Gioca jouer ad Unindustria in attesa dell’Area vasta

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Mauro Severi

Sfruculiando il materiale stampa fornito da Unindustria nel corso della conferenza stampa di presentazione delle otto azioni confindustriali per il territorio (8XRE), la memoria corre all’indietro, per chi non è più di primissimo pelo, al ballo di gruppo che il disc-jockey Claudio Cecchetto trasformò all’inizio degli anni ’80 in una sorta di inno nazionale della leggiadria e dell’ottimismo sparso a furia di mossette e smancerie. Ma là si era appunto nei favolosi anni ottanta.

Non che le intenzioni unindustriali non siano buone sulla carta (vietato come si sa, fare processi alle intenzioni), ci mancherebbe. Ma il senso di impalpabilità finale che ti coglie al termine dello snocciolamento di cui sopra è piuttosto forte. Dal primo punto in giù, Costruire l’area Mediopadana scoprendo la soggettività mediopadana coordinando azioni nei confronti degli stakeholder locali avviando la costruzione della rete di relazioni interassociative mediopadane (sic), passando per l’immancabile Reggio Emilia 2.0 fino ai vari infiniti verbali tutti coniugati (e come se no) in “are”, la sintesi finale è un po’ quella di trovarsi davanti alla fiera dell’ovvio. E che quei progetti strategici di presidenza dovrebbero far parte di loro natura, si direbbe automaticamente e quasi silenziosamente, di un qualsiasi mandato che si rispetti.

Il mandato, fino al 2017, è quello dell’architetto Mauro Severi, già presidente della fondazione Manodori, uomo vicinissimo alla Curia e che nella vita più che altro ha sempre fatto lo studioso-tecnico nel campo dell’arte (è tra l’altro grande conoscitore e propugnatore dell’importanza di quel gioiello che è la Rocca di San Martino in Rio, suo paese natale) e finito a ricoprire quel ruolo con un curriculum decisamente diverso rispetto a quello dei suoi predecessori. Segno tangibile che il ruolo di rappresentanza dentro il quartier generale di via Toschi si è fatto più forte e che la pax politica tra cordate di “poteri forti” e quel che resta dei partiti tradizionali vive una stagione di prosperosa primavera.

Intanto Severi, nonostante il suo imprinting più da uomo rinascimentale che da imprenditore del terzo millennio, come primo atto e in piena sintonia col partner pubblico, ha spostato l’attenzione geografica dell’Area vasta, facendola sterzare a nord-ovest dove insistono le realtà di Parma-Piacenza e Cremona-Mantova e dove, secondo uno studio Prometeia, allignerebbe il 4% del Pil italiano. Vada per l’uomo vitruviano, ma è pur sempre con l’export dell’agro-industriale che si campa.

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