Alla Medici Tunsie non ci sarebbe stato stato nessun sequestro di persona. La smentita arriva direttamente dalla Farnesina, che ha seguito da vicino la situazione attraverso l’Unità di Crisi e l’Ambasciata italiana a Tunisi: dal Ministero negano in modo categorico che il titolare dell’azienda, Maurizio Medici, marito della presidente di Confapi Reggio Emilia Cristina Carbognani sia rimasto in ostaggio per un giorno intero dei manifestanti all’interno della filiale tunisina dell’azienda vezzanese insieme alla direttrice della fabbrica e liberato solo dopo il pagamento di un riscatto. I contorni di questa vicenda sono dunque ancora tutti da chiarire.
A raccontare il sequestro – che sarebbe alla base della decisione di chiudere lo stabilimento tunisino che impiega 130 dipendenti e copre l’80% della produzione dell’azienda di Vezzano produttrice di sedili in pelle per auto – è stata la stessa Carbognani lunedì in un’intervista al Resto del Carlino: “È stata una giornata tremenda. Sono passati dei giorni, ma fatico ancora a parlarne. Molte persone hanno fatto irruzione in fabbrica. Mio marito e la direttrice si sono chiusi in cortile. Io da qui ho contattato l’Ambasciata, e sono riuscita a parlare con l’ufficiale dei carabinieri. Mi sembrava di vivere in un incubo”. La presidente di Confapi racconta che il sequestro del marito e della direttrice è durato un giorno intero, dal mattino alle undici di sera. “Volevano i soldi. Siamo riusciti, di sera, a far riaprire la banca in cui abbiamo il conto. E abbiamo pagato». Una cifra importante, continua la Carbognani, che “doveva soddisfare le esigenze non di un capobanda, ma di una quantità di persone”.
A questo grave episodio, al quale si sarebbero aggiunti furti, incendi e danneggiamenti, è seguita – sempre secondo il racconto della Carbognani – la decisione di chiudere la fabbrica. Una decisione che rischia di provocare gravi conseguenze sul piano economico: la Medici Tunisie era infatti il cuore produttivo dell’azienda che lavora soprattutto con grandi marchi automobilistici come la Ford e l’Audi. A Vezzano, dove sono impiegate 47 persone, la tensione è alta: lunedì era in programma un picchetto sindacale per il ritardo nei pagamenti di alcune mensilità. Manifestazione che è stata annullata in seguito ad un accordo tra la rappresentanza sindacale e la proprietà.
Resta il mistero del sequestro. Un sequestro che per il Ministero degli Esteri non è mai avvenuto.
Giuseppe Manzotti