Radicondoli (Siena) – Arriva da lontano, la rivolta di Radicondoli, quella che tre giorni fa ha contestato duramente, con i cittadini scesi in strada, il presidente di Magma Energy Italia Stefano Boco, a suo tempo senatore dei Verdi, che sarebbe giunto nel paese per comunicare al sindaco di Radicondoli, solidale con i cittadini, che i lavori sarebbero iniziati. Lavori di cosa? Del progetto geotermico Mensano. Ed ecco di cosa si tratta: nell’area ricompresa nel progetto “Mensano” sono stati richiesti i permessi di ricerca di risorse geotermiche per tre pozzi esplorativi: il pozzo TM1 in località Tesoro (Radicondoli, Siena), il pozzo TM2 nel podere Love, Casole d’Elsa, e, più lontano ma sempre nell’area Mensano, il pozzo TM3 in località Pignano, Volterra (Pisa). Non solo. Mentre si procede con i metodi tradizionali di richiesta di permessi per la ricerca e pozzi di “sondaggio” per scoprire e sfruttare eventuali risorse, fra Radicondoli e il corso d’acqua Lucignano, insiste il progetto pilota chiamato suo tempo “progetto Lucignano”, trasformato recentemente, come si dette conto su queste pagine, in progetto “Serracona”.
La contestazione pacifica che ha portato in strada buona parte del paese, ha anche dimostrato la frattura che si è creata fra amministrazioni locali e cittadini nei confronti delle scelte sul futuro economico dell’area. Infatti, la questione si pone in questi termini: riempire di altre centrali, pozzi, torri e tubi un territorio già provato da anni di attività consimile da parte dell’Enel oppure scommettere sulla costruzione di un sistema agricolo-turistico basato sulla sostenibilità, sul biologico, sull’armoniosa coesistenza fra vari modelli? La contestazione ha messo in chiaro da che parte stanno i cittadini e le amministrazioni locali.