La fusione Unipol-Fonsai spalanca ora le porte agli esuberi. Sono ben 2200 quelli annunciati ieri da Unipol ai sindacati che hanno subito lanciato l’allarme. ''I numeri esatti si potranno conoscere solo una volta conclusa la cessione – spiega Renato Pellegrini, responsabile assicurativo della Uilca – Si sapeva che la fusione avrebbe comportato dei rischi ma non ci aspettavamo numeri così alti''.
Insomma circa un quarto degli 8000 dipendenti delle compagnie coinvolte sarebbero a rischio, con un forte dimagrimento previsto per le sedi di Torino e di Firenze.
Secondo i calcoli dei sindacati gli esuberi potrebbero però dimezzarsi con le cessioni imposte dall'Antitrust e ridursi ancora, magari accompagnando i dipendenti più anziani verso il pensionamento. Ma sono al momento tutti calcoli ipotetici. Ciò che appare invece certo è il numero rilevante degli esuberi, come il dimagrimento forzato di sedi storiche come Torino e Firenze, con perdita per i due capoluoghi di attività direzionali a vantaggio di Milano e Bologna.
E rilancia l’allarme il segretario nazionale Fisac con responsabilità sul settore assicurativo, Giovanni Cavalcanti: “Preoccupa un passaggio delle slide illustrate in cui Unipol si riserva di ricorrere alla legge 223 in mancanza di un accordo. Si tratta di un'arma di ricatto assolutamente inopportuna”.
La 223 è la legge sui licenziamenti collettivi. E i sindacati sono molto preoccupati visto che lo scorso 30 novembre Unipol aveva dato disdetta unilaterale dell’accordo quadro che dava alcune garanzie ai dipendenti, come appunto la non applicabilità della legge sui licenziamenti collettivi.
“Prima di partire con la trattativa vera e propria – sottolinea per questo Cavalcanti – chiediamo un nuovo accordo quadro con le garanzie per i lavoratori” chiarisce Cavalcanti.
Prossimo delicato round il 4 febbraio prossimo quando Unipol e sindacati riprenderanno la discussione.