Per quarant’anni ha governato la Libia con il pugno di ferro, oggi è morto ammazzato in un cunicolo di cemento. Come un ratto. Muammar Gheddafi non c’è più, liquidato da quell’Occidente cui aveva giurato guerra per poi diventarne in tempi recenti socio in affari e infine, di nuovo, incarnazione del male.
Militare di carriera, nel 1969 è a capo della rivoluzione che depone la monarchia agonizzante di re Idris. Il suo regime si trasforma rapidamente in una dittatura personale (con alcuni tratti folkloristici) e dispotica. Tiranno sanguinario per gli oppositori in patria, leader inaffidabile per il mondo arabo, famoso per le sue intemperanze ai vertici internazionali. E’ negli anni ’80 che precipitano i rapporti con l’Occidente: il raìs finanzia i movimenti terroristici di mezzo mondo, dall’Ira (nel 1987 viene fermata a largo delle coste irlandesi la Eksund, nave carica di armi pesanti destinate alla Provisional), a Settembre Nero palestinese. Gheddafi diventa il nemico numero uno degli Stati Uniti, Ronald Reagan prova a farlo fuori con un blitz militare ma a morire è la figlia adottiva. Lui, Gheddafi, invece la scampa e pare che il suo salvatore sia Bettino Craxi che lo avrebbe avvertito.
Lockerbie è una svolta: sui cieli della cittadina scozzese il 21 dicembre del 1988 esplode un aereo della Pan Am con 256 persone a bordo. Non ci sono superstiti. A piazzare la bomba sono gli agenti segreti di Gheddafi. Ma questo è uno spartiacque per il Colonnello che da questo momento in poi cambia atteggiamento.
A dispetto della scia di sangue e forte dei suoi giacimenti, Gheddafi diventa per l’occidente un interlocutore politico e un socio in affari. Il Colonnello non è più un tiranno e a Tripoli non si violano più diritti umani. La visita in Italia del 2008 è addirittura una festa per il rais che pianta la tenda beduina nel giardino di villa Doria Pamphili.
Di democrazia in Libia si torna a parlare solo con la “primavera araba”. Al nord del golfo della Sirte ci si comincia a preoccupare di diritti umani ma soprattutto di Ras Lanuf e degli altri giacimenti. L’occasione è ghiotta per esportare un po’ civiltà. Il 20 marzo scatta Odyssey Dawn, nome emblematico che ricorda le peripezie di Ulisse nel suo ritorno verso Itaca. “Porterà sfiga” sussurra qualcuno.
Fortuna non ha portato di sicuro al Colonnello. E’ morto ammazzato in un cunicolo come un topo. La fine di un tiranno