Firenze – Era inevitabile che la scelta, seppure con i numeri schiaccianti dell’assemblea cittadina del Pd, di non passare per le primarie per quanto riguarda il candidato alla poltrona di sindaco, producesse reazioni. Sotto la lente in particolare Cecilia Del Re, assessore defenestrato all’urbanistica della giunta Nardella, che, con Rosa Maria Di Giorgi passata poi a Italia Viva, aveva richiesto le primarie di partito. Con un sostegno importante nei circoli, che però si è disciolto come neve al sole ieri sera, quando alla “conta” dell’assemblea cittadina, il documento presentato dal segretario cittadino Andrea Ceccarelli, documento del tutto contrario alle primarie, è stato approvato con la maggioranza dell’81% dei presenti.
Riflettori puntati, dunque, sulla reazione di Cecilia Del Re. Anche perché, nonostante le esortazioni della candidata Sara Funaro rivolte a tutti gli appartenenti al partito a “restare dentro la comunità”, Del Re potrebbe davvero cogliere l’occasione e presentarsi con una propria lista civica. Ma, al di là della conta di chi sarebbe disposto a seguirla in una sfida molto rischiosa, il problema vero rimane quello della collocazione; quale spazio ci sarebbe per una lista che proviene dal Pd e che giocoforza si presenterebbe più Pd del Pd? Infatti, le rivendicazioni di Del Re vanno proprio nel senso del “tradimento” di uno dei principi fondativi del Pd, ovvero le primarie. “Ieri il Partito democratico fiorentino ha rinnegato un suo principio fondativo,
dopo aver due anni fa dimezzato i numeri dei membri dell’assemblea ed essere arrivati al voto di ieri dopo forzature di ogni tipo – scrive Del Re – ci stanno guardando un po’ da tutta Italia, perché la posta in gioco non è solo Firenze, ma è l’identità del PD”.
Inoltre, l’ex assessora sottolinea lo sdegno esternato “in primis da quelli
del popolo delle primarie. Che in città è maggioranza, perché i cittadini e le cittadine vogliono scegliere, partecipare. Bastava che la candidata investita si fosse messa a disposizione per scrivere una pagina 0democratica di partecipazione, ed anche per una pagina femminista, che da questa storia esce indebolita”. Un tema, quello del nome femminile scelto da segreterie maschili, che è già emerso in altre occasioni. Ma è proprio sulla visione del partito che Del Re insiste: una visione che sostiene “un partito 0aperto, plurale e pronto a fare della partecipazione il valore fondante. L’altro teso a proteggere le proprie posizioni e interessi”. Ricordando “la voce” dei 1500 cittadini, associazioni e movimenti che “una sera di metà novembre hanno deciso di andare ad ascoltare cosa avevano da dire degli esponenti del PD”, Del Re parla di “spaccatura” non solo nel partito ma anche nella comunità, ma soprattutto del fatto che “ciò sottintende anche visioni diverse di città. Funaro punta sulla continuità, noi chiediamo quelle innovazioni discontinue che partono dal basso e che abbiamo contribuito a raccontare lo scorso 15 novembre: ma anche lì nessuno ha ascoltato, e l’attenzione è andata su altri aspetti”.
E infine: “Una candidata senza programma e con un voto spaccato non è una bella partenza. Ma è frutto delle forzature di tempi, prove muscolari e mancanze di dialogo di un partito teso a guardare molto su stesso, e poco a quello che c’è fuori”.
Se questa è la reazione di Del Re, l’altra grande incognita potrebbe essere Italia Viva, o meglio, Renzi. Potrebbe ma non lo è, in quanto, se tenesse fede a quanto annunciato, sabato prossimo non dovrebbe che ufficializzare il suo candidato, ovvero la fedelissima e potente Stefania Saccardi, che, per ironia della sorte o forse no, andrebbe a pescare nello stesso alveo di voti della candidata del Pd Sara Funaro, ovvero il terzo settore esteso. D’altra parte, non sono pochi gli osservatori che, a fronte di candidature affascinanti ma d’elite come quelle della destra che potrebbe presentare il coltissimo e determinato direttore degli Uffizi Eike Schmidt, pensano che, se davvero sarà Saccardi la candidata di IV, il ballottaggio potrebbe essere apparecchiato. Logica che però deve fare i conti con gli alleati del Pd da un lato, con la capacità della destra dall’altro, e infine con l’attrattività della sinistra, che potrebbe, come insegna Campi, portare qualche preoccupazione. Senza contare che, per la prima volta, le due sfidanti eventuali sarebbero molto, molto simili. Bisognerebbe chiedersi allora cosa prevarrà fra gli elettori per scegliere Funaro al posto di Saccardi o viceversa.
In foto Sara Funaro