Giappone, un robot nei negozi controlla mascherine e distanza

Parigi – Alle prese con la terza ondata di coronavirus il Giappone, all’avanguardia nella ricerca robotica, ripone molte speranze nella tecnologia per ridurne i danni. Secondo quanto segnala il quotidiano britannico “Daily Telegraph”, per evitare ad esempio la chiusura dei negozi in piena crisi sanitaria nel paese del Sol Levante starebbe puntando su robot in grado di individuare chi non porta la mascherina e poi di imporle, gentilmente, di metterla.

Robovie, si chiama il robot che sta facendo le sue prove nella boutique di un club di calcio a Osaka, è dotato di una telecamera e di alcuni sensori. Messo a punto  da un centro di ricerche internazionali sulle telecomunicazioni di Kyoto, è in grado nello spazio di un negozio di captare chi non è in regole con le disposizioni sanitarie del paese. Robovie infatti non solo individua chi circola tra gli stand senza la mascherina ma anche chi non rispetta le distanze nei vari reparti o facendo la coda alle casse.

Il Giappone, che negli ultimi anni ha fortemente sviluppato la robotica per far fronte all’invecchiamento della sua popolazione, ha messo anche una serie di altri robot particolarmente adatti alla crisi attuale.  Lo dimostra il boom di vendite del can robot Aibo o dei robot infermieri che permettono di combattere l’isolamento e ridurre i contatti esterni. Per aiutare poi i bambini a superare lo stress della pandemia una scuola di Nagoya ha messo in campo Lovot, un robot di 43 cm che sembra uscito da un fumetto.

Il boom delle teleconferenze non ha intanto lasciato insensibile il leader mondiale dei cosmetici l’Oreal che ha lanciato una vasta gamma di maquillage virtuali in modo che  si possa apparire sugli schermi in piena forma nonostante la crisi sanitaria,  truccati al meglio e con i tratti addolciti grazie alla scelta tra una decina di filtri.

La collezione di make up, disponibile su tutte le grandi piattaforme video,  è stata messa a punto non solo da truccatori ma anche da artisti del 3D. fa Durante la pandemia l’iniziativa ha ricevuto un miliardo di visite e il tasso di conversione dalle prove virtuali in acquisto è triplicato. In questo periodo di crisi la realtà virtuale sta avanzando a grandi passi anche in altri campi,  con collezioni di abiti interamente disegnati in 3 D, come quella dello stilista Steven Passaro.

In Cina, segnala Le Figaro, il gigante dell’e commerce JD sta  investendo in un progetto con Sony che dovrebbe permettere di provare virtualmente oltre un milione di scarpe da basket prima di decidere l’acquisto. Per sviluppare il progetto stanno utilizzando una tecnologia di misura a distanza TOF (time of flight) che scansiona il piede da tutti i lati. L’immagine virtuale della scarpa si sovrappone poi sul piede adattandosi alla sua forma in modo da rendere possibile la scelta, come in un negozio o quasi. Sul fronte dell’abbigliamento le prove virtuali o i teleacquisti in versione numerica sono invece già da tempo una realtà molto apprezzata in questo periodo di quarantena e chiusura dei negozi.

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