Firenze – Numeri. Vediamo se i numeri ci dicono qualcosa sulla Fiorentina e sul suo destino. L’anno scorso, alla 12°, avevamo 8 punti in più. Ma avevamo un certo Pepito Rossi da scarpa d’oro, che viaggiava alla media di un gol a partita. Invece, contro le stesse squadre, ovviamente distribuite in modo diverso nell’arco del campionato, abbiamo quest’anno 1 punto in più. Mi sembra la conferma lampante che il problema della Fiorentina oggi è l’attacco, e non il rendimento complessivo della squadra, che resta più o meno identico. Infatti, quando nello scorso campionato sono venuti a mancare i gol di Rossi (e di Gomez), la squadra ha cominciato a fare meno punti: 37 nel girone d’andata, 28 in quello di ritorno. La squadra è ripartita esattamente da dove era arrivata. E infatti il girone d’andata di quest’anno, giocato come quello di ritorno dell’anno scorso senza un attacco convincente, lo può tranquillamente finire a 28-30 punti. Bisognerà che ne faccia 38-40 in quello di ritorno (70 in totale) per aspirare al terzo posto; e basterà ripetere i 65 punti dello scorso campionato per tornare in Europa League.
I numeri dunque ci invitano alla calma. Se la diagnosi è corretta, basterà aspettare che Marione torni in forma (e già la sua presenza fa girare meglio la squadra), e che torni anche Rossi (potrebbe giocare nel girone di ritorno le stesse partite che giocò l’anno scorso all’andata), o che Marin mostri di valere quello che ha mostrato in un recente passato; e la prognosi diventa subito ottimistica. Certo, sarebbe anche utile che Cuadrado uscisse da questo stato di involuzione. Ma tanto quest’anno ci stiamo abituando a cambiare gradatamente le aspettative. Se prima investivamo quasi tutto su Borja Valero, Gonzalo e Cuadrado, quest’anno dobbiamo rassegnarci (almeno per ora) che la loro parte la recitano molto meglio Mati, Savic e, fatte salve le differenze, Babacar. Più abbiamo anche un inaspettato Alonso, e abbiamo seconde linee che ci garantiscono di alternare due squadre quando gli impegni sono troppi e troppo ravvicinati.
E vorrei spendere due parole anche per queste seconde linee, sulle quali si stanno tranciando giudizi a mio avviso come minimo affrettati. Si sta gettando la croce addosso a Ilicic; ingiustamente, perché non consideriamo che allo sloveno si chiede sempre di giocare fuori ruolo, o sull’ala destra, o da centravanti arretrato, mentre si sa che il suo rendimento migliore lo ha da mezzala dietro le punte, come in Nazionale e com’era a Palermo. Mi piacerebbe davvero vederlo in un 4-3-1-2 dietro Rossi e Gomez, o in un albero di Natale con accanto Cuadrado e davanti Gomez. Allora sì che potremmo giudicarlo! Per ora dobbiamo solo ringraziare che qualche castagna dal fuoco ce l’ha tolta. E poi Badelj. È tipico del tifoso farsi portare dall’emotività a fare paragoni che, già come sono impostati, danno per forza ragione al pregiudizio negativo. Si dice che Badelj non può sostituire Pizarro, che costruisce poco gioco e che zappa mediocremente e lentamente pochi metri di campo. Io non sono d’accordo. Intanto, se Montella avesse avallato l’acquisto di Badelj e di Kurtic come alternative a Pizarro e a Borja Valero, vorrebbe dire che avrebbe bisogno di una visita psichiatrica. I due slavi misurano 1,86 e 1,87 e rasentano i 90 chili. Come si può pensare che siano le controfigure dei due titolari, in tutto e per tutto “latini”, nelle misure come nell’impostazione tecnico-tattica?
È evidente che Montella aveva in mente di costruire un centrocampo alternativo a quello del tiqui taca con giocatori di peso, votati più al recupero che al possesso palla, più al contrasto e immediato rilancio che al fraseggio corto; proprio perché davanti si aspettava di avere un attacco vero, con giocatori che la palla gol se la costruivano da sé nella tre quarti, senza bisogno di quelle manovre di avvicinamento massivo del centrocampo che finivano poi per sacrificare i movimenti delle punte stesse. E finora Badelj ha fatto quello che deve imparare a fare: il muro davanti alla difesa, il De Rossi nostrale, poco di movimento e molto di posizione. Perché giudicarlo male se non fa assist come li fa Pizarro, o perché giudicare Kurtic nel confronto con un giocatore di scuola spagnola, se le sue prerogative sono la corsa (quella che Borja Valero sa che cos’è perché sente vento quando un avversario gli passa accanto) e la potenza?
E non ho ancora detto di quanto mi piace Richards, anche se capisco bene che in un 3-5-2 può difficilmente figurare. Continuo dunque a invitare alla pazienza e a scommettere su un grande girone di ritorno della Fiorentina. Bisogna ora prepararlo bene, senza frenesie e impazienze. Bisogna continuare a aspettare i giocatori nuovi e approfittare delle partite del giovedì (e poi di Coppa Italia) per inserirli al meglio. Non bisogna cedere agli isterismi che potrebbero portare a smantellare la squadra a gennaio per far arrivare giocatori che poi sarebbero anche loro da aspettare. Calma e fiducia. A saperli leggere, ce lo dicono anche i numeri.