Giacomo Matteotti a un secolo dall’omicidio per mano fascista

Dalla Fondazione Rosselli un progetto per le scuole

Un evento a Roma pochi giorni fa, eventi con le scuole, altri eventi che si susseguono nel 2024, ovvero l’anno che segna il secolo dopo la vile aggressione fascista che portò alla morte del deputato socialista Giacomo Matteotti e fece per un attimo tremare il regime in ascesa. Segnaliamo in Toscana quello di sabato 23 marzo, alle ore 15.30, presso la sala Gonfalone della Provincia, in via Ricasoli 17 a Prato. Un florilegio di iniziative fortemente volute anche dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, che ha inoltre lanciato, curato, reso pubblico un progetto che riguarda la vita e le idee di Matteotti ,studiato appositamente per le scuole. In realtà, il progetto riguarda due pubblicazioni, un fumetto per i giovanissimi e un manuale di sostegno didattico (opera della Prof.ssa Francesca Tramonti, “L’idea che è in me”) per le scuole secondarie superiori. Quest’ultimo volume è stato presentato e dibattuto il 28 febbraio scorso a Roma, nelle sale della Fondazione Modigliani, che collabora con la Fondazione Rosselli. Al tavolo, con l’on Spini, il capogruppo del Pd alla Camera on,. Roberto Morassut e il giornalista Alberto Aghemo, In collegamento, l’autrice.

Un evento molto partecipato e, come ha rilevato Morassut, è proprio questa partecipazione dei giovani, a costituire la nota dominante delle varie iniziative che si sono tenute e si tengono nel centenario dell’assassinio di Matteotti. “È la prova che egli è ancora vivo nella memoria e attuale nel profilo di un uomo politico e di un intellettuale intransigente nei valori di fondo ma concreto e competente nell’azione politica – sono parole di Morassut – qualità oggi rare e di cui tutti avvertono il bisogno”.

Abbiamo raggiunto il presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, appena tornato dall’inaugurazione di una mostra dedicata ai Fratelli Rosselli, nel comune di Marino, della Città Metropolitana di Roma, a cui abbiamo posto alcune domande su questa figura storica che parla anche alle ultime generazioni.

In quale temperie maturò l’omicidio di Giacomo Matteotti?

“Giacomo Matteotti deputato e segretario del PSU (il Partito Socialista Unitario di Filippo
Turati e Claudio Treves) venne rapito e ucciso il 10 giugno 1924 dalla cosiddetta CEKA,
famigerata squadraccia fascista agli ordini diretti della direzione del Partito Nazionale
Fascista (Pnf), finanziata dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, e proprio a
causa dello svolgimento coraggioso e coerente delle sue funzioni di parlamentare.
Non era il primo: nel 1922, era stato ucciso un altro deputato socialista, Giuseppe Di
Vagno, mentre si recava ad una riunione politica a Mola di Bari. Il 30 maggio dei 1924, Matteotti si era levato a parlare nella prima seduta della Camera per contestare la validità delle elezioni del 6 aprile precedente che si erano svolte all’insegna della violenza e dell’intimidazione da parte delle squadre fasciste. Queste violenze e queste
uccisioni erano state denunciate da Giacomo Matteotti in un drammatico discorso alla
Camera costellato dalle interruzioni e dai tentativi dii zittirlo da parte dei deputati fascisti”.

Quali furono le cause che portarono all’omicidio?

“Matteotti, denunciando pubblicamente quelle vicende, inficiava il risultato di elezioni che che non solo avevano visto la vittoria del listone fascista, ma addirittura il conseguimento da parte di quest’ultimo dei 2/3 dei seggi grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge Acerbo, fatta approvare da Mussolini prima delle elezioni.
Al Presidente della Camera, Alfredo Rocco, che lo invitava a parlare prudentemente,
Matteotti rispose. “Io non parlo né prudentemente né imprudentemente: parlo
parlamentarmente” una riprova del suo attaccamento a questa istituzione che oggi gli
rende onore.
Taluni storici hanno aggiunto a queste motivazioni del delitto, anche un’altra e cioè che
Giacomo Matteotti si stava apprestando a denunciare, sempre alla Camera, uno scandalo
petrolifero, il cosiddetto affare Sinclair, che avrebbe investito anche la Corona e che la
sua uccisione fosse da collegare anche alla finalità di prevenire questa sua denuncia”.

A parte i tentativi di depistaggio da parte anche dello stesso Duce, sembrò addirittura che il potere fascista potesse ancora vacillare …

“La reazione di sdegno nel paese fu fortissima. L’eco del delitto fu infatti enorme. Ben lo
descrive il film di Florestano Vancini, “Il delitto Matteotti”, una sorta di film-verità che
accompagna passo passo la tragica vicenda. Le opposizioni si ritirano sull’Aventino,
Mussolini sembra vacillare, ma, per il determinante appoggio della monarchia riesce a
rimanere in sella. Il 3 gennaio 1925, Mussolini pronuncia quel discorso che metterà
definitivamente fine ad ogni illusione di ripristino della legalità. Ricordiamo quelle
terribili parole: “io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il
popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto
quanto è avvenuto”. E ancora “se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, a me
la responsabilità di questo.” Iniziava di fatto la dittatura”.

La morte tragica di Giacomo Matteotti ha lasciato un lungo strascico nella coscienza collettiva italiana. Quale fu, secondo lei, il contributo che il suo sacrificio lasciò in eredità alla Repubblica nata sulla Resistenza che vide la luce vent’anni dopo?

“iI sacrificio di Giacomo Matteotti, nell’immediato, costituì la delegittimazione del regime e uno spartiacque vero e proprio nella storia d’Italia. Da quel momento in poi, ogni parvenza di
libertà venne meno: nel 1926 le “leggi fascistissime” cancellarono la libertà di stampa e
soppressero i partiti diversi da quello unico del regime. Lo stesso avvenne per i sindacati.
Il sacrificio di Giacomo Matteotti riscattò anche il socialismo italiano da quelle debolezze
e incertezze, da quelle divisioni, da quegli errori e da quelle carenze che ne avevano fatto
il vero sconfitto dell’avvento del fascismo. Nel nome di Matteotti si poté mantenere nel
ventennio la fedeltà al vecchio partito, nel nome di Matteotti vennero costituite le brigate
partigiane socialiste e il partito socialista nelle prime elezioni dell’Assemblea costituente
poté ricevere più del 20% dei suffragi, divenendo in quel momento il secondo partito
italiano”.

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