Fuga di cervelli dall’Italia, ridimensionati i numeri

Firenze – Uno dei tormentoni più diffusi fra chi si dedica all’analisi delle risorse economiche del Bel Paese è senz’altro la “fuga di cervelli” cui l’Italia sarebbe sottoposta, in particolare con l’ingresso nella crisi. A vederci chiaro sulla questione è andato l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che ha fatto una scoperta piuttosto soprendente, a confronto con la vulgata comune. Vale a dire che sì, è vero che dall’Italia in tanti, in particolare “cervelli”, fanno le valigie, ma non così tanti quanti ne partono da Francia o dalla stessa Germania.

Ed ecco i dati: nel 2012, che è anche, come precisa la nota della Cgia, l’ultimo anno per cui è possibile realizzare la comparazione tra i principali Paesi europei, quasi 68 mila italiani hanno cancellato la propria residenza in Italia per trasferirsi all’estero. Il fenomeno dunque c’è, è rilevante e soprattutto non accenna d arrestarsi.

Detto questo, compariamo il panorama iitaliano con quello di altri paesi Ue: rapportando il numero di emigrati di ciascun Paese ogni 1.000 abitanti, notiamo che in Italia l’incidenza è pari a 1,1: è un dato inferiore a quello registrato in Germania (1,2), nel Regno Unito (2,2), nei Paesi Bassi (3,4) e in Francia (2,9).

“L’analisi riferita alla fascia d’età compresa tra i 20 e i 34 anni evidenzia come i giovani che lasciano la nazione d’origine siano intorno al 35 per cento quasi tutti i Paesi presi in considerazione – precisa Cgia – tranne il Regno Unito, in cui oltre la metà degli emigranti britannici è composta da giovani tra i 20 e i 34 anni. Anche in questo caso la “fuga” dei giovani dall’Italia, seppur in forte aumento dal 2008, ha dimensioni più contenute di tutti gli altri Paesi presi in esame in questa comparazione”.

In numeri assoluti, la differenza è evidente: nel 2012, dall’Italia sono partiti 23.358, pari giovani nella fascia d’età fra i 24 e i 30 anni, che rappresentano in numeri percentuali il 34,4% dell’emigrazione italiana verso l’estero; dal Regno Unito, 73.882, pari al 51,8% dell’emigrazione britannica; dalla Germania, 35.630, pari al 35,1%. Dati che ridimensionerebbero il fenomeno italiano, ma solo per quanto riguarda i numeroi assoluti. Infatti, se valutoiamo le variazioni rispetto al 2008 (anno pre-crisi), la musica sembra cambiare: infatti, per la stessa fascia d’età (si presume quella dove si trovano i “cervelli”), l’incremento per l’Italia è del 10,7%, per la Germania c’è un segno meno pari a -43,5%, mentre per il Regno Ubito l’uscita dei giovani dal Paese d’origine cala del -13, 9%.

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