«Sono in crescita i comportamenti di dipendenza, con tutti i rischi connessi, sia per le persone che ne soffrono che per i loro familiari e per quanti vivono loro vicini. Le dipendenze da alcol e dal gioco d’azzardo sono molto indicative in questo senso. Come Regione stiamo compiendo uno sforzo rilevante per limitare, e prima di tutto prevenire, questi comportamenti, offrendo a chi ne è vittima tutti gli strumenti per uscirne», ha dichiarato Daniela Scaramuccia, assessore al Diritto alla salute della Regione Toscana. Secondo le indagini condotte da Istat nel 2009, in Toscana sarebbero quasi 400.000 i bevitori a rischio, mentre dalle ricerche condotte dall’Ars (Agenzia Regionale di Sanità) nel 2008 quasi 100.000 giovani della nostra regione di età compresa fra i 14 ed i 19 anni avrebbero problemi col gioco d’azzardo. Per questo la Giunta regionale ha approvato due delibere che mettono a disposizione oltre 300.000 euro per contrastare le dipendenze dall’alcool e dal gioco d’azzardo. Per aiutare gli alcolisti cronici a smettere di bere e prevenire che altri possano cadere nel loro stesso errore, la Regione ha destinato 23.000 euro alla Asl 10 di Firenze (nel cui territorio si rileva la massima diffusione di comportamenti a rischio per l’abuso di alcolici) e 10.000 euro a ciascuna delle altre undici Asl toscane, per un importo complessivo di 133.000 euro. Per contrastare il gioco d’azzardo patologico, invece, sono stati stanziati 170.000 euro: 10.000 per ciascuna delle dodici Asl toscane (che dovranno assicurare i principali trattamenti di cura, riabilitazione e reinserimento sociale ai malati cronici del gioco) e 50.000 per la sperimentazione avviata nel centro residenziale Orthos. Sorto in una casa colonica situata a Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena, Orthos ospita 8 persone alla volta, tentando di aiutarle a ricostruire la propria vita dopo che si erano smarrite nell’azzardo. Grazie a trattamenti di 21 giorni ciascuno, dal 2007 Orthos è già riuscito a trattare, spesso con successo, 170 casi di gioco d’azzardo patologico, dei quali 50 soltanto nel 2010 e 30 nel 2011.