Ci sono almeno 3 colossali contraddizioni emerse a chiare lettere nello sviluppo della recente conferenza stampa-presentazione (non se la sono sentita di gettare così di brutto in pasto ai giornalisti il neo-candidato senza il supporto morale della claque) di Marco Massari in quel Circolo dell’Orologio da cui (Massari ha voluto iniziare proprio da questo aneddoto) mosse i primi (e ad oggi quasi unici) passi nell’azione politica. Correva il 1978 ed un giovane figiciotto Massari occupava l’Orologio assieme all’amico William Orlandini in nome dell’imperante collettivizzazione.
La prima, macroscopica e sostanziale contraddizione è questa: la decantata apertura alla “società civile” che sarebbe rappresentata dalla sua candidatura. Ma come? Tutti sanno che il partito, a questo proposito, si era dotato dello strumento delle primarie, evitate dai “big” come la peste proprio per escludere la società civile e decidere tutto al chiuso nella stanza dei bottoni. E che la gattopardesca candidatura di Massari emerge dal diktat del Pattone, ovvero Graziano Delrio (nome emerso con prepotenza nel corso della conferenza-presentazione), Franco Ferretti (vicesindaco di Delrio dal 2004 al 2009, padre del potentissimo vicepresidente Iren, Moris Ferretti), Ivan Soncini e Marco Pedroni, numeri uno della cooperazione reggiana nei 15 anni che hanno preceduto i grandi crack. E come farebbe dunque il Massari ad “azzerare tutto” con questi chiari di luna? Azzererà al massimo “così colà dove si puote ciò che si vuole” ma noi continuiamo a “dimandare”.
La seconda invece è più di natura terminologica: alla domanda del qui scrivente gianpar se fosse corretto definirlo “comunista”, il Massari dopo aver decantato il proprio ateismo, rivendicato con orgoglio la propria appartenenza al Pci e la bellezza si fa per dire di quell’esperienza che accomunò milioni di italiani, ha chiosato “comunque oggi non ha più senso definirsi comunista”. Ohibò: ma se è da diversi anni che ci si prepara a Reggio a questo tipo di epilogo con la decantazione degli anniversari di ogni comunismo che Iddio (non) abbia mandato in terra, ci si raduna a Cavriago a lisciare il cranio del dittatore bolscevico Lenin, si chiedono i “cessate il fuoco” di Israele su Gaza ma quelli di Putin sull’Ucraina tutto sommato “han le loro ragioni”, si celebra Berlinguer come se fosse padre Pio…Per non parlare di alcuni dichiarati sponsor del Massari, convintamente comunisti da sempre. Quali ad esempio lo stesso Ferretti (che era in seconda fila a far scattar gli applausi), l’ex assessore alla Cultura Lorenzo Capitani e l’ex consigliere comunale Piero Nasuti tanto per non fare nomi. E degli alleati ad oggi palesatisi, finora solo il partitino Sic, sedicente comunistissimo. E potremmo continuare per ore.
La terza infine è di natura più squisitamente politica: l’unica cosa, un po’ pragmatica, che si sia capita dalla dialettica massariana è questa. L’annunciata decapitazione (quasi) totale della giunta Vecchi (ma vedrete che almeno uno tra i cattodem delriani Marchi o Rabitti, per non dire entrambi, gli saranno imposti), il superamento del Pd, a cui Massari peraltro non è mai stato iscritto e non “ha alcuna intenzione di farlo”, l’umiliazione imposta agli organi del partito, compresa l’Assemblea cittadina, che ha dovuto ratificare “all’unanimità” una nomina, la sua, fatta altrove. Quindi, in estrema sintesi, se Massari non è stato scelto dagli organismi del partito, non risponderà al partito, con chi si rapporterà nelle proprie scelte? Con la “società civile”? Ma cosa vuol dire? Semplice, si dovrà rapportare con chi l’avrà eventualmente piazzato sullo scranno più altro. Cioè i suoi referenti unici e plenipotenziari del Pattone.
Massari ha tratteggiato la città di Reggio come fosse moribonda, una sorta di problematico lazzaretto. Da ciò forse la giustificazione simbolica della scelta del Pattone, dopo mesi e mesi di inenarrabili litigi e fantasmagorici sotterfugi, a favore di un medico sostanzialmente in pensione per cercare di rianimare il malato terminale. Stride abbastanza però il fatto che dallo scontro generazionale chiaramente in atto nel partito, siano stati messi all’uscio proprio quei giovani che per loro stessa natura rappresenterebbero un toccasana in caso di malattia grave. A favore di un gruppetto di individui fermi alla sinistra radicale anni ’70 con l’aggiunta di qualche cattolico, rigorosamente castagnettian-delriano, a rendere più digeribile la polpetta. A proposito dell’ormai ex “candidato naturale” Lanfranco de Franco, indicato dall’Assemblea cittadina quale vicesindaco della giunta che verrà, Massari, a conferma di quanto terrà in conto le indicazioni degli organismi ufficiali del partito, ha subito gelato gli entusiasmi per modo di dire. Facendo capire in sostanza che un eventuale de Franco suo vice (peraltro definito “risorsa” come nelle migliori tradizioni da epurazione), vedrà la luce “solo se ci saranno le condizioni”. In pratica nisba.
Della serie si notano di più le assenze delle presenze, non c’era nel salone protomassariano nemmeno l’aspirante assessore di Azione Claudio Guidetti. Il quale, da alcuni resoconti amici subito redatti, non parrebbe aver gradito del Massari post-assemblea, nemmeno l’adagio sugli alleati. E di cui, in estrema sintesi, al Massari almeno a parole parrebbe non gliene possa fregare di meno. Alla domanda sempre del gianpar kamikaze infatti sull’unica richiesta ad oggi pervenuta dall’unico alleato palesatosi, i giovani di Sic, cioè la rottura dell’accordo tra Iren e l’israeliana Mekorot, Massari ha fatto capire che si vedrà. Cioè ha chiaramente detto a Cosimo Pederzoli di Sic (un altro aspirante assessore, alla pace, si dice) che un conto sono i sit in giovanili, un altro invece la realpolitik. Incassato il niet, consigliamo al compagno Pederzoli di convocare quanto prima un summit a Casa Bettola, dove, con sottofondo di balalaika, si possa virare su altro obiettivo di primaria importanza da portare nell’agone della campagna elettorale. Ad esempio il parco della droga libera in via Turri per risolvere i problemi di spaccio e delinquenza della zona (come da richiesta della candidata consigliera di estrema sinistra Zambelli).
Tra i presenti anche quel Matteo Sassi (sul quale alcuni ipotizzano anche capacità bilocatorie, già presente infatti anche nella drammatica serata del Pigal, quella che ha indotto de Franco a mollare) su cui, sì lo confessiamo, la qui presente testata ha scritto cose che poi non si sono avverate. Trattasi dell’unico caso nella nostra lunga narrazione delle vicende candidabili. Ma anche lo scrivente gianpar, che nel suo piccolo segue la politica da quando impazzavano le correnti Dc, non aveva mai assistito a tripli salti carpiati come quelli di Sassi. Di Massari affermò , come per liquidarlo, che dalle consultazioni farsa (l’aggettivo è nostro, ndr) ne era emerso 14esimo su 14, in pratica fanalino di coda. E che il Pattone con Delrio (traduciamo noi) fosse ormai ai titoli di coda. Tre mesi prima però, in un’altra intervista, aveva incensato sia Delrio che Gazza. Insomma abilità equilibristiche da circo Orfei. Per le quali, vogliamo scommettere, sarà premiato con una bella presidenza di una partecipata.
Che dire alla fine dei conti? Che la città avrebbe avuto bisogno di un, se non brusco, almeno moderato rinnovamento nelle cariche, per il bene stesso dell’attuale maggioranza. Ma anche che, trombata la “risorsa” de Franco, il Pattone con Massari avrà assai probabilmente ancor di più le mani sulla città. De Franco avrebbe certamente ridefinito i termini del Pattone, senza necessariamente debellarlo, ovvero l’accordo tra ex comunisti ed ex dossettiani, senza grandi rivoluzioni ma certamente pretendendo l’innesto di energie fresche in un paio di posti di comando in Comune e nelle partecipate.
Con Massari, che di certo allestirà pure una sua lista tipo “Massari sindaco”, il Pd (che ad oggi è già in gravissime ambasce per usare un eufemismo) subirà un ulteriore dissanguamento. Povero Pd, un partito “à la carte” da cui i commensali del Pattone preleveranno comunque tutto: tagli, ritagli e frattaglie. Perché magari il partito a parole non piace ma nei fatti di lui non si butta via niente.
Nelle prossime ore, infine, scopriremo gli altri candidati sindaci. Fratelli d’Italia, dicono i rumors, potrebbe presentare un candidato alternativo a Tarquini. Un altro medico, Aguzzoli, candidato sindaco per Coalizione Civica in attesa di capire se gli M5S sosterranno Massari o no, ha già detto che al secondo turno,se dovessero affrontarsi Massari e Tarquini, deciderà se far votare l’uno o l’altro. Tutta questa differenza tra Tarquini, con ottime entrature in Curia, e Massari, il candidato di Delrio, Aguzzoli infatti non le vede. E a dire il vero neanche noi. Anche se a Reggio, dopo 20 anni in cui la musica l’hanno suonata sempre gli stessi, servirebbe come il pane una ventata di aria fresca.