Gaia Rayneri, la magia del diverso

“Pulce non c'è” è il suo primo romanzo, che presto diventerà un film, scritto in seguito ad un' esperienza autobiografica particolarmente incisiva. Il libro tratta delle disavventure della famiglia Camurati e del percorso giudiziario ed emotivo che si troverà ad affrontare. A raccontarci la storia è Giovanna la sorella tredicenne di Pulce, bambina autistica ingiustamente allontanata da casa per dei presunti abusi sessuali da parte del padre. Tra i molti premi vinti ricordiamo il Premio Edoardo Kihlgren, il Premio Bergamo, il premio Parole d'Autore e il Premio Zocca Giovani. 

L'idea di dare alla luce questo libro com'è nata?

Il libro nasce da una mia esperienza autobiografica che oggi definisco un'assurda catena di eventi. Inizialmente avevo provato a scrivere dei racconti, di quelli che si lasciano chiusi in un cassetto e non si tirano più fuori, ma mai avrei pensato di pubblicare. Credo che questo romanzo sia nato da una combinazione di incoscienza e magia e certamente dalla voglia di urlare la mia verità attraverso una letteratura che si ponga come impegno principale la delicatezza nel trattare argomenti tanto drammatici, senza sfociare in inutili pietismi.

La voce che conduce la narrazione è quella di un'adolescente, come mai questa scelta?

La storia che racconto è tragica sia per la vicenda giudiziaria che per la malattia di cui tratta, ho pensato che avesse bisogno di un qualcosa in più per arrivare al lettore, ho quindi deciso di far narrare gli eventi da una voce tredicenne, deformata e vagamente comica che riportasse le sue sensazioni come fossero un flusso indistinto di pensieri e che potesse dare la misura della tragicomicità della situazione che si trovava a vivere, penso ad esempio al ruolo delle istituzioni che finiscono per equivalersi e perdere di obiettività agli occhi di una così giovane donna.

Considerato che hai lavorato sulla tua storia personale, che sensazioni hai provato mentre scrivevi?

Scrivendo mi sono affiorati desideri di rivalsa: il mio obiettivo è di riportare un'immagine dignitosa di un personaggio disabile. Purtroppo oggi il tipo di rappresentazione mediatica che ha una persona affetta da autismo o è una rappresentazione che sfocia in un pietismo che porta a facile compassione, oppure è una rappresentazione di tipo sensazionalistico per la quale dietro ad ogni “scemo” si cela un genio. Un autistico spesso non è nulla di più di ciò che è, e  vorrei scagliarmi contro tutte le altre violenze interpretative che si riscontrano nell'universo dell'autismo. Credo che semplicemente dovremmo imparare a goderci la magia di un essere umano differente.

Quali sono stati i libri attraverso cui ti sei formata?

Ho sempre amato i classici e tuttora preferibilmente leggo i classici, amo molto Jean-Paul Sartre, Albert Camus e in generale il teatro dell'assurdo. Per questo libro ho tenuto particolarmente presenti “Il tamburo di latta” di Gunter Grass e “La vita e il tempo di Michael K” di John Maxwell Coetzee. Scrivendo “Pulce non c'è” ho ripensato anche a tutti quei romanzi in cui grandi verità sono affidate a personaggi distorti.

A cosa stai lavorando adesso?

Al momento mi sto occupando della realizzazione del film tratto da questo mio primo romanzo, ho lavorato alla sceneggiatura e spesso sono sul set come consulente durante le scene di autismo. Non è stato facile per me dato che per impersonare la parte della bambina autistica ci siamo avvalsi di una attrice normodotata alla quale ho indicato gli atteggiamenti e le movenze di una persona affetta da autismo, in un certo senso mi sono sentita come catapultata in una sorta di psicodramma durante il quale ho rivissuto i momenti più tragici della mia esistenza. Ho poi iniziato a scrivere libri per bambini, come “Ugone”, e in cantiere ho un altro romanzo che tratta di una società immaginaria, in un presente immaginario, specchio delle più tristi tendenze dell'Italia di oggi.

 

Matilde Gamannossi Degl'Innocenti

foto: http://www.premiobg.it/premio/2010/finalisti_video.htm
 

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