E’ proprio vero che le vie del Signore sono infinite mentre quelle dei partiti sembrerebbero finite. Una strada senza uscita almeno per il consigliere comunale Dario De Lucia reduce da settimane di tormento interiore e di riflessione sul senso della propria appartenenza. Dopo il “fattaccio” social nel quale diede del “seminatore di zizzania” (più o meno, la edulcoriamo per motivi evangelici) al Vescovo Massimo Camisasca e alle truppe cattoliche anti-gender e pro-famiglia tradizionale.
Orbene, stigmatizzato in sala Tricolore da una presa di posizione del centrodestra condivisa dai cattodem del suo partito (meno dalle altre anime dello stesso), il De Lucia, che nel frattempo ha ottenuto l’imprimatur al contrario da una sexy star di cui ora non ci sovvengono le generalità (né ci piace perdere tempo a cercarle tramite una breve ricerca d’archivio, ndr), aveva scritto due missive. L’una allo stesso Vescovo e l’altra al suo partito per cercare di spiegare le motivazioni del suo pensiero. Entrambe con l’intento di sedersi attorno ad un tavolo a fumare il calumet della pace. Pur restando, presumibilmente, ciascuno sulle proprie.
Il Vescovo ha accettato di conferire col De Lucia, il Pd ancora no. Il nostro, a caldo dopo la censura del Consiglio comunale, aveva meditato l’abbandono dalla politica. Chissà che, dopo il summit con monsignor Camisasca, non gli venga voglia di entrare in seminario.