Firenze – L’assessore al patrimonio immobiliare Federico Gianassi risponde al consigliere comunale, capogruppo di Frs, Tommaso Grassi sulla questione, da lui portata in consiglio comunale, che riguarda la vendita di un blocco di immobili di proprietà comunale in particolare nel centro storico, fra cui via dei Pepi. “Non sono case popolari e non hanno le caratteristiche per essere destinati a funzioni sociali. Senza contare che sono da tempo nel piano delle alienazioni e stupisce che il consigliere Grassi se ne accorga solo adesso”.
L’assessore spiega che si tratta di immobili che non hanno le caratteristiche per essere alloggi Erp e neanche per essere destinati a funzioni sociali, come emerso a seguito di diversi sopralluoghi effettuati dai tecnici della direzione sicurezza sociale sia per la loro posizione (in centro ma non solo) sia per la tipologia di struttura.
“Sono da molto tempo nel piano delle alienazioni – aggiunge l’assessore – e la vendita in una solo operazione semplifica le procedure dell’ente e favorisce un incasso destinato agli investimenti in scuole, asili, giardini, impianti sportivi e altre destinazioni utili per i cittadini”.
Infine sul ricavato dalla vendita l’assessore precisa che non sono solo 4 milioni. “Nella proposta Invimit prevede un primo anticipo pari al 30% della cifra totale che quindi si attesta sui 13 milioni”. La proposta è in fase di valutazione da parte degli uffici.
Reazioni a stretto giro. Laura Grandi, segretaria del Sunia fiorentino: “A parte la replica dell’assessore, la cui certezza sulla natura non popolare degli alloggi è solo e unicamente sua, dal momento che emerge che nel corso degli anni per le ristrutturazioni si è ricorso a fondi Erp, senza parlare dell’utilizzo, è in merito alla desertificazione della città, soprattutto in centro storico, che ritengo necessario spendere due parole. In particolare, rispetto al mutamento e al “respingimento” dei cittadini dal centro, attuato anche con investimenti che sono finalizzati ad alte ed altre fasce, dire che gli alloggi non hanno funzione sociale nel centro storico è anacronistico. Mi piacerebbe che da esponenti del pd i ragionamenti fossero altri, magari riportando nel centro i fiorentini, magari riqualificando immobili per edilizia convenzionata e pubblica, magari ripopolando il centro di cittadini. Questi sarebbero i ragionamenti che mi piacerebbe di sentire da un partito che si dovrebbe collocare nell’area del centrosinistra. Detto questo, non è inevitabile che queste case debbono essere vendute, ma se proprio lo devono essere, vorrei sapere la destinazione d questi immobili: resort a sette stelle, lusso e turismo, oppure si potrebbero vincolare per agevolare la residenza fiorentina? E ancora, parte di questi introiti saranno vincolati anche all’Erp e alla funzione sociale dell’abitare? ….”.
Sulla risposta dell’assessore torna anche il capogruppo di Frs in consiglio comunale Tommaso Grassi. ” Sulla questione della localizzazione degli alloggi in centro come uno degli elementi che ne escluderebbero la natura di case popolari, è inutile ribattere – dice – in quanto sembra assurdo dire che edilizia popolare e funzione sociale non possano stare nel centro storico, dal momento che una delle operazioni più riuscite in questo senso è stata quella delle Murate. Del resto, uno dei principi è proprio quello di mettere accanto alloggi per “ricchi” e per “gente normale””. Un principio, aggiungiamo, che è sempre stato praticato con successo proprio a Firenze, e nel suo centro storico in particolare.
“Per quanto riguarda la natura degli alloggi – continua Grassi – invitiamo l’assessore a studiare la legge. La ricognizione di cui parla si allaccia al fatto che dal 2003 al 2013 non sono stati fatti investimenti di denaro pubblico sulle case in oggetto. Si dimentica tuttavia che fino al 2015, la gestione di quegli alloggi è stata affidata a Casa spa, che ha effettuato interventi in manutenzione ordinaria. Dal momento che fino al 2015 la contabilità di Casa spa non era differenziata, i soldi per le manutenzioni venivano presi dal “buglione” comune, costituito anche da soldi Erp. Senza contare che l’utilizzo di quegli alloggi è stato messo in atto da oltre trent’anni come case di edilizia popolare. Ma al di là delle varie regolamentazioni di legge – conclude il capogruppo di Frs – il fatto che resta agli atti è che vengono venduti 60 alloggi di utilizzo sociale, che per liberarli sono stati occupati altri 60 alloggi dalla graduatoria, a fronte di una tabella di marcia degli sfratti che va avanti a più di un accesso al giorno. Non solo – aggiunge Grassi – i soldi dell’eventuale vendita non verranno neppure, stando alle dichiarazioni dell’assessore, reimpiegati per case popolari e funzione sociale”.
Senza contare, conclude ancora il consigliere, “che nell’immediato il ricavo sarebbe di 4 milioni, e il resto, ovvero gli altri nove milioni e mezzo circa, si recupererebbe con gli affitti. Non dimentichiamo che Invimit è un fondo immobiliare”.
Sulla questione interviene anche Asia, il sindacato inquilini che fa riferimento all’Unione sindacale di Base: “Si tolgono alloggi al patrimonio di edilizia residenziale pubblica per fare cassa – dicono dal sindacato – questa è la politica avviata dalla amministrazione Renzi e proseguita dall’attuale, in continuità con la logica che per far quadrare i conti si vendono i gioielli di famiglia. Nonostante stiano crescendo a dismisura gli sfratti in questa città, questa amministrazione si comporta come se la crisi fosse terminata e l’economia fosse in ripresa. Si vendono case per investire in scuole, asili, giardini, impianti sportivi e altre destinazioni utili per i cittadini, ma per tutti coloro che restano senza casa chi investe? E’ chiara sempre più la volontà di allontanare i fiorentini dal centro storico, dalle proprie tradizioni e dalla propria storia. Una volta allontanati tutti i laboratori artigiani, quei mestieri che ci hanno resi famosi in tutto il mondo, ora basta anche con i residenti che danno vita ai rioni e alle contrade, ma che evidentemente ostacolano il passo alle sempre più numerose e devastanti mandrie di turisti “mordi e fuggi” che poco ammirano le meraviglie di questa città, ma tanto dovrebbero acquistare… Sono tanti gli assegnatari di ERP che vorrebbero abitare in centro storico, sono tanti coloro che, a seguito di sfratto, si sono ritrovati deportati alle Piagge o all’Isolotto, e che bramano di poter tornare a vivere nel centro della loro città, magari dove sono nati e cresciuti. Ma l’assessore Gianassi dichiara che gli alloggi del centro non hanno le caratteristiche per essere alloggi di ERP. Magari è vero, attualmente non le hanno, ma potevano essere stati fatti degli investimenti (come farà sicuramente chi acquisterà) per adeguarli, proprio come è stato fatto per il complesso delle Murate, che pure si trova in centro”.