo è stato aspramente rimbrottato da chi, almeno su quell’argomento, è più a sinistra di lui.
Interessanti anche le dinamiche, sempre social, di alcuni personaggi a latere della macchina della pubblica amministrazione; nonostante la sua vicinanza ideale infatti con diversi firmatari del noto manifesto intellettuale pro acqua pubblica, il grafico Stefano Salsi se n’è improvvisamente uscito su facebook con una sparata paternalistica sulla difficoltà di gestione di tutta la baracca liquida. Si vabbè l’acqua pubblica, ha voluto sottolineare, ma poi la gestite voi anime candide? Non l’avesse mai fatto: il professionista è stato riempito di contumelie da parte dei vertici del Comitato che, oltre a scendere nei dettagli della fattibilità del piano e dei numeri di bilancio della multiutility, gli hanno anche ricordato che lui, di Iren è a volte a libro paga. Ricevendo la sola solidarietà del sindaco di Boretto Massimo Gazza, leopoldino della prim’ora. Il quale, dopo un volontario esilio da facebook per motivi mai meglio chiariti (sono poi anche fatti suoi) è ritornato alla grande per soccorrere i più bisognosi tra gli accerchiati virtuali. Sarebbe poi paradossale allontanarsi per sempre dai social ai tempi del ritmo renziano.
Insomma vada per l’appartenenza tutta ideale al programma di un partito in cui si crede ciecamente ma la corporazione è pur sempre la corporazione. E così tra “intellettuali” che espongono le loro tesi rigorosamente dal pulpito senza mai “sporcarsi” si badi bene, col sudore della piazza, e giovani di sinistra un po’ brancaleoneschi se vogliamo ma dal cuore grande così, si consuma la partita dell’acqua. Quella sì che riguarda tutti.