Fuck Putin!

Ohibò questa è bella: non ce l’avevano raccontata tutta in conferenza stampa parlando dell’edizione 2023 di Fotografia Europea. Il sindaco Luca Vecchi ed il presidente di Palazzo Magnani Davide Zanichelli avevano fatto da pompieri parlando di “edizione un po’ politica” (ma l’assessora Annalisa Rabitti meno equilibrista l’aveva definita “un’edizione potente”). Alla faccia! Abbiamo peregrinato per le esposizioni e quella principale ai chiostri di San Pietro “Europe Matters” è di rara efficacia, totalmente ed esplicitamente anti-Putin e pro-Ucraina (un po’ come 7per24 in semi-beata solitudine da circa un anno e mezzo). Le mostre più suggestive non hanno come filo conduttore “l’Europa inquieta” bensì la minaccia rappresentata per l’Europa dallo sfacelo dell’impero ex sovietico
“You will never walk alone” da “Europe Matters”, FE 2023

I tupamaros rossobruni locali rischiano di restare sempre più soli e sempre più aggrappati ai convegni-nostalgia che spirano da palazzo Masdoni ove hanno echeggiato finissime disquisizioni sulla “gloria del Pci”. Talmente fini che hanno rischiato la rarefazione visto che la parte diciamo così destruens (quisquiglie d’altronde come il fatto che i regimi del socialismo reale hanno prodotto il più alto numero di morti ammazzati della recente storia dell’umanità e che il grosso dei comunisti italiani fosse filo-Urss in pratica fino alla fine degli anni ’80) non è stata minimamente toccata. E che siamo matti? A tutta birra dunque sugli “aspetti gloriosi” che per quelli ingloriosi c’è tempo.

Poi c’è l’ultimo rapporto di Amnesty dove l’organizzazione non governativa per i diritti umani si scusa per avere dichiarato nell’agosto 2022 che l’esercito ucraino metteva a rischio le vite dei civili installando le proprie postazioni in mezzo ad abitazioni civili. Non c’erano prove a sostegno di questa accusa. Amnesty ha diramato un comunicato per scusarsi delle gravi lacune contenute nel rapporto dell’agosto 2022. Era l’ultimo appiglio cui si erano aggrappati i tanti neneisti reggiani (molti dei quali filo-putiniani senza la possibilità di esplicitarlo pubblicamente per questioni di pudore). Che ora restano comunque in buona compagnia nelle critiche a Zelensky ed al governo di Kyiv: Putin appunto, Bashar al-Assad, Kim Jong-ung, gli ayatollah iraniani, il “Fatto” di Travaglio, i novax, i veterocomunisti e gli estremisti di destra.

“You will never walk alone” da “Europe Matters”, FE 2023

A dare ai neneisti nostrani se non il colpo di grazia, comunque un discreto materiale di riflessione è infatti l’edizione 2023 di Fotografia Europea. Al cui cospetto in questo week-end ci siamo recati in mesto pellegrinaggio non avendo troppe aspettative sulla tempra del messaggio (data la presenza di quella strisciata assai vivace di rossobrunismo nella maggioranza che governa la città). Venendo invece a nostra volta sonoramente smentiti peraltro con nostra somma goduria dato che la presente testata in semi-beata solitudine nel panorama locale, si è distinta subito dopo l’invasione russa ai danni del popolo ucraino, per avere le idee democraticamente chiare da che parte fosse la ragione più netta. Ed il torto più evidente. Mentre c’era chi scrisse (ma da quel dì ha messo una pietra tombale sull’argomento), “dobbiamo studiare, non parteggiare”, noi (di 7per24. ndr) che nel frattempo siamo arrivati già un po’ “studiati” appunto negli ultimi 50 anni, abbiamo scritto cose ben diverse. E continuiamo a farlo.

Ma torniamo al punto: avendo presenziato peraltro alla conferenza stampa di presentazione di tutto l’ambaradan di Fotografia, col sindaco Vecchi ed il presidente di Palazzo Magnani Zanichelli che parlavano di “edizione un po’ politica”, e l’assessora Rabitti che invece andava più al sodo parlando di “edizione potente”, ci stavamo domandando dove stesse di casa tutta ‘sta sbandierata “inquietudine” europea se la cultura non declinasse in chiave di contemporaneità l’arte fotografica, a fronte del tentativo di sterminio di un popolo su un altro (quello russo su quello ucraino) da oltre un anno a questa parte. E la risposta l’abbiamo trovata eccome.

“Putin Huylo”, cioè “Putin testa di c….”, “You will never walk alone” da “Europe Matters”, FE 2023

La mostra principale, quella dei chiostri di San Pietro che dà l’ispirazione tematica alle esposizioni satelliti, non è solo “un po’ politica” bensì “molto” ma “molto politica”. “Europe Matters” infatti è espressamente anti-Putin e pro-Ucraina e l’inquietudine che trasuda non è tanto quella vagamente filosofico-esistenzialista che permea il vecchio Continente già dal ‘700. Bensì quella più moderna e contemporanea che affligge soprattutto i popoli dell’Est alle prese con la deflagrazione del già impero sovietico e delle schegge comuniste impazzite che tale implosione ha irradiato e di cui il criminale dittatore Putin non è che l’ultima incarnazione.

Una scelta di campo aperta ed inaspettata del Comune di Reggio (così parco nel far garrire bandiere ucraine nelle pubbliche piazze); non solo Yelena Yemchuk (acclamata fotografa ucraina di “Vogue” che esibisce gli scatti di Odessa nel 2015, un anno dopo la prima invasione russa dell’Ucraina) e già da noi giustamente celebrata ma anche la mostra “You will never walk alone” (che richiama chiaramente lo slogan dei tifosi del Liverpool), curata dall’artista visiva polacca Karolina Gambara, piena di foto di manifestazioni filo ucraine, anti Putin ed anti Lukashenko, tutto di grande impatto visivo ed emotivo. Già nel titolo risiede una critica indiretta alla cultura “woke” ed alla sinistra pseudo-radicale.

“Odesa” di Yelena Yemchuck

Suggestiva anche la mostra della fotografa leccese Alessia Rollo dedicata alle forme più estreme e tradizionali della religiosità nell’Italia del Sud, così come quella di Sabina Weiss, quasi tutti bianchi e neri, storia dei costumi e dell’immaginario occidentali degli ultimi 70 anni. Insomma per una volta manco sembra di essere a Reggio ma a Milano all’HangarBicocca od alla Fondazione Prada. Beni, bravi, bis.

Eppure il week-end ha pur sempre bisogno di una sua quota di svago. E così, lasciate le complessità sociopolitiche della città con le sue contraddizioni storiche, decidiamo di scollinare a Quattro Castella. Ove ancora echeggiano i fasti del solito corteo matildico, uguale a sé stesso da decenni, e dove gli amministratori, molto più semplicemente, sbarcano il lunario in mezzo a frati gaudenti e madamigelle di compagnia, senza porsi troppi problemi. E forse in fin dei conti hanno ragione loro.

 

 

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L’unico del Pd a vincere è Possamai a Vicenza, lettiano e bonacciniano,

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