Futurismo, 110 opere a Palazzo Blu fino a febbraio

Pisa –  Le più grandi opere del Futurismo in mostra a Pisa a Palazzo Blu dal 11 ottobre al  9 febbraio 2020. Da Balla a Boccioni, da Marinetti a Carlo Carrà a Fortunato Depero, da Dottori a Fillia, Prampolini per arrivare a Severini.

110 opere attraverso le quali si viaggia nei 30 anni del movimento che ha dominato la cultura, la letteratura e l’arte del primo Novecento, con importanti contaminazioni anche nel mondo politica e della vita di tutti i giorni.

L’esposizione è stata organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu insieme a Mondo Mostre e curata da Ada Masoero, con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Pisa.

La rassegna, composta non solo da dipinti, ma anche da disegni, progetti e oggetti d’arte si propone per la prima volta di sottolineare come gli esponenti del Futurismo rimasero fedeli alle riflessioni ed idee enunciate nei loro manifesti, traducendoli in immagini dirompenti e di grande impatto.

“Una nuova grande mostra – ha affermato il sindaco di Pisa Michele Conti – che sono sicuro avrà un successo di pubblico come le altre 11 mostre ospitate a Palazzo Blu negli anni precedenti. Eventi di prestigio che hanno avuto la capacità di attirare visitatori da altre città e da altre regioni”.

Ogni opera è stata selezionata non solo per la qualità artistica, ma sopratutto per l’aderenza ai principi del movimento. Solo per due opere è stata fatta un’eccezione, il ritratto di Marinetti di Rougena Zatkovà in apertura e l’opera di Tullio Crali “Prima che si Apra il paracadute”.

“Dopo un decennio  -ha spiegato il presidente della Fondazione di Palazzo Blu Cosimo Bracci Bonaccorsi -dedicato alle grandi della pittura del ‘900 con il Futurismo, Palazzo blu continua il ciclo dedicato ai movimenti di avanguardia iniziato lo scorso anno con il Surrealismo”.

Il percorso espositivo si suddivide in sezioni. Ognuna intitolata ad un manifesto, in modo che per il visitatore che arriva sia semplice attraversare i 30 anni di arte futurista, dal 1910 quando uscirono i primi manifesti futuristi nella prima sezione si passa alle opere di Marinetti ed al suo manifesto nella seconda.

Il visitatore nella 3 sezione troverà le opere di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini  e la pittura futurista con l’obiettivo di “ distruggere il passato, l’ossessione dell’antico, il pedantissimo e formalismo accademico”.

Proseguendo entrano in gioco le “parole In libertà” i cui principi furono formulati da Marinetti e i nuovi modelli architettonici dettati da Antonio Sant’Elia nel testo “L’architettura futurista”.

Entra scena poi  l’”arte meccanica” (1922)  di Enrico Prampolini, Vinicio Paladini e Ivo Pannaggi che connotò con i suoi modelli geometrici l’arte visiva dell’intero decennio.

La mostra è stata resa possibile grazie ai grandi prestiti che sono stati fatti. Ventinove tra i più grandi musei e istituzioni culturali dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma al Mart di Rovereto con 21 opere; il Castello Sforzesco di Milano con 10 opere, Il Museo Caproni di Trento con due opere. Importanti anche i prestiti di collezionisti privati.

“Sono riuscita – spiega durante la conferenza stampa la curatrice Ada  Masoero – a disegnare un percorso per illustrate la lunga stagione artistica del futurismo e la sua poetica. Questo grazie ai prestiti importantissimi che abbiamo avuto. Questi prestiti hanno permesso di raccogliere opere e documenti fondamentali dei grandi protagonisti del movimento”.

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