Geotermia, sulle concessioni una partita da 3,5 miliardi

Un abisso tra potenzialità e realtà dell’attuale utilizzo di energia rinnovabile

C’è una partita in corso, per un valore di circa 3 miliardi e mezzo di euro, che si sta giocando in Italia intorno all’acqua calda. Detta così, poco si comprende. In realtà stiamo parlando di una fonte rinnovabile pulita come l’energia geotermica e delle sue possibilità di sviluppo nel nostro Paese.

Il “calore della Terra”, appunto l’energia geotermica, in Italia ha un potenziale estraibile stimato tra i 500 milioni e i 10 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente. L’energia calcolata in terawattora si stima tra 5.800 e 116.000, molto ma molto di più rispetto al fabbisogno nazionale di 300 terawattora. Le ritorsioni di Putin, le oscillazioni del prezzo del petrolio, le nostre bollette del riscaldamento, potrebbero essere cancellate grazie all’acqua calda proveniente dal sottosuolo?

La risposta rimane sospesa nel vuoto perché tra le potenzialità e la realtà dell’attuale utilizzo di questa fonte rinnovabile di energia, c’è un abisso: più o meno siamo a una quota di circa 6 terawattora di energia ricavata ogni anno in Italia, il 5% delle fonti rinnovabili. Un quantitativo marginale rispetto al bilancio energetico del Paese. Situazione, del resto, simile al quadro europeo, visto che l’Italia rimane comunque ai vertici dello sfruttamento geotermico insieme a Islanda e Turchia.

Non mancano le zone in cui sarebbe possibile una coltivazione geotermica più estesa: nei Colli Euganei, nella zona di Grado in Friuli-Venezia Giulia, nell’area dei Campi Flegrei, nel Ferrarese nell’area di Casaglia. Ma è solo in Toscana che l’energia geotermica si è sviluppata con 34 centrali geotermiche distribuite tra la Val di Cecina (16 centrali) con Larderello come storico apripista fin dagli inizi del Novecento, e il Monte Amiata (18 centrali equamente divise tra il versante senese e grossetano). L’intero quantitativo di energia geotermica prodotta in Italia viene dalla Toscana.

Ecco perché la partita del rinnovo delle concessioni ventennali per la coltivazione geotermica, che si sta giocando proprio in Toscana, assume una rilevanza nazionale. Due i protagonisti in campo: da una parte la Regione Toscana in quanto autorità di gestione del territorio e dall’altra Enel Green Power, unico operatore geotermico in Italia che gestisce le centrali geotermiche esistenti e che ha presentato una proposta di sviluppo per i prossimi venti anni. Tre le nuove centrali proposte: una a Monterotondo Marittimo in Val di Cecina e due sull’Amiata, una a Piancastagnaio e l’altra a Santa Fiora. Enel Green Power prevede 3 miliardi di investimenti per la modernizzazione degli impianti anche sul fronte della salvaguardia ambientale e l’accordo che si va prefigurando con la Regione fissa anche in 400 milioni l’ammontare del valore delle opere compensativi. Trenta milioni a testa andrebbero ai comuni dove si trovano le centrali. Siccome possono essere impiegati anche per la spesa corrente, si capisce quanto queste risorse potrebbero incidere nei bilanci di paesi con poche migliaia di abitanti.

Il presidente della Regione Eugenio Giani è convinto delle potenzialità dell’energia geotermica: “La geotermia è una risorsa pulita e da valorizzare, che copre il 34% del fabbisogno energetico della nostra regione e dà alla Toscana una posizione di eccellenza nella fornitura di energia rinnovabile su scala nazionale – ha spiegato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Per questo stiamo portando avanti un dialogo serrato e serio con chi fino ad oggi questa energia ha saputo produrla ed adeguarla alle evoluzioni tecnologiche: mi riferisco ad Enel Green Power. Il piano di investimenti prevederà interventi di mitigazione e aumento della sostenibilità ambientale in modo che la geotermia in Toscana compia un ulteriore passo in avanti, diventando sempre più un veicolo di sviluppo pulito per le aree interessate. Se aggiungiamo al calcolo della potenza prodotta dalla geotermia anche quella prodotta da fotovoltaico, eolico ed idroelettrico, la Toscana produce con rinnovabili già oltre il 50% del proprio fabbisogno – ha concluso il presidente – ma il nostro obiettivo è arrivare al 100% nel 2030”

Il Piano di Enel Green Power, limato nei mesi scorsi attraverso il dialogo con la Regione, è stato presentato ufficialmente. La giunta regionale dovrebbe riunirsi entro qualche settimana per la delibera definitiva. Ma non mancano obiezioni. Il presidente della Regione ha già incontrato una delegazione dei Comitati No geotermia dell’Amiata, che chiedono uno stop all’incremento dello sfruttamento geotermico sulla montagna: “Le compensazioni ambientali non ripagheranno mai del danno irreversibile al territorio – affermano i comitati – Da anni i movimenti chiedono di fermare l’ulteriore incremento delle centrali geotermoelettriche in Amiata, un territorio di origine vulcanica le cui emissioni inquinanti sono trattenute solo in parte dai filtri AMIS esponendo così i cittadini a rischi per la salute. Lo studio Invetta non ha dato rassicurazioni – scrive il Coordinamento. – Da tempo chiediamo urgentemente la definizione del bilancio idrico che da oltre 20 anni attende di essere completato: l’enorme consumo di acqua mette a rischio l’acquifero più importante del centro Italia e le stesse acque termali. Il fenomeno della subsidenza nell’area di Piancastagnaio è ormai evidente e con esso l’aumento della franosità. La stessa regione Toscana nel Piano Energetico Regionale del 2015 fissava a 100MW il limite della produzione oltre il quale non vi sarebbe stata la compatibilità socioeconomica e ambientale. Attualmente la potenza installata è di 121 MW”.

I filtri Amis (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato) hanno la funzione di eliminare il mercurio e di ridurre l’effetto odorigeno dell’idrogeno solforato (H₂S), caratteristico delle aree termali e delle manifestazioni geotermiche, migliorando considerevolmente la qualità della vita. Questi impianti sono stati installati da Enel Green Power già da oltre dieci anni nelle centrali toscane, per un investimento superiore ai 100 milioni di euro. Nel sito istituzionale ci sono anche documenti confortanti sul piano della sostenibilità: “Il complesso toscano – si legge nella documentazione di Enel Green Power – disegna un modello nel settore per l’innovazione tecnologica e la sostenibilità, di cui l’energia geotermica rappresenta un driver essenziale. Allo stato attuale, l’energia geotermica prodotta in Toscana evita il consumo di 1,1 Mega Tonnellate equivalenti di petrolio e l’emissione in atmosfera di 3 MT di CO₂eq, con una produzione di calore pari a circa 454 GWh, capaci di evitare l’emissione di altre 121.000 tonnellate di CO₂ equivalenti. Un altro indicativo elemento di sostenibilità della geotermia è fornito dal rapporto dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), dal titolo “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Il documento, prodotto nel 2021, punta a verificare in che misura e in che tempi i territori italiani riusciranno a raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU – ha evidenziato per la Toscana geotermica valori migliori della media nazionale per la quota elettrica da fonti rinnovabili e per i consumi di energia elettrica, definendola in linea per l’obiettivo numero 7, ossia quello dedicato all’“energia pulita e accessibile”, per assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, sostenibili, affidabili e moderni”.

Enel Green Power crede nella possibilità di conciliare la salvaguardia ambientale e la coltivazione del “calore della Terra”: “Gestiamo in Toscana il più antico e innovativo complesso geotermico del mondo – si legge nella documentazione dell’azienda -restituendo numeri che consolidano le ricadute locali aprendo orizzonti di sviluppo sostenibile per il tessuto imprenditoriale delle aree geotermiche. Il nostro impegno per la sostenibilità di questo territorio e dei suoi territori come principio per la coltivazione delle risorse naturali non conosce soluzione di continuità, come testimoniato dalla recente collaborazione con Nippon Gases Operations a Piancastagnaio”.

Questa partnership definita nel 2023 prevede la realizzazione di un nuovo impianto di riutilizzo, purificazione e liquefazione ai fini alimentari della CO2 naturalmente presente nei fluidi geotermici delle centrali di Piancastagnaio: “Questo accordo rientra nel più ampio impegno di Enel Green Power per massimizzare l’utilizzo sostenibile e circolare della risorsa geotermica -commentava Luca Solfaroli Camillocci, Responsabile Enel Green Power Italia al momento della firma dell’accordo – Il nostro obiettivo è generare valore condiviso che vada oltre la produzione di energia rinnovabile, attraverso progetti che intercettino le necessità delle persone, dell’economia, dell’ambiente e del territorio.”

Si tratta di un progetto volto a massimizzare l’utilizzo sostenibile e circolare della risorsa geotermica generando valore condiviso. Enel Green Power mette a disposizione il fluido geotermico, in uscita dalla centrale, per consentire a Nippon Gases Operations le operazioni di riutilizzo dell’anidride carbonica di origine naturale mediante un processo innovativo che prevede anche purificazione e liquefazione della CO2.

Procedure difficili da immaginare nel 1913, quando entrò in funzione a Larderello la prima centrale geotermoelettrica. Ma già molti secoli prima Dante Alighieri, nella Canzone XIV della raccolta delle Rime, segnalava che in quella zona, detta Valle del Diavolo, avvenivano fenomeni particolari “Versan le Vene le fumifere acque Per li vapor, che la terra ha nel ventre, Che d’abisso le tira suso in alto”. Almeno in Toscana anche in futuro si continuerà a “tirar suso in alto, li vapor che la terra ha nel ventre”.

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