G7 a Firenze: “monuments men” con casco blu per salvare la cultura

Firenze – Caschi blu per salvare il patrimonio culturale dell’umanità minacciata dal terrorismo e sa tutte quelle forme nelle quali la guerra si esprime in questi anni uccidendo civili e distruggendo opere d’arte. Una task force specializzata, una sorta di “monuments men” contemporanei pronti a intervenire, nel linguaggio di diplomatico “una componente dedicata alla tutela del patrimonio culturale nelle missioni di sicurezza e di mantenimento della pace”.

La frase è contenuta nella “Dichiarazione di Firenze” che i ministri della Cultura del G7 (l’organismo che da quasi 50 anni coordina le politiche dei paesi più industrializzati) hanno approvato al termine della prima giornata del loro summit fiorentino, il primo sul tema cultura che sia mai stato convocato. Nella grande Sala Bianca di Palazzo Pitti si sono riuniti insieme a Dario Franceschini i ministri di Francia (Audrey Azoulay) di Germania (Maria Bohmer), di Giappone (Ryohei Myata), di Canada (Mélanie Joly), del Regno Unito (Karen Bradley) e degli Stati Uniti (Bruce Wharton). Con loro anche il commissario Ue alla Cultura Tibor Navracsis e per  il Segretario Generale Irina Bokova.

Firenze, infatti, non è stata scelta solo per il suo ruolo nella storia della civiltà umana e il suo immenso patrimonio d’arte e monumenti, ma anche perché – ha detto Franceschini – la violenza dell’uomo come l’attentato della mafia in via dei Georgofili e le calamità naturali come l’alluvione del 1966 hanno mostrato al mondo come questo patrimonio sia fragile e che per questo abbia bisogno di strumenti e azioni per tutelarlo.

Da qui l’appello pressante dei ministri perché vi sia un’azione “comune e coordinata per rafforzare la tutela” del patrimonio culturale, a partire da un’efficace attuazione degli strumenti di diritto esistenti”, alla collaborazione dei singoli stati, a al coordinamento internazionale, sotto “il ruolo guida dell’Unesco”. Si tratta di agire rapidamente perché, al di là delle grandi distruzioni dei Budda afghani, dei siti archeologici come quello di Palmira, di Mosul e di altre città storiche irachene, è esploso il traffico dei reperti archeologici e opere d’arte sottratte dai musei e dai palazzi e portati oltre confine: “Raccontano le autorità turche – ha detto uno degli esperti di Unidroit che ha partecipato alla riunione dei tecnici che si è svolta al mattino – che numerosi profughi siriani arrivano portando con sé sacchetti di plastica contenenti reperti archeologici, mentre il sito di Ebla dall’alto sembra un pezzo di formaggio svizzero, tanti son o i buchi praticati nel terreno a caccia di opere da vendere all’estero”. Fra l’altro è stato ricordato che dal museo di Baghdad sono stati rubati 15mila pezzi.

C’è un legame fra il terrorismo e il traffico di opere d’arte ed ecco perché al summit hanno partecipato i rappresentanti qualificati delle polizie dei Sette, fra cui l’Fbi americano e il nucleo per la tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri la cui esperienza e la cui efficacia operativa è stata lodata dai ministri. Nella riunione tecnica sono state esaminate le normative internazionali per studiare il modo di renderle più efficaci e gli strumenti per la lotta al traffico illecito.

Fra i prossimi incontri programmati, vi sarà anche quello che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha proposto all’Unione europea: Una riunione a Firenze di tutte le capitali europee della cultura, delle quali la prima fu appunto la Città del Giglio insieme ad Atene.

 

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