Firenze – Dopo l’annuncio di Pippo Civati di essere pronto a lasciare il partito, la situazione dei “civatiani” sul territorio si fa complessa. A Firenze tuttavia, sebbene il dibattito interno sia tuttora vivace, alcuni fatti rappresentano dei segnali precisi. Intanto, la polemica nei confronti della maggioranza del partito è sempre stata piuttosto accesa. In particolare il delegato all’assemblea nazionale del Pd, civatiano della prima ora e senza tentennamenti Jacopo Ghelli, coglie l’occasione per mettere in luce alcuni fra i motivi per cui con la maggioranza renziana l’atmosfera è sempre più tesa.
“Pensiamo solo a un dato – dice Ghelli – e confrontiamolo con i principi della democrazia. A Firenze città l’area civatiana è la seconda area del partito. Ebbene, su 18 candidati della provincia fiorentina non abbiamo neppure un rappresentante. Sugli 80 dell’intera Toscana ne abbiamo uno solo, a Massa”.Un altro punto concerne la scelta di calendarizzare la tornata elettorale “proprio nell’unico ponte estivo importante. Una mossa che rischia di andare inevitabilmente a discapito di una partecipazione che è già fisiologicamente in calo, con conseguenze piuttosto interessanti. Basti pensare che, per fare un esempio, il presidente dell’Emilia Romagna è stato eletto col 19% dei voti degli aventi diritto. C’è un chiaro tentativo non di tutelare la partecipazione, ma di remare verso il suo contrario”.
E per il futuro? Secondo qualcuno, lo sbocco delle fibrillazioni, dopo la decisione di Civati, potrà essere uno solo: guardare a sinistra e al tentativo di ricreare un soggetto unitario, rinnovato, “non solo nelle facce, ma anche nelle modalità, innanzitutto quelle partecipative”. Ed è inevitabile pensare al sentiero tracciato da Daniela Lastri: uscita dal partito, appoggio alla lista Fattori. Anche se, dopo la pressione delle elezioni, in molti sono pronti a scommettere che sarà difficile conciliare l’ala “movimentista” della lista del Sì con gli eventuali fuoriusciti del Pd.