Pistoia – Ga-Leotta fu la gonna e chi l’ha indossata. Il “fattaccio” ( per così dire) alla ribalta riguarda Diletta Leotta, una bellissima ragazza, volto noto agli appassionati di calcio italiani. Sappiamo che è lei che conduce, infatti, Serie B Studio su Sky Sport. Diletta è stata vittima, mesi fa, di una gogna mediatica a causa della diffusione in rete di foto personali per violazione della sua privacy. Accadde quasi in contemporanea con il suicidio di un’altra ragazza, che decise di porre fine alle sue sofferenze ormai insanabili, togliendosi la vita, Tiziana Cantone.
Diletta ha reagito nel modo più giusto, forse è stata supportata maggiormente e forse essendo personaggio pubblico, ha avuto maggiore forza ed ha denunciato l’accaduto alla Polizia Postale.
La stessa, pochi mesi dopo l’accaduto, rilasciò un’intervista al Corriere della Sera sul “potere” dei social e della loro immensa possibilità di viralizzare, cioè di rendere velocemente trasmissibile esattamente come un qualsiasi virus, la propria vita, messa a disposizione della rete.
“Ci tengo però a dire alle ragazze o ai ragazzi a cui è accaduta una cosa del genere che non bisogna sentirsi in colpa. Bisogna reagire ed essere lucidi. Ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole con la sua vita, il suo privato, la sua intimità e il suo telefonino”, aggiunge, cercando di rassicurare il pubblico, sia presente in sala che a casa.
Sappiamo bene quanto sia massimamente diffuso l’uso di questi strumenti per porsi in evidenza, o porre l’attenzione su di noi, in ogni momento, per meglio dire. Perché di ciò si tratta. Si arriva a descrivere ogni passo che facciamo, si pubblica ogni foto scattata nei luoghi che frequentiamo, per la grande voglia di condivisione e considerazione, anche se dal web. Che siano amici conosciuti o semplicemente “contatti” ( così si chiamano) non importa. Si pubblica e si condivide con la privacy che di decide ogni volta di avere. I giovani usano spesso sia Facebook che Instagram, ed altri, più che Twitter che viene usato maggiormente per altri scopi.
Ed è dal palco dell’Ariston che parte il messaggio di Diletta Leotta. Un messaggio che il direttore artistico del Festival di Sanremo, Carlo Conti, vuole lanciare proprio attraverso colei che è stata vittima del cyberbullismo. Ed è cosi che nella prima giornata sanremese si parla di bullismo e cyberbullismo, un tema di recente discussione anche a livello governativo, per poter dare informazioni e sensibilizzare tutti, ma in special modo le molte ragazze che hanno visto la propria vita rovinata da quelli che lei, Diletta, definisce ” veri e propri crimini”. Un messaggio di denuncia, di vicinanza a chi subisce questo danno e di forte stimolo a non fermarsi, quello che vuole far passare la conduttrice televisiva. Ma, alla fine, tutto ciò è servito a far discutere di lei, più che del messaggio stesso.
Perchè mai? Perchè se chi parla, diventando testimonial di un tema cosi importante, è bella e brava, giovane ed ha pure un abito che mette in risalto le gambe, è fatta. Magari proprio perché per camminare cerca di far spazio nello spacco alla sua gamba. Al di là degli apprezzamenti pesanti che si possono leggere sulla sua pagina social, da parte dei maschietti, ciò che fa più male è l’attacco della presentatrice Rai, Caterina Balivo, che giudica l’abito mozzafiato della Leotta non consono al tipo di messaggio che stava veicolando. Quindi, se sei donna, sei sei bella e metti lo spacco, poi non ti lamentare se ti violentano in rete. O, peggio, potresti anche essere violentata per strada e zitta. Quindi, proprio da una donna arriva il monito.
Un abito può piacere o meno, ma come si può arrivare a dire (più o meno) ” te la sei cercata”?
Ho sempre detto e scritto in vari articoli o riflessioni sulla mia pagina social che il vero nemico di una donna è proprio la donna stessa. Invece di fare gruppo, di sostenersi, di rassicurare e proteggere, si arriva a scagliarsi per prime contro. L’atavica gelosia, l’invidia e le mancate valorizzazioni personali fanno agire nel modo più sbagliato. La violenza non è solo picchiare selvaggiamente la propria compagna/o, ed arrivare ad uccidere . La violenza è un atteggiamento, che parte anche da qui, da queste vicende, ed è quello che va cambiato, perché più subdolo e sottile. Questo sì, un virus pericoloso da estirpare, non altri. E non giustifichiamo, perché la violenza è un tema che merita attenzione, non si giustifica, ma si combatte. Sempre, in ogni modo, in ogni luogo.
Foto: YouTube Diletta Leotta