Sono 1.300 i pazienti affetti da dipendenza da gioco d’azzardo patologico curati nel 2015 nei 40 punti di accoglienza e trattamento aperti in Emilia-Romagna. Il dato è stato citato in un convegno tenuto all’Assemblea legislativa regionale a tre anni dall’entrata in vigore della legge regionale per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico.
I servizi che si occupano dei malati di gioco, raddoppiati sul 2011 quando erano 640, sono in capo alle Ausl o ai soggetti del Terzo settore in rapporto con le stesse Ausl. Per i casi più gravi dal 2013 a Reggio Emilia è attiva la prima struttura residenziale italiana, ribattezzata “Pluto”, dove i pazienti possono accedere a un trattamento più intensivo lungo un periodo che va da 15 giorni a tre mesi. Cento i casi fin qui trattati.
“Intendiamo avviare una riflessione sulle misure attuate in Emilia-Romagna fino ad oggi e mettere a fuoco alcune esperienze virtuose messe in campo da Ausl, enti locali e associazioni nella prevenzione e nel fornire assistenza e cura ai giocatori compulsivi”, ha osservato Giuseppe Paruolo, presidente della commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità. “Il tema di una revisione dell’attuale norma regionale – ha aggiunto – è qualcosa su cui si può e si deve ragionare”.
Secondo i dati contenuti nel report dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, nel 2015 in Emilia-Romagna erano attive 34.246 macchinette newslot distribuite in 6.500 esercizi. Ci sono poi 5.206 videolottery in 431 sale. La raccolta in termini economici, con una tendenza in aumento nell’ultimo triennio, ha superato nel 2015 i quattro miliardi. Per la precisione 4.431 milioni di euro, di cui 3.585 restituiti in vincite.