Radicondoli (Siena) – Geotermia, tutto procede come se non ci fosse una profonda e assolutamente maggioritaria posizione dei cittadini contrari all’apertura di nuovi pozzi esplorativi o di sfruttamento nell’incantevole zona, che va da Casole d’Elsa, comprende Radicondoli e Castelnuovo Val di Cecina, oltre a conglobare Mensano e autentiche perle come Belforte e Montecastelli. Zona che, oltre ad essere già costellata di pozzi aperti negli anni scorsi dall’Enel, ai tempi unica concessionaria, e da “pennacchi” e torri, contiene anche il centro innovativo di Sesta, uno dei più grossi e avanzati centri di ricerca. Non solo. Con la “liberalizzazione” decisa dalla Regione Toscana, sono stati accordati tanti permessi di ricerca a svariate multinazionali che si avvalgono anche di servizi di altre società straniere, come spesso accade. E proprio in questi giorni, scatta l’allarme rosso sul territorio, in particolare quello compreso nell’area del permesso “Mensano”.
“Stanno arrivando”. Per ora arrivano le lettere, scritte su carta intestata Magma Energy, che avvisano i cittadini proprietari di terreni nella zona interessata dal permesso “Mensano” che nel periodo fra giugno e luglio 2016 alcuni tecnici di una società polacca, la “Geofizyka Torun”, con sede a Chrobrego 50, Torun, Polonia, chiederanno l’accesso ai fondi per eseguire dei rilievi geofisici “finalizzati all’individuazione di risorse geotermiche presenti nelle strutture geologiche profonde nell’area d’indagine”. Il tutto, secondo quanto scritto nella lettera, che, come fanno notare i cittadini, non porta ne’ un numero di telefono, di fax, una mail, tanto meno un codice fiscale della Magma Energy, ma è solo scritta su carta intestata, richiamando un permesso regionale di ricerca di risorse geotermiche concesso con delibera n.2332 del 6 giugno 2011, oltre ad un’altra delibera del 2016, la 2.321 del 3 maggio scorso.
Ma la questione non è affatto così chiara, come spiegano i cittadini sulle cui spalle insiste il permesso “Mensano”. Intanto, nella lettera si parla di un generico “incarico” a questi tecnici. “Chi sono?” chiedono i cittadini. “Non sappiamo nome, cognome, targhe dei mezzi che dovrebbero accedere ai nostri terreni. Chi può sapere effettivamente, se una lettera scritta su semplice carta intestata corrisponde al vero?”. I dubbi sono legittimi, non solo per le modalità con cui Magma avanza la sua pretesa, ma anche perché la popolazione ha chiaramente espresso, sia per bocca di cittadini che di amministratori (i sindaci dei comuni coinvolti) la contrarietà ad aprire ulteriori pozzi in una zona che si dedica con successo crescente all’agricoltura sostenibile, al biologico-biodinamico, ad un’offerta turistica in nome della sostenibilità, settori in cui i i cittadini hanno messo in moto rilevanti investimenti e speranze.
La questione non è chiara per niente, anzi, diventa addirittura inquietante per i cittadini che hanno telefonato al numero di cellulare che la lettera porta come riferimento per chi avesse intenzione di chiedere spiegazioni circa i tecnici che dovrebbero entrare a compiere le operazioni. Quelli della ditta polacca incaricata da Magma, che reca il proprio riferimento sulle buste, in qualità di mittente. Il numero è quello degli uffici che la Geofizyka Torun ha aperto a Monticiano, Siena.
“Una volta chiamato il numero, si trova una persona all’altro capo del telefono che in perfetto italiano chiede qual è il problema. A quel punto, con molta decisione, abbiamo dichiarato la nostra contrarietà a che qualsivoglia persona estranea metta piede nella nostra proprietà – spiega un gruppo di cittadini – al che ci viene con altrettanta decisione spiegato che, se non permetteremo noi ai tecnici di entrare nella nostra proprietà, ci penserà il prefetto”.
Già, proprio così. Motivo? “Utilità pubblica”. Ma per chi, per la multinazionale che ha ottenuto il permesso? Chiedono i cittadini. “Si può parlare di utilità pubblica per le attività, private, di sfruttamento geotermico?…”. E poi, già il fatto che nella lettera si “chieda” l’accesso ai terreni individuati nel permesso ai tecnici non di Magma (che in questo caso sembra davvero il convitato di pietra) ma incaricati da Magma (senza menzionare altro) di accedere ai fondi, non significa forse che serve il permesso del proprietario? E vista la contrarietà diffusa, non significa forse che i proprietari, almeno nella stragrande maggioranza come ci conferma il Comitato Difensori della Toscana e il Comitato di Radicondoli, che hanno ricevuto decine di telefonate allarmate, diranno in buon parte di no?
Il rischio è che quello che sta montando, in quella incantevole zona che in questo periodo trabocca di turisti tedeschi, francesi, inglesi, svedesi, svizzeri, ma anche da tutte le parti d’Italia, si riveli una vera e propria miccia capace di turbare la pace antica di questi luoghi paradisiaci. Prova ne sia, intanto le lettere di rifiuto di lasciare libero l’accesso ai tecnici di Goefizyka ai fondi, poi il controllo che i proprietari stessi stanno mantenendo sul territorio: proprio ieri, sabato 16 luglio, all’ora di pranzo, è stata avvistato un mezzo che, sebbene senza insegne, potrebbe essere appartenente ai “polacchi”.
Del resto, gli accessi “forzati” ai terreni sono possibili solo in seguito a una complicata procedura di cui, per ora, non ne sono state rilevate neppure le avvisaglie. Ad esempio, nel settembre 2012, quando la Regione “forzò” sui rilievi geofisici sempre del permesso Mensano e sempre per la Magma energy, ricadenti in parte nei comuni di Radicondoli e Casole d’Elsa, un atto certificato dalla Regione dette conto, nome e cognome, di tutti i tecnici che avrebbero potuto presentarsi alla porta dei proprietari, compresa la lista delle targhe dei mezzi usati. Tanto per essere tranquilli.
E non è finita qui. Infatti, grazie alla legge forestale n.48, non si può, nelle strade vicinali, “fare transito fuori strada”. Che significa? Che un mezzo, magari della Geofizyka, non può fermarsi ed entrare nei campi adiacenti alla strada. Una questione importante. dal momento che, essendo le strade vicinali private (spartite fra i proprietari dei fondi che vengono serviti) o di uso pubblico (il che significa che per un terzo sono manutenute dal Comune) nel caso in cui i tecnici vogliano utilizzare le strade vicinali pubbliche, non possono tuttavia “uscire” dalla strada stessa. Ne consegue che nè misurazioni, nè apposizioni di sensori possono essere fatti su terreni privati senza l’autorizzazione del proprietario. E ci risiamo.
In questa situazione, il comitato di Radicondoli comunica una nuova notizia: pare che lunedì prossimo si cominci con le misurazioni sul territorio di cui il comitato si occupa. Rabbia, ma soprattutto la volontà di non cedere a quello che viene vissuto come un vero e proprio atto d’arroganza da parte della Regione e delle multinazionali. “Verranno con le forze armate, se diciamo di no? … – chiedono alcuni proprietari – ma siamo sicuri di essere nella democratica Toscana? ….”.