Firenze – Paesaggi imbiancati che sembrano ricoperti da una trina a uncinetto, meraviglie arabescate che la natura ci regala nei momenti più freddi dell’anno, atmosfere fatate fonti di ispirazione per scrittori e poeti, la dolcezza di una visione di un fenomeno naturale che sempre stupisce e meraviglia. Neve, gelo, ghiaccio, sono parole del parlar comune e particolarmente familiari in questi giorni di basse temperature, protagoniste assolute dei bollettini metereologici e dei notiziari. Più raro è sentir parlare della galaverna o calaverna, nell’accezione toscana, un fenomeno che si verifica quando le temperature scendono sotto lo zero e piccole gocce d’acqua che fluttuano nell’aria si fermano sulla vegetazione e formano un rivestimento bianco, fragile e opaco per la presenza dell’aria. Se ancora è incerta l’etimologia di questa parola, in Romagna è un cognome assai diffuso, senza contare che questo fenomeno è tipico nelle zone dell’Appennino. Come fa notare in uno studio Matilde Paoli pubblicato sul sito dell’Accademia della Crusca “Delle testimonianze presenti fino dai primi anni negli archivi del “Corriere” e di “Repubblica” riporto solo la più lontana negli anni, tratta da un articolo di Enzo Biagi sulla strage di San Benedetto Val di Sambro :Conosco quei posti. Ci sono stato durante la guerra. Ricordo il capostazione di Ca’ di Landino, che costruiva treni in miniatura, il velluto rosso nei sedili delle prime classi, e la locomotiva fischiava cupa imboccando la galleria. So com’è il paesaggio di questi giorni: la galaverna imbianca gli alberi, l’aria tersa odora di legna bruciata, nella notte di Natale si usa accendere i falò: e c’è quasi sempre la luna sui monti. Sono paesi dell’Appennino emiliano, e quella che si ritrova in piazza o all’osteria è la mia gente: di là dal crinale, la Toscana. (Quell’ora fatale sul treno del sud “Repubblica” 25 dicembre 1984)”.
“Secondo il nostro parere, – conclude Matilde Paoli – la ricerca etimologica ci lascia a tutt’oggi senza una risposta certa; possiamo ancora concordare con Prospero Viani che, nella lettera più volte citata, scriveva: “tu sai che queste cose, come l’etimologie, mentre crediamo d’averle in pugno ne sguisciano via come l’anguille”.Chi vuole, può, sapendo che non è scienza, vedere in galaverna una “gala invernale”, come Ciro Chistoni il quale scrisse: “La Galaverna è quasi definita dallo stesso nome: è una specie di addobbo invernale di tutti gli oggetti esposti al libero cielo.”