Rispetto alla situazione attuale in Palestina è interessante conoscere le reazioni nel mondo e in particolare tra gli arabi.
Reazioni nel mondo arabo – Negli ultimi anni la grande maggioranza degli intervistati in sei Paesi arabi hanno espresso il loro rifiuto all’uso della violenza, la disapprovazione verso le organizzazioni estremiste e la condanna degli atti di terrorismo. La violenza scatenata nel macello del 7 ottobre molto spesso è stata condannata. Ci sono state proteste e manifestazioni per le orribili condizioni di vita a Gaza, per il taglio di elettricità e carburante, per le stragi di civili e per l’esodo forzato di quasi un milione di palestinesi, ma di tono moderato. In generale, per la Palestina viene sostenuta la soluzione di due Stati – ma con sfiducia – secondo gli Accordi di Oslo (1993) ed è criticata l’espansione aggressiva degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi in Cisgiordania (West Bank) e a Gerusalemme Est. L’appoggio incondizionato a Israele da parte degli Stati Uniti e di molti Paesi Occidentali sono stati condannati nelle manifestazioni in alcuni Paesi Arabi, ma scene pro-Hamas e fuoco alle bandiere di Usa e di Israele non sono state frequenti.
Nel complesso però vi è un certo disinteresse verso la questione palestinese.
Hamas e i palestinesi – Può essere utile conoscere come sono distribuite in Palestina le popolazioni degli ebrei e quelle degli arabi. Circa 7 milioni di ebrei, di cui, in Cisgiordania, circa 460.000 in 132 insediamenti e in 121 avamposti. Un milione e mezzo di arabi in Israele, quasi 3 milioni in Cisgiordania e circa 2 milioni nella Striscia di Gaza ( secondo altre fonti i numeri sarebbero differenti, ma non di molto).
Nelle elezioni del 2006 il 44,5% dei palestinesi votò per Hamas; nel dicembre 2007 la percentuale (sondaggi) era scesa al 24%, ma risalita al 40% nel 2010 in seguito al blocco pià stretto attuato da Israele, per ridiscendere al 35% nel 2014; contraria soprattutto la frazione pià povera della popolazione. Recenti interviste tra i palestinesi nella striscia di Gaza indicano che la grande maggioranza da un giudizio negativo sull’Autorità Palestinese che governa la West Bank, non condivide l’obiettivo di Hamas di distruggere lo Stato di Israele e non ha fiducia (meno del 40%) nel governo di Hamas, ritenuto inefficiente e corrotto. Alla vigilia dell’attacco del 7 ottobre, solo il 20% era favorevole a una soluzione militare che portasse alla distruzione di Israele.
Nella West Bank (dove vivono 460.000 coloni israeliani, il 14% dell’intera popolazione) solo il 17% sosterrebbe Hamas. Circa la metà degli intervistati ha fiducia nella democrazia, ritenuta preferibile ad altri tipi di governo.
Hamas e il terrorismo islamico – Si temeva che, in seguito alle stragi di palestinesi a Gaza, si scatenassero nel mondo attacchi terroristici delle cellule dormienti di ISIS-Daesh e di Al Quaeda. Così non è stato. Vediamo perché. Hamas è nato nel 1987, mentre l’ISIS è nato nel 2014 (staccandosi da Al Qaeda). Hamas viene spesso, erroneamente, assimilata all’ISIS (Stato Islamico). Hamas è sempre stata incentrata sul territorio palestinese con l’obiettivo di distruggere Israele, ma non ha mai effettuato alcuna azione violenta fuori dalla Palestina. Anzi, ha condannato gli attentati commessi da Al Qaeda e da ISIS. ISIS invece ha due obiettivi esterni, le autorità occidentali e gli aspiranti jihadisti che vivono in Occidente, ai quali offriva la “terra promessa” islamica, il Califfato. Anche Al Qaeda è un movimento jihadista globale.
Un secondo punto di contrasto sta nella relazione che Hamas intrattiene con la comunità sciita. ISIS è stato nemico dei palestinesi, perché non ha mai tollerato il loro Islam moderato, e nemico anche dello stesso Hamas, che ha obiettivi militari e non religiosi.Segno ulteriore del distacco esistente, che conferma quanto sia poco pertinente sostenere l’equivalenza tra i movimenti jihadisti e Hamas, è il fatto che l’attacco del 7 ottobre non sia stato menzionato da ISIS nel suo giornale del 12 ottobre 2023. Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) si è felicitata per la strage del 7 ottobre in un comunicato pubblicato il 13 ottobre, non ha tuttavia mai nominato Hamas
Sui capi di Hamas – Al-Majalla , una prestigiosa rivista araba, stima che il numero due di Hamas Musa Abu Marzuk disponga di una fortuna di due o tre miliardi di dollari, mentre l’ex capo politico Khaled Mashal controllerebbe quattro miliardi, così come lo stesso Haniyeh.“I leader di Hamas vivono all’estero in hotel eleganti e grattacieli di lusso” — ha denunciato Suheib Yousef, il militante pentito figlio di un fondatore di Hamas. Sono accuse impossibili da verificare.
I falchi: Sostegni al genocidio dei palestinesi – Come se il massacro di oltre 13.000 civili israeliani non bastasse, qualcuno ha rincarato la dose. Amichai Eliyhau, ministro esponente dell’estrema destra, ha detto che l’utilizzo di una bomba atomica nella Striscia di Gaza è una possibilità, anche se ci sono ostaggi israeliani. “Speriamo nel loro ritorno, ma in guerra ci sono anche dei prezzi”. Netanyahu lo ha sospeso dalle riunioni del Gabinetto e il ministro ha fatto marcia indietro. Ricordiamo che una minaccia simile è stata avanzata un anno fa da Putin!
Alcuni leader americani hanno auspicato che Gaza sia ridotta in cenere, come Berlino e Tokyo nella Seconda Guerra mondiale. Giora Eiland, già capo del National Security Council di Israele, propone che si creino condizioni tali che la vita a Gaza diventi insostenibile, in modo tale che l’intera popolazione debba emigrare in Egitto o in altri Stati del Golfo: Ultimately, Gaza must “become a place where no human being can exist”.
Critiche sull’attacco israeliano – Molto più alte si sono levate, al di fuori del mondo arabo, le voci contrarie al genocidio causato dall’attacco israeliano a Gaza e dagli attacchi ai palestinesi nella West Bank. Prima del 7 ottobre c’erano circa 5.200 palestinesi nelle carceri israeliane; da allora, le forze israeliane hanno arrestato almeno altri 3.000 palestinesi e ne hanno ammazzati oltre 200 durante i raid giornalieri nella Cisgiordania e a Gerusalemme est. Ancora pochi giorni fa un drone israeliano ha colpito una casa uccidendo 5 palestinesi nel campo profughi a Tulkarem, in Cisgiordania
Antonio Guterres , Segretario generale dell’Onu: « ….. è importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono venuti fuori dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza; la loro economia soffocata; la loro gente sfollata e le loro case demolite. Le speranze di una soluzione politica alla loro situazione sono svanite. Ma le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese».
Amnesty International ha documentato attacchi illegali e indiscriminati israeliani che hanno causato massicce perdite civili e che devono essere indagati come crimini di guerra. “In pochi giorni a Gaza abbiamo migliaia e migliaia di bambini uccisi, il che significa che c’è anche qualcosa di chiaramente sbagliato nel modo in cui vengono condotte le operazioni militari”. “Gli incessanti bombardamenti contro Gaza hanno causato sofferenze inimmaginabili a persone che già stavano affrontando una drammatica crisi umanitaria. Dopo sedici anni di blocco illegale di Israele, il sistema sanitario di Gaza è prossimo alla resa e l’economia è in rovina”..
Il Primo ministro irlandese, Leo Varadkar, ha condannato il massacro di 1.400 persone perpetrato da Hamas in, ma ha anche affermato che la risposta di Israele a Gaza assomiglia a “qualcosa di più simile alla vendetta”.
Craig Mokhiber, direttore dell’ufficio di New York dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, a inizio novembre ha annunciato le sue dimissioni per protesta contro l’atteggiamento prudente dell’ONU, sostenendo che quello che sta avvenendo nella Striscia di Gaza è un «caso da manuale» di genocidio. Secondo il New York Times, il Washington Post, e Organizzazioni per i diritti umani, nel West Bank i coloni israeliani e le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno ammazzato circa 200 civili paestinesi e diverse centinaia son stati arrestati. Bande di vigilantes, persone che dovrebbero essere classificate come terroristi, forzano i palestinesi a lasciare le loro case e uccidono contadini inermi che raccolgono le olive.
Dichiarazione della riunione dei ministri degli Esteri G7 a Tokyo: “L’aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura” . Martin Griffiths, capo dell’Agenzia umanitaria OCHA delle Nazioni Unite, ha detto che a Gaza regna una carneficina che raggiunge nuovi livelli di orrore ogni giorno.
Secondo un’inchiesta del 9 novembre, il 38% degli americani crede che la risposta di Israele all’attacco di Hamas sia stata eccessiva; il mese precedente il dato era del 26%.Tutte queste accuse sono dirette al Governo israeliano, non agli ebrei israeliani. Ricordiano che negli ultimi mesi moltissimi ebrei di Israele hanno manifestato contro Nethanyau.
E’ essenziale sottolineare la differenza. Se questo non è chiaro, si lascia spazio a un rigurgito di quell’antisemitismo le cui radici non sono ancora state completamente estirpate.