Riproponiamo l’intervento di gianpar scritto il 30 gennaio, poco dopo l’arresto di Pagliani:
Il senso della nostra testata 7per24, se proprio vogliamo trovarlo, è principalmente quello di esercitare la santa arte nonché prassi del dubbio kantiano, a maggior ragione davanti a pensieri dominanti e cori di condanna all’unisono. Le nostre antenne si rizzano in misura direttamente proporzionale alla grancassa mediatica di tesi già portate alle estreme conseguenze. Non per futile e retorico spirito da bastian contrario sempre e comunque (che ci sono dimensioni e valori per cui schierarsi senza se e senza ma) bensì per cercare piccoli spiragli in cui porre timide domande.
Allora, il quesito che poniamo è il seguente dinnanzi alle “operazioni storiche” e “svolte epocali”: sottolineato che alcuni conclamati malandrini è sempre meglio non frequentarli nemmeno per una pizza, siamo certi che nell’ingabbiare il forzista Giuseppe Pagliani sia stato dato il colpo definitivo (ammesso e non concesso che Pagliani sia effettivamente reo di qualcosa) agli intrecci malati nel reggiano tra politica ed affari illeciti? Considerando il curriculum pubblico di Pagliani, proveniente da Alleanza nazionale e sfociato nel PdL-FI, in una terra dove la geografia amministrativa è sempre stata all’opposto delle sue radici politiche? Quale forza persuasiva e contrattuale può avere qualche centinaio di voti nella migliore delle ipotesi racimolati qua e là nelle tornate elettorali? Intanto il nostro professionista che resta in carcere a Parma, durante l’interrogatorio di garanzia ha negato ogni addebito in attesta di un altro interrogatorio, la prossima settimana in Procura a Bologna.
L’impressione è dunque quella che siamo solo all’inizio e che le forze dell’ordine ci riserveranno presto altre sorprese.