Firenze – Una magmatica conferenza stampa da parte dell’Ordine dei Giornalisti per cercare di dare una spiegazione a quello che riguarda il ruolo dei Giornalisti Pubblicisti. Un quadro poco semplice che non è stato chiarito del tutto, vista anche in contemporanea la convocazione a Roma da parte del ministro di tutti i presidenti degli Ordini dei Giornalisti Regionali. L’ordine presenterà una proposta al ministro nella quale il percorso alla carriera dei pubblicisti sarà resa simile a quella della carriera dei professionisti, cioè con l’obbligo di un esame di stato anche per i primi.
Nelle settimane che hanno preceduto la conferenza stampa di questo pomeriggio, la notizia ribalzata nei social networks della possibile abolizione del registro dei pubblicisti attraverso un decreto ministeriale, comprendente il tema più vasto delle liberalizzazioni che dovrebbe passare il 13 Agosto, ha incrementato la preoccupazione di quel settore che vanta di 80.000 persone e di tante altre che vorrebbero intraprendere la carriera del giornalismo. Questo è stato il motivo per cui tantissimi Pubblicisti hanno affollato la sala Oriana Fallaci di via dei Ginori per avere delle spiegazioni e delle rassicurazioni in merito al loro futuro. La numerosa affluenza e le dimensioni ridotte della stanza ha causato, dopo un’ora dall’inizio, il trasferimento della conferenza nella sala Luca Giordano di capienza più adatta alle esigenze. Alla convocazione hanno presieduto il presidente dell’Odg della Toscana, Carlo Bartoli, il presidente dell’Associazione stampa toscana, Paolo Ciampi e l’avvocato Lorenzo Calvani, legale dell’ordine dei giornalisti della regione. Non è stato possibile per loro dare una chiara immagine di quelle che sarà il futuro dei giornalisti pubblicisti, nel prossimo futuro, poiché le trattative e le discussioni con gli adetti alla politica sono in continua evoluzione e per questo le risposte sono apparse più tosto confuse e generiche.
“Da questa estate ad oggi, due leggi comprendenti il decreto «Salva Italia» hanno disposto che siano abrogate una serie di norme in contrasto, comprendenti il tema delle Liberalizzazioni. Una materia che non rientra nello specifico delle carriere, ma sono generiche e coinvolgono tutti gli Albi. Gli articoli ventotto e trentacinque, che stabiliscono i criteri d’ingresso nel registro dei pubblicisti, non saranno abrogati. – Esordisce il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Toscana, Carlo Bartoli – Se vogliamo dare un avvenire alla carriera dei giornalisti fondamentale sarà d’obbligo una formazione consona cioè possedere una laurea adeguata. Noi crediamo che il 13 Agosto non scomparirà l’ordine dei giornalisti, perché il punto di partenza del governo Monti è liberalizzare il mercato e quindi, visto che l’ordine dei giornalisti non ha né tariffarie né tariffe minime, non si capisce come possa ostacolare la concorrenza. Inoltre se fosse tolto dal mercato del lavoro settanta/ottanta mila soggetti, non si avrebbe un aumento della concorrenza bensì una limitazione, per questo riteniamo che questo non avverrà. L’accesso all’albo dei giornalisti dei professionisti è permesso solamente attraverso il passaggio dell’esame di stato e sorretto da regolamentazioni del 1963, cioè vecchie ormai secoli dal punto di vista della comunicazione, urgono modifiche alle normative”.
Per cercare di dare una spiegazione dal piano di vista giuridico è intervenuto, in conclusione, il legale dell’Ordine dei Giornalisti Lorenzo Calvani: “Le liberalizzazioni sono un’esigenza imposta dalla comunità Europea. In questo momento la situazione è magmatica, poiché sono in corso trattative e dibattiti al ministero che al centro ha posto il capitolo delle liberalizzazioni delle tariffe e che molto probabilmente interverrà anche sulla riforma di tutti gli ordini professionali e delle professioni, una riforma troppo estesa in cui far rientrare tutte le carriere; dagli avvocati ai notai e giornalisti. Il problema è che così facendo ci dimentichiamo delle particolarità di ogni carriera. Nella situazione attuale giuridicamente gli articoli ventotto e trentacinque resteranno in vigore, ma nella realtà si creano contraddizioni normative. In sostanza queste proposte di modifica sono generiche e non parlano dei veri problemi delle singole professioni. Se non fosse emanato il provvedimento entro il 13 Agosto, il percorso dei pubblicisti rimarrebbe come adesso senza l’obbligo di esame di stato, ma con la contraddizione che vede il giornalista pubblicista come un professionista mascherato. Non è vero che un adetto stampa svolga altre professioni e la prima sia
solo per diletto, anzi spesso, è un professionista a tutti gli effetti. Sono necessarie delle regolamentazioni che consentono di qualificare il pubblicista come un tipo di professionista”.