Giglio, procedono i lavori di rimozione della Concordia

Nella giornata di sabato 9 febbraio a Giglio Castello la presidente dell’Osservatorio sulla rimozione della Costa Concordia, Maria Sargentini, ha incontrato la popolazione gigliese per fare il punto sullo stato di attuazione dei lavori sulla nave naufragata il 13 gennaio 2012. Innanzitutto, nella stessa mattina di sabato è stata installata grazie alla nave Svenja la prima piattaforma subacquea a poppa del relitto della Concordia, mentre le altre verranno posizionate nei prossimi giorni ma sono già pronte nei cantieri delle ditte Rosetti e Cimolai. È stato posizionato, inoltre, il 35% circa dei materassi della speciale malta cementizia, mentre i 15 cassoni necessari per la rimessa in galleggiamento sono pronti a partire dallo stabilimento Fincantieri di Ancona alla volta del Giglio. Dal lato terra, infine, stanno per terminare le operazioni di posizionamento degli 8 blocchi di ancoraggio per il sistema di ritenuta del relitto. I lavori sulla Costa Concordia, dunque, procedono. Il problema sono i ritardi. Ritardi che preoccupano, e non poco, sia i Gigliesi che il ministro dell’Ambiente. Corrado Clini ha infatti affermato di essere ancora in attesa che Costa Crociere comunichi cosa ne sarà della Concordia una volta rimossa dal Giglio. La compagnia di navigazione genovese ha ancora tempo fino al 15 febbraio per comunicarlo al Ministero dell’Ambiente, ma Clini ha sollecitato una risposta per evitare il rischio che la nave debba rimanere ulteriormente al Giglio. «La mia proposta è molto chiara: il relitto sia trasferito al porto più vicino, a Piombino», ha spiegato il ministro accogliendo quanto caldeggiato dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

Le preoccupazioni di Legambiente per i ritardi nelle operazioni di rimozione
Ad essere preoccupato per i ritardi nelle operazioni di rimozione della Costa Concordia, però, è soprattutto il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. L’associazione ambientalista ha proposto 10 quesiti, sottoponendoli all’attenzione del Ministero dell’Ambiente, della Protezione Civile, della Regione Toscana, dell’Osservatorio per la rimozione della Concordia, della Provincia di Grosseto e del Comune di Isola del Giglio. Il dilatarsi dei tempi per la rimozione fanno temere che la balena d’acciaio possa restare per sempre al Giglio, ha spiegato Cogliati Dezza. La paura dell’associazione ambientalista è che il progetto presentato da Titan Salvage e Micoperi non possa essere attuato e che la Concordia debba restare spiaggiata sulle secche di Punta Gabbianara o, peggio, essere inghiottita dal mare. A Legambiente ha risposto, però, il sindaco di Isola del Giglio, Sergio Ortelli, chiedendo di evitare proclami sensazionalistici. Essere preoccupati per il futuro del mare del Giglio, ha spiegato Ortelli, è legittimo. Anche i Gigliesi hanno delle perplessità, ha proseguito, ma l’obiettivo resta quello di portare via dall’isola la Concordia nel minor tempo e con il minor impatto ambientale possibile. Resta il fatto che la domanda più spinosa posta da Legambiente, ci viene da dire, è più che legittima: se il piano del consorzio italo-americano dovesse fallire, esiste un “piano B” per portare via il relitto dal Giglio?

L'impatto delle acque contenute nel relitto al momento della rimessa in galleggiamento
Anche le preoccupazioni sull’impatto che le acque contenute nella nave potrebbero avere sul mare del Giglio sembrano legittime. La presidente dell’Osservatorio sulla rimozione della Concordia, però, ha spiegato che per questo verrà predisposto entro la fine di febbraio un modello di simulazione per la previsione di eventuali dinamiche di diffusione delle acque che verranno rilasciate dal relitto durante la fase di rotazione e rimessa in galleggiamento. Sulla base dei dati di questo modello, verrà predisposta una serie di interventi per minimizzare l’impatto ambientale. Le acque contenute nella Concordia potrebbero avere degli agenti negativi per le limpide acque del Giglio soprattutto a causa della degradazione di alimenti, arredi, impianti ed idrocarburi. Nonostante questo, il loro impatto sul mare gigliese dovrebbe essere relativamente basso. Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana), infatti, ha condotto oltre 5.000 analisi, senza che siano stati riscontrati livelli di inquinamento preoccupanti.

Foto di Franca Marcheselli

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